Il simbolo delle quattro dita
Si è diffuso molto in Turchia dal massacro del Cairo del 14 agosto, ed è usato per sostenere i Fratelli Musulmani egiziani
A più di un mese e mezzo dal colpo di stato che ha deposto l’ex presidente Mohamed Morsi, la politica in Egitto è sempre più polarizzata tra due fazioni: i sostenitori dei Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso a cui appartiene Morsi, e i sostenitori del governo ad interim nominato dai militari. Nel corso delle ultime settimane diversi paesi hanno preso posizione su quello che è successo in Egitto: non solo gli Stati Uniti, che di fatto – almeno temporaneamente – hanno dato appoggio al nuovo governo; ma anche la Turchia del primo ministro Tayyip Erdogan, leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di orientamento islamico-conservatore, che al contrario degli americani ha sostenuto fin da subito le rivendicazioni dei Fratelli Musulmani.
Negli ultimi giorni, soprattutto dopo il massacro compiuto dalle forze di sicurezza il 14 agosto durante lo sgombero dei due sit-in permanenti al Cairo, in Turchia ci sono state diverse manifestazioni in favore dei Fratelli Musulmani egiziani. Uno dei gesti usati con più frequenza è stato quello delle quatto dita alzate al cielo, che oltre a diventare rapidamente il simbolo dei gruppi che si autodefiniscono “anti-golpisti”, fa riferimento al massacro del 14 agosto che si è verificato alla moschea di Rabaa, al Cairo: Rabaa, che in arabo significa proprio “quattro”, è dove si trovava il sit-in più grande della capitale in cui si erano radunati i Fratelli Musulmani dal giorno della deposizione di Morsi, e anche quello in cui ci sono stati gli scontri più violenti il 14 agosto.
Secondo un breve rapporto diffuso lunedì da Human Rights Watch, le persone uccise a Rabaa sono state 377, e non 288 come detto dal ministro della Salute egiziano. Sempre secondo HRW, il massacro del 14 agosto è stato «la più grave uccisione di massa mai commessa nella storia moderna del paese».
Il simbolo delle quattro dita non è stato usato solo dai turchi scesi in piazza in favore di Morsi: il primo ministro Erdogan, ad esempio, ha fatto il saluto “Rabaa” durante un discorso pubblico questo fine settimana, e il centrocampista e capitano della nazionale turca di calcio, Emre Bolozoglu l’ha ripetuto dopo avere segnato sabato scorso un gol per la sua squadra, il Fenerbahce, nella prima partita del campionato nazionale contro il Konyaspor.
L’organizzazione non governativa islamica turca “Fondazione per i diritti dell’uomo, delle libertà e l’aiuto umanitario” (in sigla, IHH) ha iniziato a distribuire magliette e gadget raffiguranti, su sfondo giallo, una mano con le quattro dita alzate. L’immagine è comparsa molte volte nelle manifestazioni di questi giorni in diverse città della Turchia, e si è molto diffusa tra gli utenti turchi dei social media, insieme all’hashtag #R4BIA.
Il sostegno ai Fratelli Musulmani egiziani è arrivato anche da personalità politiche turche. Il sindaco di Istanbul, ad esempio, ha detto che intende proporre la modifica del nome di una delle piazze della città per poterla chiamare “Rabaa”. Per protesta le televisioni egiziane, ora controllate per lo più dall’esercito, hanno sospeso la messa in onda delle soap opera turche, molto popolari in tutto il Medio Oriente.
Le posizioni del governo conservatore di Erdogan nei confronti dei Fratelli Musulmani in Egitto, comunque, non sono nuove. Dalla deposizione dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, la Turchia ha dato un enorme sostegno diplomatico e finanziario al presidente Morsi e al suo movimento politico-religioso. Le posizioni turche si sono scontrate con quelle di altri paesi nella regione, in modo particolare con Arabia Saudita, Kuwait e Emirati Arabi Uniti, che al contrario sono rimasti piuttosto ostili ai Fratelli Musulmani egiziani.