Cosa ci fa Enrico Letta a Baku
Cose di gasdotti, che mettono i paesi europei tutti contro tutti
I quotidiani di lunedì raccontano del viaggio in Azerbaigian del Presidente del Consiglio Enrico Letta, per discutere del progetto di gasdotto che dovrebbe raggiungere l’Italia. Danilo Taino spiega sul Corriere della Sera quali sono le questioni geopolitiche in ballo e le competizioni tra i diversi paesi europei.
Enrico Letta è contento delle prospettive che apre il Tap, il gasdotto che collegherà i campi di sfruttamento nel Mar Caspio azero con San Foca, in Puglia. «Una grande opportunità» per le imprese italiane, ha detto ieri. L’Unione Europea, invece, ha poco da festeggiare: la scelta del corridoio Tap da parte del consorzio Shah Deniz, che gestisce gli impianti di estrazione al largo delle coste dell’Azerbaigian, ha bloccato — secondo alcuni ucciso — il progetto Nabucco West, cioè il gasdotto che era la pietra angolare della politica Ue per ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di gas russo.
Difficile biasimare Letta: quando si tratta di energia e di Russia, nel Vecchio Continente ogni Paese va per conto proprio. Tedeschi e francesi, per dire, hanno abbracciato un terzo corridoio destinato a portare gas nell’Europa meridionale, il South Stream voluto e progettato da Mosca attraverso Gazprom e sostenuto dall’italiana Eni. Berlino, inoltre, ha avuto un ruolo decisivo anche nella realizzazione del Nord Stream, la pipeline che porta gas dalla Russia all’Europa del Nord. Il fatto è che i gasdotti si realizzano non solo sulla base della loro aritmetica economica ma anche, se non soprattutto, attraverso relazioni diplomatiche tra i Paesi estrattori e quelli di destinazione finale e con le nazioni che i tubi debbono attraversare. Si creano alleanze geopolitiche che hanno le loro ragioni nell’importanza strategica delle forniture di energia alle società e alle economie europee.
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(AP Photo/Sergey Ponomarev)