Come procede il processo a Bo Xilai
È iniziato da due giorni e riguarda uno degli scandali più grandi della Cina dalla fine del maoismo: cosa c'è in ballo e perché è importante
Giovedì 22 agosto è iniziato in un tribunale di Jinan – nello Shandong, in Cina – il processo all’ex dirigente del partito comunista cinese Bo Xilai, accusato di corruzione, concussione e abuso di potere: le accuse si riferiscono a quando Bo Xilai era sindaco di Dalian e candidato a far parte del Politburo, l’organo decisionale più importante della Cina comunista. Il processo, che è considerato come il più grande e importante in Cina dai tempi della Rivoluzione Culturale, è molto seguito dalla stampa di tutto il mondo, sia per l’importanza politica di Bo Xilai, sia perché nel corso dell’ultimo anno è stato definito come uno degli scandali più grandi della storia della Cina dalla fine del maoismo. Il processo è iniziato in maniera piuttosto inaspettata, e non del tutto positiva per Bo Xilai.
Giovedì Bo ha aperto il processo negando molte delle accuse che gli sono state rivolte: ha spiegato di averle accettate “contro la sua volontà” durante la fase preliminare di indagini svolte da una commissione disciplinare interna al partito. Le cose però si sono subito complicate. Venerdì il tribunale di Jinan ha trasmesso un video, e depositato un testo scritto, della testimonianza della moglie di Bo, Gu Kailai, sulle accuse di corruzione che sono state rivolte al marito. Gu, che nel 2012 era stata condannata alla pena di morte per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood, ha confermato che Bo Xilai era a conoscenza che lei e il figlio Bo Guagua avevano ricevuto illegalmente dei soldi dall’imprenditore Xu Ming.
Secondo l’accusa Xu era molto vicino alla famiglia di Bo, e sarebbe l’imprenditore da cui Bo avrebbe ricevuto illegalmente più denaro insieme a un altro imprenditore cinese, Tang Xiaolin. Sia Xu che Tang hanno confermato al tribunale le accuse fatte dalla moglie di Bo Xilai: Bo avrebbe accettato diverse tangenti da 12,8 milioni di yuan dai due affaristi cinesi, su un totale di denaro illegale contestato dall’accusa pari a 27 milioni di yuan, pari a oltre 3 milioni di euro.
Bo ha risposto alle accuse della moglie definendola una «pazza, che spesso dice bugie». Ha anche aggiunto: «Data la sua malattia mentale, gli investigatori le hanno messo addosso una enorme pressione per costringerla a colpirmi. […] La sua testimonianza, per quanto mi riguarda, è stata data sotto pressione psicologica, ed è stata guidata dalla speranza di ottenere una riduzione della pena».
Ai giornalisti stranieri non è permesso l’accesso all’aula del tribunale in cui si sta svolgendo il processo a Bo Xilai. Il tribunale di Jinan, comunque, sta pubblicando gli aggiornamenti e le trascrizioni di testimonianze rilevanti sul suo microblog ufficiale. Diversa stampa straniera crede che il processo sia una mezza farsa e che le sorprese di questi primi due giorni siano solo delle messinscene. Le accuse a Bo Xilai sono state viste da molti esperti come una lotta di potere interna al partito comunista cinese: Bo era un politico molto popolare, appartenente alla fazione dei cosiddetti “principini”, considerata tra le più ambiziose del complesso sistema politico cinese.
Cheng Li, analista ed esperto di questioni cinesi del Brookings Institution di Washington, ha spiegato a CNN come sia difficile fare delle ipotesi su quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni nel processo. Secondo Li ci sarebbe già stato una specie di accordo tra Bo e le autorità ancora prima dell’inizio del processo: quando fu Bo fu arrestato, le accuse che gli furono rivolte erano sei o sette, inclusa quella di ostruzione della giustizia e altre attività criminali scoperte durante le indagini sull’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood. Oggi però è accusato solo di tre capi d’accusa – corruzione, concussione e abuso di potere – mentre gli altri sono stati cancellati.
Secondo Li ci sarebbe anche un altro elemento che potrebbe portare il tribunale di Jinan a emettere una sentenza clemente nei confronti di Bo Xilai, improbabile al momento del suo arresto, nel marzo 2012: il 14 marzo 2013 Xi Jinping è diventato formalmente il nuovo presidente della Cina, completando il processo di transizione dalla quarta alla quinta generazioni di leader comunisti iniziato lo scorso novembre durante il Congresso del partito comunista. Xi Jinping appartiene anche lui alla fazione dei “principini”, come altri politici cinesi che hanno rafforzato il loro potere nel corso dell’ultimo anno.