Cosa sappiamo e cosa non sappiamo delle foto dei morti in Siria
Se ne discute da mercoledì, oggi sono sulle prime pagine dei giornali internazionali, sono state diffuse dai ribelli e sono a loro volta un terribile pezzo della storia
Da mercoledì i media di tutto il mondo pubblicano queste foto, che arrivano dalla Siria, sono state diffuse dai ribelli e presentate come successive a un bombardamento con armi chimiche dell’esercito di Bashar al Assad sui quartieri orientali di Damasco, che avrebbe ucciso più di 1300 persone. Tra moltissime altre testate, le foto sono oggi sulle prime pagine dell’edizione internazionale del New York Times, del Washington Post, del País, del Times e del Guardian.
Gli esperti internazionali che hanno visto le foto sono discordi sul fatto che mostrino effettivamente persone uccise da sostanze chimiche. Gli ispettori dell’ONU si trovano a pochi chilometri dal luogo dell’attacco ma il regime impedisce di apportare cambiamenti all’itinerario concordato prima dell’inizio della visita. Le foto, così come i video, arrivano da account legati ad attivisti e ribelli di alcune delle città della regione di Ghouta, quella colpita dal bombardamento. L’agenzia fotografica Associated Press ha diffuso alcune foto del “Comitato Locale di Arbeen” (per questo in molte immagini c’è il logo “Erbin City”). Mostrano molti corpi di uomini e bambini morti – in diverse foto sono stesi uno di fianco all’altro – che in moltissimi casi non mostrano segni di ferite superficiali. Il comitato locale di Arbeen sulla sua pagina Facebook continua a pubblicare molte altre immagini.
(attenzione, immagini molto forti)