La questione del MUOS
La stazione di comunicazione che sarà costruita a Niscemi e che secondo i comitati locali può causare gravi danni alla salute
Venerdì 9 agosto circa un migliaio di manifestanti hanno protestato davanti alla base militare americana di Niscemi (provincia di Caltanissetta), in Sicilia. Nella base dovrebbe essere installata una delle antenne del MUOS, un nuovo sistema di comunicazione dell’esercito americano che comprende altre tre antenne e sei satelliti. Nel corso della manifestazione ci sono stati diversi scontri con la polizia e un militare della Guardia di Finanza è stato ferito.
Secondo i manifestanti, le nuove antenne produrranno un inquinamento elettromagnetico estremamente dannoso per gli abitanti di Niscemi e danneggeranno la fauna dell’area protetta intorno alla base. La questione è complessa, prosegue ormai da diversi mesi e arriva solo raramente sulle prime pagine nazionali.
Che cos’è il MUOS
In queste ultime settimane si sono dette molte cose sul tipo di installazione gli americani vorrebbero costruire nella base di Niscemi. Secondo alcuni si tratta di un radar, mentre secondo altri si tratta di una grande stazione per intercettare comunicazioni. In realtà il MUOS – che sta per Mobile User Objective System – non è nessuna di queste due cose. È un nuovo sistema di comunicazione satellitare a livello globale che sta costruendo il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Il sistema sarà organizzato in una serie di basi terrestri collegate ad alcuni satelliti in orbita geostazionaria. Ciascuna base sarà composta da quattro grandi antenne a forma di parabola, alte ognuna circa venti metri. Tre antenne saranno in funzione, puntate verso i satelliti geostazionari, mentre la quarta sarà tenuta di riserva.
Il MUOS funzionerà con una tecnologia simile a quella degli attuali telefoni cellulari e servirà a fornire un supporto per comunicazioni audio, video e per lo scambio di dati. Uno degli scienziati che hanno lavorato al progetto ha definito il MUOS «un’antenna per cellulari alta 35 mila chilometri». La “cima” dell’antenna sarà costituita da uno dei satelliti, mentre la “base” dagli impianti MUOS a terra: negli Stati Uniti quelli di Honolulu (nelle Hawaii, già operativo) e quello di Norfolk, in Virginia. Un terzo sarà costruito in Australia e un quarto dovrebbe essere costruito a Niscemi.
A Niscemi ha già sede una stazione di comunicazione americana che utilizza il vecchio sistema UHF, che il MUOS dovrebbe sostituire. I primi anni di attività del MUOS dovrebbero essere dedicati ai test e alla sperimentazione, quindi le vecchie antenne UHF non saranno spente immediatamente. Si stima che tutto il progetto costerà circa 7 miliardi di dollari e al momento non è chiaro quando termineranno i lavori nella base di Niscemi.
La storia delle autorizzazioni e della costruzione è molto complessa. I lavori sono stati interrotti e poi ripresi e le autorizzazioni sono state concesse e poi revocate, mentre i tribunali sono stati più volte chiamati a esprimersi su vari aspetti della questione. In un articolo sul suo blog, Mario Filloley ha ricostruito queste complesse vicende fino al febbraio 2013. Lo scorso aprile il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, che durante la campagna elettorale aveva dichiarato di essere contrario al MUOS, ha ordinato una nuova interruzione dei lavori in attesa che l’Istituto Superiore di Sanità formulasse un parere sulla pericolosità delle antenne. Il parere è stato pubblicato il 18 di luglio e la sospensione dei lavori è stata revocata.
Qual è il problema
Secondi chi si oppone alla costruzione, come il comitato NoMUOS, una volta completata la stazione potrebbe causare tumori e altri danni a causa dell’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle antenne.
Sulla questione dei danni alla salute del MUOS sono stati prodotti numerosi studi. La maggior parte, tra cui quelli dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente siciliana (ARPAS), hanno concluso che sia le emissioni della antenne che si trovano attualmente a Niscemi sia quelle che saranno installate nel programma MUOS rispettano gli attuali limiti di legge per l’inquinamento elettromagnetico.
Il 18 luglio si è espresso sulla pericolosità del MUOS l’Istituto Superiore di Sanità. L’ente ha dichiarato che, secondo i test preliminari, tutte le norme in materia di tutela delle persone dai campi elettromagnetici sono attualmente “rispettate in larga misura”. Lo studio dell’ISS conferma le conclusioni a cui giunsero nel 2011 i due tecnici Patrizia Livreri e Luigi Zanforlin, chiamati a esprimere un parere prima che la Regione Sicilia desse l’avvio ai lavori.
Le critiche
Lo studio Livreri e Zanforlin è stato duramente criticato da Massimo Coraddu e Massimo Zucchetti, due tecnici incaricati dal comune di Niscemi di preparare un’altra perizia sull’impatto del MUOS. Secondo i loro studi, il MUOS sarà fonte di diversi tipi di rischi: ad esempio, un errore di calcolo oppure un evento imprevedibile come un terremoto potrebbero spostare la posizione dell’antenna, normalmente puntata verso il cielo, puntando il fascio di microonde verso un centro abitato.
Anche se non si verificassero incidenti, la salute degli abitanti di Niscemi potrebbe essere messa in pericolo da un effetto chiamato “dispersione fuori dall’asse di fasci di microonde”. In questo caso, “lobi” di microonde potrebbero allontanarsi dal fascio principale puntato verso il satellite e così danneggiare la popolazione di Niscemi (l’effetto si può visualizzare bene qui). Secondo i ricercatori, questo rischio non si può calcolare con precisione perché alcuni dei dati tecnici del MUOS necessari per determinare la posizione e l’intensità di questi “lobi” non sono stati resi pubblici.
In ogni caso, anche se al momento fosse impossibile determinare la posizione di questi “lobi” è molto improbabile che nelle zone colpite i campi elettromagnetici possano essere così forti da causare danni termici (tra poco vedremo cosa significa e che tipo di danni possono causare i campi elettromagnetici).
L’ultimo pericolo, secondo Coraddu e Zucchetti, sarebbe il grave rischio di interferenze con i sistemi degli aerei e quelli di un aeroporto poco distante, quello di Comiso (provincia di Ragusa), che è stato aperto al traffico civile da poche settimane.
Una delle questioni ancora poco chiare è quella della potenza dell’impianto. La potenza delle antenne si misura in watt e, secondo l’ambasciata americana in Italia, la potenza massima del MUOS di Niscemi sarà di 200 watt. Secondo gli attivisti NoMUOS, nei primi progetti depositati al comune di Niscemi all’inizio dei lavori, le antenne erano descritte con una potenza di 1.600 watt. L’ambasciata americana ha negato che gli impianti possano avere questa potenza. Non è chiaro se nel caso di una potenza di 1.600 watt ci sarebbero maggiori rischi di superare i limiti di legge alla potenza dei campi elettromagnetici.
Le varie relazioni preparate da Coreddu e Zuccheti, anche in collaborazione con altri esperti, sono i testi principali utilizzati dal movimento NoMUOS. Le loro relazioni, in realtà, si occupano principalmente degli effetti sulla salute delle antenne che già si trovano nella base di Niscemi. Queste antenne hanno prodotto, in alcune situazioni, valori molto vicini al limite di legge. I campi elettromagnetici sono considerati dannosi soltanto se superano certe soglie, che in Italia sono molto più severe rispetto agli standard internazionali (che a loro volta sono molto più alti della soglia a cui sono stati accertati danni per l’uomo).
I rischi delle onde elettromagnetiche
Tutti noi siamo costantemente immersi in campi elettromagnetici prodotti dai nostri telefoni cellulari, dai modem wi-fi e da elettrodomestici come i forni a microonde. È importante ricordare che i limiti italiani sono così severi a scopo precauzionale, per evitare possibili rischi a lungo termine ancora sconosciuti. I principali pericoli rappresentati dall’inquinamento elettromagnetico attualmente conosciuti e sperimentati sono di tipo termico (forti radiazioni elettromagnetiche sono utilizzate nei forni a microonde per cuocere i cibi). L’OMS scrive:
Finora non sono stati confermati effetti dannosi della salute causati da una esposizione a radiofrequenza o a campi causati dalla distribuzione elettrica che sia a lungo termine e a bassi livelli, ma gli scienziati stanno continuando attivamente a svolgere ricerche in questo settore.
Non esistono consistenti prove scientifiche della relazione tra inquinamento elettromagnetico e tumori, una questione che ritorna periodicamente nel dibattito pubblico mondiale a proposito dell’uso dei telefoni cellulari. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’inquinamento elettromagnetico tra i fattori “potenzialmente cancerogeni”, una categoria molto ampia che include anche sostanze come il caffè.
Le critiche alle critiche
Gli studi di Coreddu e Zucchetti sono stati criticati per alcuni errori banali e per altri sostanziali. Ad esempio, nello studio si sottolinea come le antenne potrebbero costituire un rischio per alcuni animali che popolano l’area protetta intorno alla base, sostenendo che gli uccelli sono animali a sangue freddo e quindi più vulnerabili dell’uomo (in realtà gli uccelli hanno il sangue caldo). Secondo diversi esperti, l’ipotesi che il fascio di microonde possa essere accidentalmente puntato contro un centro abitato è piuttosto improbabile: esistono ostacoli di tipo fisico e meccanico, oltre a sistemi di controllo informatici, che impediscono all’antenna di venire puntata troppo vicino alla linea dell’orizzonte.
Se anche l’antenna dovesse per qualche motivo “cadere” pur restando in funzione, potrebbe irradiare soltanto le abitazioni in linea di vista diretta, perché il terreno bloccherebbe il fascio di microonde. Stando ai dati del progetto, la potenza del fascio diretto è pari ai limiti fissati a livello internazionale per le esposizioni “professionali”, cioè di coloro che per motivi lavorativi si trovano esposti per breve tempo a campi elettromagnetici molto potenti. Si tratta di un limite molto superiore a quello a cui è consentito esporre le persone normali ed è sconsigliabile restare in un campo simile per lunghi periodi di tempo. È comunque improbabile che una breve esposizione, anche al fascio diretto, possa causare gravi danni.
Gli impianti MUOS attualmente esistenti sono stati costruiti vicino a zone abitate: nella base di Norfolk, in Virginia, e a pochi chilometri dalla città di Wahiawa (17 mila abitanti), nelle Hawaii. Il MUOS di Wahiawa si trova anche a 20 chilometri in linea d’aria dall’aeroporto internazionale di Honolulu. Le autorità americane sostengono che la base è operativa dal febbraio 2012, quando il primo satellite del sistema è stato mandato in orbita, e che fino ad oggi non ha causato incidenti.
Foto: Il MUOS di Wahiawa, Hawaii, Stati Uniti (John W. Ciccarelli Jr)