Un ripasso sull’Egitto, per punti
Cosa è successo negli ultimi 30 mesi, come siamo arrivati qui, messo in ordine
Nell’ultimo mese e mezzo in Egitto sono successe molte cose: c’è stato un colpo di stato – anche se non tutti sono d’accordo nell’usare questa definizione – che ha deposto il presidente Mohamed Morsi, eletto nel giugno 2012; c’è stato il ritorno al potere dei militari, che erano stati progressivamente estromessi dai Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso che sostiene Morsi; negli ultimi mesi ci sono stati massacri, soprattutto al Cairo, gli ultimi dei quali sono stati compiuti mercoledì 14 e venerdì 16 e in cui è morto un numero imprecisato di persone (le cifre ufficiali sono state riviste più volte al rialzo).
Da un mese e mezzo fuori dall’Egitto si cerca di capire cosa stia succedendo nel paese, chi sta con chi, che ruolo hanno i militari, chi sono e da dove vengono i Fratelli Musulmani. Se si dovesse raccontare il perché delle violenze in Egitto oggi, ci sarebbe da andare indietro almeno due anni e mezzo, alle prime proteste contro l’allora presidente Hosni Mubarak, chiamate da tutto il mondo insieme ad altre nei paesi vicini “primavera araba”. E di tutto quello che è successo, una cosa non è mai cambiata: lo scontro – politico e non – tra Fratelli Musulmani ed esercito. In sintesi, ecco le tappe più importanti degli eventi in Egitto da allora.
11 febbraio 2011
Il vicepresidente Omar Suleiman annuncia che il presidente Hosni Mubarak, 82 anni di cui 30 passati al potere in Egitto, si è dimesso. Il potere passa nelle mani dei militari, al Cairo ci si commuove e ci si abbraccia. L’annuncio arriva dopo 18 giorni di rivolte, concentrate in piazza Tahrir.
14 febbraio 2011
I militari stabiliscono un calendario di sei mesi per emendare la Costituzione, sottoporla a referendum ed eleggere un nuovo governo. Il giorno prima l’esercito aveva sciolto il Parlamento e sospeso la Costituzione, e qualcuno si stava già chiedendo se la rivoluzione in piazza Tahrir non si fosse risolta con un colpo di stato.
Marzo 2011
Ricominciano le manifestazioni a piazza Tahrir: stavolta sono contestati i militari, accusati di non accelerare i processi contro i membri e i funzionari del governo Mubarak. L’esercito risponde con la violenza, ci sono scontri e feriti. Le proteste al Cairo andranno avanti per mesi e si parlerà di nuovo di colpo di stato dei militari e di “controrivoluzione”. Non si capisce bene chi protesta, ma la piazza diventa pian piano il punto di raccolta dei Fratelli Musulmani, che cominciano a sfidare apertamente il potere dell’esercito.
9 ottobre 2011
C’è un massacro al Cairo: un gruppo di cristiani copti che – radunato di fronte alla sede della tv di stato per protestare contro le persecuzioni subìte – viene attaccato dall’esercito. Alla fine si contano 24 morti e 200 feriti: diversi video mostrano la violenza della repressione.
30 novembre 2011
Dopo giorni di grandi proteste e di violenze brutali e gratuite dei militari contro i sostenitori dei Fratelli Musulmani, ci sono i risultati del primo turno delle elezioni della Camera bassa in Egitto del 28 novembre. Il partito dei Fratelli Musulmani, il più grande partito islamista egiziano che era stato annullato politicamente nei trent’anni precedenti, ottiene circa il 40 per cento dei voti. La più grande sorpresa delle elezioni sono gli islamisti ultraconservatori, i salafiti.
21 gennaio 2012
La Commissione elettorale egiziana diffonde i risultati complessivi delle elezioni della Camera Bassa in Egitto, che si sono svolte in tre turni dalla fine di novembre 2011 al 11 gennaio 2012. Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, ottiene il 47 per cento dei voti; i salafiti di Al Nour il 24 per cento. Due giorni dopo si tiene la prima seduta del parlamento egiziano, e le cose cominciano a non andare bene: un deputato islamista parla di «legge di Dio» e uno salafita legge dei versi del Corano, le opposizioni si arrabbiano.
Giugno 2012
I militari che governano il paese consolidano il loro potere prima del ballottaggio delle elezioni presidenziali in cui si sfidano i vincitori del primo turno, Mohamed Morsi dei Fratelli Musulmani e Ahmed Shafik, ex primo ministro di Mubarak. La Corte Costituzionale, vicina ai militari, scioglie il Parlamento appena eletto; l’esercito si attribuisce, tra le altre cose, il potere di emanare le leggi.
30 giugno 2012
Il vincitore delle elezioni presidenziali, Mohamed Morsi, giura come nuovo presidente. È il quinto presidente della storia dell’Egitto e il primo che non proviene dall’esercito. Il giorno prima Morsi aveva giurato simbolicamente a piazza Tahrir, e aveva detto: «Diciamo al mondo: ecco l’Egitto, ecco i rivoluzionari ed ecco gli egiziani. Parlo al popolo dell’Egitto, ai musulmani d’Egitto, ai copti d’Egitto, ai cittadini dentro e fuori dell’Egitto».
12 agosto 2012
Il presidente Morsi ordina la rimozione dall’incarico di Hussein Tantawi, capo dell’esercito e ministro della Difesa del suo governo, e di molti generali di alto livello; cancella anche dalla Costituzione gli emendamenti decisi dai militari due mesi prima.
12 ottobre 2012
In piazza ci sono scontri molto violenti tra sostenitori e oppositori di Morsi, che provocano oltre 100 feriti. Il New York Times scrive che è la prima volta che i Fratelli Musulmani usano violenza contro le opposizioni liberali. Intanto aumentano la delusione e il malcontento per la difficile situazione economica dell’Egitto e si intensificano le proteste al Cairo per i nuovi poteri che Morsi si è attribuito, come “guardiano della rivoluzione egiziana”.
26 dicembre 2012
L’Egitto ha una nuova Costituzione (qui il testo in inglese): la bozza redatta dai Fratelli Musulmani è stata apportava dal 63,8 per cento degli elettori, in due turni referendari. È molto contestata dalle opposizioni che dicono si basi troppo sulla shar’ia, la legge islamica, e non tuteli a sufficienza i diritti civili.
2 giugno 2013
La Corte Costituzionale dell’Egitto, vicina ai militari, stabilisce che la Camera Alta del parlamento egiziano e l’Assemblea Costituente – che ha elaborato la nuova Costituzione – sono state elette illegalmente. Intanto si aggrava ulteriormente la situazione economica dell’Egitto.
30 giugno-3 luglio 2013
Succede tutto rapidamente: in quattro giorni Morsi viene deposto. Il 30 giugno c’è una manifestazione al Cairo, la più grande nella storia del paese, contro Morsi, nel primo anniversario del suo mandato. Il 1 luglio l’esercito dà un ultimatum al governo di 48 ore per risolvere la crisi politica, ultimatum che Morsi respinge. Il 3 luglio, in una giornata raccontata dai media di tutto il mondo, il capo delle forze armate egiziane, Abdul Fatah Khalil Al-Sisi, annuncia che la Costituzione del paese è sospesa e il capo della Corte Costituzionale si insedierà a capo di un governo tecnico.
3 luglio 2013
Al Cairo si festeggia la deposizione di Morsi. Si comincia a parlare del ruolo dell’esercito nel “nuovo” (di nuovo) Egitto: molti non si spiegano la gioia per la presa del potere dei militari, che erano stati alleati dell’odiato Mubarak, responsabili di torture sui civili nel febbraio 2011 e nel maggio 2012 e nemici di Morsi, il primo presidente eletto democraticamente in Egitto. Intanto al Cairo i sostenitori dei Fratelli Musulmani creano dei sit-in permanenti e protestano.
Luglio 2013
Si stabilisce molto faticosamente la nuova leadership dell’Egitto: Adli Mansur è il nuovo presidente, Mohamed El Baradei – premio Nobel per la pace, un moderato – è vicepresidente. I militari mantengono un ruolo chiave nel nuovo governo mentre i Fratelli Musulmani ne sono completamente esclusi. Intanto Morsi rimane in custodia dei militari, in un luogo che non è stato reso pubblico.
8 luglio 2013
C’è una nuova strage al Cairo, la prima dopo la deposizione di Morsi. Un gruppo di sostenitori dell’ex presidente che stava manifestando davanti a una sede della guardia repubblicana nella zona di Nasr City viene attaccato da un gruppo di militari. I morti sono 51 e i feriti 435: la pagina Facebook dei Fratelli Musulmani pubblica un video che mostra cecchini sparare sulla folla.
14 agosto 2013
C’è il più grande massacro in Egitto dai tempi della “primavera araba”. Le forze di sicurezza attaccano due sit-in dei sostenitori di Morsi, al Cairo: le proteste si diffondono in altri quartieri e in altre città. Il bilancio, non ancora definitivo, è di oltre 500 persone uccise in poche ore e più di 2000 feriti. Il governo stabilisce lo stato di emergenza e il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina in gran parte del paese. Mohamed El Baradei si dimette da vicepresidente.
16 agosto 2013
I Fratelli Musulmani organizzano una serie di manifestazioni in tutto il paese chiamate “Giorno della rabbia”, dopo l’uccisione di centinaia di persone negli scontri del 14 agosto. Al Cairo, migliaia di persone organizzate in diversi cortei si concentrano in piazza Ramses, un importante punto di snodo dei trasporti nel centro della città. La situazione peggiora in breve tempo e per tutto il pomeriggio ci sono scontri in alcune zone del Cairo e in altre città del paese, che causano diverse decine di morti: 173, secondo la cifra ufficiale fornita dal ministero della Salute il giorno successivo.