Gli ascoltini dei canalini RAI
Rispetto all'anno scorso i canali tematici del digitale terrestre hanno più o meno gli stessi spettatori, mentre sono aumentati quelli di DMAX, Iris e RealTime
Nelle scorse settimane sono stati resi pubblici da Auditel, una società controllata da Rai e Mediaset che si occupa del rilevamento degli ascolti televisivi, e molto discussi in giro, i dati relativi al mese di giugno: gli ultimi prima che cominciasse la fase piena dell’estate. Ne ha scritto Stefano Balassone su Europa, sostenendo che molti canali tematici in chiaro della Rai «sono in crisi», e che nel confronto con l’anno precedente hanno perso spettatori o il loro numero è rimasto stabile – a parte quelli dedicati ai bambini, che a suo dire mantengono dei buoni ascolti. In effetti, mentre le percentuali dei canali Rai rimangono sostanzialmente le stesse dell’anno scorso, altri canali in chiaro come DMAX, Iris e RealTime sono riusciti ad aumentare sensibilmente lo share medio rispetto a un anno fa.
Di seguito i dati dello share del mese di giugno, che indica la percentuale di spettatori che in media guardano un dato canale, in rapporto alla loro totalità, durante l’intera giornata: questo significa che Rai 4, per esempio, durante la giornata è costantemente guardato (più o meno) da circa uno spettatore su 100, Rai Yoyo da uno e mezzo, e così via. Più sotto trovate i dati di altri canali, appartenenti a Mediaset o ad altre società, con i quali è possibile fare un paragone. Fra parentesi abbiamo riportato la variazione percentuale dei canali più importanti rispetto ai dati di giugno del 2012.
Rai Yoyo: 1.46% (+ 0,59%)
Rai Premium: 1.14% (- 0,24%)
Rai 4: 1.03% (- 0,09%)
Rai Movie: 1.03% (+ 0,11%)
Rai Sport 1: 0.74% (- 0,82%)
Rai News 24: 0.65% (- 0,02%)
Rai Sport 2: 0.46%
Rai Gulp: 0.44%
Rai 5: 0.38%
Rai Storia: 0,17%
Rai Scuola: 0,01%
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Real Time: 1.85% (+ 0,29%)
Iris: 1.39% (+ 0,29%)
DMAX: 1.37% (+ 0,60%)
Mediaset Extra: 1.08% (+ 0,11%)
Boing: 1.05% (- 0,20%)
Cielo: 0.72% (+ 0,12%)
La5: 0.71% (- 0,19%)
La7d: 0.57%
Tgcom24: 0.29%
Scrive Balassone:
La ragione di tanto insuccesso è evidente: sono offerte prive di identità, collazioni di film, telefilm e repliche messe su con quattro soldi o, nel caso di Rai Storia e Rai Scuola, per obblighi di “servizio pubblico” (come seraficamente si usa dire nell’azienda pubblica, quando si fa una cosa televisivamente insensata). Varrebbe la pena di investire di più? Sicuramente no, come ci insegna tutto il resto del mondo che una follia del genere si è guardato bene dal metterla in piedi.
– I piccoli Auditel, di Luca Sofri