Il partito di Wikileaks è scoppiato
A un mese dalle elezioni i dirigenti si stanno dimettendo in massa dopo un accordo elettorale - poi ritrattato - con due partiti di estrema destra
Il partito politico di Wikileaks, fondato da Julian Assange nel luglio del 2013 con l’obiettivo di partecipare alle elezioni di settembre in Australia, sta avendo grossi problemi interni a causa di alcune scelte decise dal proprio consiglio nazionale, che ha deciso (semplificando molto, ma ci arriviamo) di allearsi con alcuni partiti di estrema destra. Il partito ha ritrattato confusamente ma molti dirigenti, in seguito a questi fatti, hanno comunque dato le dimissioni dalle cariche nel partito: l’ultima è stata Leslie Cannold, che si era candidata nello stesso collegio elettorale di Assange e che l’avrebbe sostituito in Parlamento, nel caso fosse stato eletto, finché non fosse riuscito a tornare in Australia (Assange si trova ancora a Londra, all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador). Cannold ha spiegato che si è dimessa a causa di «gravissimi problemi» di trasparenza nei processi decisionali del partito, e che altri membri potrebbero presto dimettersi a loro volta.
Il sistema elettorale australiano
Questi problemi sono sorti – in parte – a causa di alcune particolarità del sistema elettorale australiano: ogni cittadino deve stilare, sulla scheda elettorale, una propria “classifica” dei candidati che si presentano in quel collegio. Questo sistema è stato creato per premiare, oltre ai partiti in cima alle preferenze – che spesso sono i più grossi e meglio organizzati – anche i partiti più piccoli e che meno “dispiacciono” all’elettore: in prospettiva, per il sistema stesso con cui vengono assegnati i seggi, per un partito piccolo è molto più conveniente essere tra le prime posizioni di molti elettori piuttosto che essere al primo posto tra pochi.
Sulla base di questo sistema molti partiti piccoli hanno stretto accordi politici fra di loro o con i partiti più grossi per ottenere una buona posizione nelle classifiche degli altri elettori: nella pratica, fuori dai seggi ogni partito distribuisce ai propri elettori una sorta di “indicazione di voto”, con la classifica “ufficiale” del partito compilata dalla dirigenza in base agli accordi politici, che spesso (anche per pigrizia) viene riprodotta interamente dagli elettori più fedeli al partito.
A Wikileaks viene contestato di aver suggerito ai propri elettori di posizionare, prima dei grossi partiti di sinistra come i Verdi e i Laburisti, alcuni piccoli partiti di estrema destra. Sebbene Wikileaks si sia giustificata parlando di un «errore amministrativo», il Sidney Morning Herald sospetta che Wikileaks avesse barattato il proprio sostegno a questi partiti in cambio di una posizione molto alta nelle loro classifiche ufficiali, in modo da farsi votare dai loro elettori e avere maggiori possibilità di eleggere i propri candidati. I partiti coinvolti nella vicenda sono, fra gli altri, il “Partito dei Cacciatori e dei Pescatori” e “Australia First”, fondato nel 1980 dall’ex attivista neonazista Jim Saleam.
Cosa ha detto Assange
Julian Assange ha detto di voler assumersi la colpa dei guai del suo partito, aggiungendo che nel frattempo stava «cercando di salvare la vita a un ragazzo». Assange si riferisce al supporto legale che Wikileaks sta fornendo a Edward Snowden, l’ex collaboratore della National Security Agency che ha diffuso moltissimi documenti riservati riguardo le attività dell’agenzia governativa, che recentemente ha ottenuto asilo politico dal governo della Russia.
Assange ha aggiunto che «se una persona ha un problema serio ne parla prima con il capo del proprio partito, e non con la stampa», ma ha riconosciuto che negli ultimi tempi per lui è stato molto complicato occuparsi del partito, anche per via delle nove ore di fuso orario fra l’Inghilterra e l’Australia. Daniel Matthews, un altro membro del partito che si è dimesso la settimana scorsa, in un lungo post del suo blog pubblicato dal Guardian ha criticato Assange per aver presenziato a una sola delle prime 13 riunioni del consiglio nazionale del partito.