Bradley Manning vuole diventare donna
Vuole farsi chiamare Chelsea e iniziare la terapia ormonale (da tempo si discuteva della sua identità di genere)
Bradley Manning ha fatto sapere in una lettera letta dal suo avvocato David Coombs durante una trasmissione televisiva di NBC di voler iniziare una terapia ormonale per diventare donna. Ha chiesto di venire chiamato d’ora in poi Chelsea Manning e che le persone si riferiscano a lui usando aggettivi e pronomi femminili. Di seguito il testo integrale della lettera, che si intitola «La prossima fase della mia vita»
«Voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini negli ultimi tre anni. In questo lungo calvario le vostre lettere di sostegno e incoraggiamento mi hanno aiutato a restare forte. Sarò per sempre in debito con quelli che mi hanno scritto, hanno fatto donazioni al fondo per la mia difesa, o sono venuti a vedere parte del processo. Vorrei ringraziare soprattutto Courage to Resist e il Bradley Manning Support Network per i loro sforzi instancabili per aumentare la consapevolezza sul mio caso e fornirmi rappresentanza legale.
Inizio questa nuova fase della mia vita, e voglio che tutti sappiano chi sono davvero. Sono Chelsea Manning. Sono una donna. Considerato il modo in cui mi sento e mi sono sentita dall’infanzia, voglio iniziare una terapia ormonale il più presto possibile. Spero che mi sosteniate in questa transizione. Chiedo anche che, a partire da oggi, vi riferiate a me col mio nuovo nome e con il pronome femminile (tranne nella posta ufficiale nella struttura di isolamento).
Aspetto di ricevere lettere dai sostenitori e avere la possibilità di rispondere.
Grazie,Chelsea E. Manning
Manning, che ha 25 anni, è stato condannato mercoledì a 35 anni di carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole di 20 capi d’imputazione per aver fornito a WikiLeaks centinaia di migliaia di documenti e materiali riservati, che furono poi diffusi e pubblicati su Internet. Ultimamente si è parlato parecchio dei suoi problemi di identità di genere, che sono stati presentati dalla difesa come un’attenuante per aver passato i documenti riservati. La scorsa settimana i suoi avvocati avevano presentato in udienza una foto che il 26 maggio 2010 Manning aveva inviato al suo superiore, in cui appare vestito da donna, con una parrucca bionda e il rossetto. La foto era accompagnata da una mail intitolata «Il mio problema», in cui Manning affermava di sentirsi una donna, che la cosa gli aveva procurato da sempre problemi e che si era arruolato nell’esercito nella speranza di sbarazzarsene.
Manning aveva iniziato ad avere dubbi sulla sua identità di genere dall’ottobre del 2009, quando già si trovava in Iraq. Prima si era dichiarato gay: aveva fatto coming out con degli amici nel 2000 e durante i primi anni nell’esercito aveva avuto un fidanzato.
Molto probabilmente Manning verrà detenuto a Fort Leavenworth, in Kansas, l’unica prigione militare per soldati condannati a più di dieci anni di carcere. La struttura non prevede la terapia ormonale o la riassegnazione chirurgica del sesso, e fornisce soltanto assistenza psicologica. Coombs ha detto che se il carcere non vorrà concedere al suo cliente la terapia ormonale, farà «tutto quello che è in mio potere per ottenere che siano obbligati a farlo». Il sistema carcerario americano prevede che i detenuti transessuali che non si sono operati ai genitali vivano insieme ai compagni del loro sesso di nascita. Jennifer Levi, direttrice di un’associazione per i diritti delle persone omosessuali e transgender, ha detto che finora nessuno ha mai ricevuto un intervento di riassegnamento chirurgico del sesso mentre si trovava in carcere, mentre i detenuti sottoposti a una terapia ormonale hanno continuato a ricevere il trattamento.
Sempre mercoledì Manning ha scritto una lettera in cui chiede la grazia al presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Manning spiega di aver violato la legge per amore del suo paese, si dice convinto che molti dei metodi impiegati dagli Stati Uniti per combattere il terrorismo dopo l’11 settembre 2001 verranno in futuro rivalutati e che si è trattato di uno dei «periodi bui» della democrazia americana. Scrive, tra le altre cose, che una volta arrivato da volontario in Iraq ha iniziato a mettere in discussione la moralità di quei metodi, con cui era precedentemente d’accordo.
«Avevamo dimenticato la nostra umanità. Avevamo consapevolmente deciso di svalutare la vita umana in Iraq e Afghanistan. Nell’affrontare quelli che reputavamo nemici, abbiamo ucciso anche civili innocenti. Quando abbiamo ucciso civili innocenti, invece di accettare la responsabilità del nostro comportamento abbiamo deciso di nasconderci dietro il velo della sicurezza nazionale e delle informazioni riservate, per evirare qualsiasi tipo di responsabilità davanti all’opinione pubblica»·
Manning ha ribadito che
«Capisco che le mie decisioni hanno violato la legge. Mi dispiace se le mie azioni hanno ferito qualcuno o fatto del male agli Stati Uniti. Non è mai stata mia intenzione far del male a qualcuno. Volevo solo aiutare le persone. Quando ho deciso di rivelare documenti segreti, l’ho fatto per amore del mio paese e per senso di responsabilità verso gli altri».
Il suo avvocato David Coombs si aspetta che Manning esca dal carcere su cauzione nel giro di sette anni e ha aggiunto che «spero davvero che il presidente alla fine gli conceda la grazia».
(Foto: Saul Loeb /AFP/Getty Images)