Perché l’Italia è così forte a scherma?
Sabato la squadra italiana di fioretto femminile ha vinto l'oro ai mondiali di scherma: uno sport in cui l'Italia ha una lunghissima tradizione
Sabato 10 agosto 2013 la squadra italiana di fioretto femminile ha vinto la medaglia d’oro ai Mondiali di scherma di Budapest, in Ungheria. La nazionale italiana ha conquistato anche altre medaglie in questa edizione dei Mondiali: Arianna Errigo ha vinto la medaglia d’oro nel fioretto femminile, mentre Elisa Di Francisca – campionessa olimpica in carica – ha vinto la medaglia di bronzo; Valerio Aspromonte ha vinto la medaglia di bronzo nel fioretto maschile; Irene Vecchi la medaglia di bronzo nella sciabola femminile.
Nonostante le vittorie e la grande tradizione delle scuole italiane, la scherma è comunque uno sport poco praticato in Italia e seguito principalmente soltanto in occasione dei Giochi Olimpici: con circa 19 mila tesserati – un terzo di quelli francesi, meno degli Stati Uniti – non rientra nei 25 sport più praticati in Italia elencati del CONI (molti meno del tiro con l’arco, ad esempio). Ma le ragioni della forza italiana in questo sport sono molto solide e vengono principalmente da una lunga storia e da alcuni centri molto famosi.
Le discipline della scherma
La scherma è uno degli sport in cui l’Italia ha ottenuto i risultati migliori: la medaglia vinta sabato dalla squadra femminile di fioretto è stata la centesima nella storia della scherma italiana ai Mondiali. In questo conto rientrano tutte le medaglie vinte nelle tre discipline della scherma sportiva: il fioretto, la sciabola, la spada.
Una prima precisazione da fare è che si tratta di tre armi diverse, ognuna con il proprio regolamento. Per fare punto nel fioretto lo schermidore deve toccare l’avversario con la punta dell’arma nel busto, nella sciabola valgono il busto, le braccia o la testa e si può colpire anche di taglio, mentre nella spada si può colpire tutto il corpo. Inoltre, il fioretto e la sciabola prevedono regole temporali nel colpire l’avversario, mentre nella spada gli atleti possono segnare contemporaneamente.
Un po’ di storia
La scherma è lo sport olimpico in cui l’Italia ha vinto più medaglie in assoluto: la nazionale, tra uomini e donne, ha vinto più medaglie alle Olimpiadi estive (117) e ai campionati europei (142) rispetto a tutti gli altri paesi del mondo, mentre ai mondiali ne ha vinte 306 ed è seconda.
La nazionale italiana è sempre stata presente ai campionati mondiali di scherma, fin dall’edizione del 1937 a Parigi, ma la storia della scherma italiana è molto più antica. Non è possibile risalire all’origine esatta della prima scuola di scherma italiana, mentre sappiamo che il primo trattato di scherma italiano fu scritto nel 1409 dal maestro Fiore dei Liberi da Premariacco: il Flos duellatorum. Già prima di questa data c’erano comunque in giro per l’Europa alcuni importanti “maestri d’arme” italiani.
Achille Marozzo è considerato il “padre fondatore” della scherma italiana: nel 1536 pubblicò un’opera completa, sia a livello tecnico, sia dal punto di vista critico, cioè sui principi della scherma. In quei secoli, tra l’altro, si combatteva impugnando due armi: la spada nella mano destra, e la daga – una specie di spada con la lama corta – nella mano sinistra.
I primi incontri di tipo sportivo ci furono soltanto a partire dal Seicento: le punte dei fioretti venivano coperte da un bottone allo scopo di evitare ferimenti. Già nell’Ottocento la scuola italiana di scherma era considerata la più prestigiosa d’Europa.
Alla Scuola Magistrale Militare di Roma gli schermidori si allenavano fino a nove ore al giorno: all’esercizio e allo studio della tecnica affiancavano la pratica degli attrezzi di ginnastica, precorrendo di molti decenni i sistemi di allenamento moderni, come scrive la storia dello sport sul sito della FIS.
La scuola italiana
Nonostante i cambiamenti che ci sono stati nell’uso delle armi, alcuni aspetti che riguardano la tecnica della scuola italiana della scherma sono invece rimasti costanti e in parte unici: alcune tecniche nelle azioni difensive, il modo in cui ci si esercitava nelle posizioni di guardia, con un uso specifico delle braccia, e l’allenamento a tempo.
La Federazione Schermistica Italiana è stata costituita nel 1909 e nel 1933 è diventata Federazione Italiana Scherma (FIS), com’è conosciuta anche oggi. Con la prima edizione dei Giochi Olimpici del 1896 ad Atene, la scherma si trasformò definitivamente: dall’essere considerata un’arte divenne un vero e proprio sport da combattimento. La concezione artistica della scherma è stata anche inserita nel Vocabolario dell’Accademia della Crusca: scherma, schermire è riparare con arte il colpo che tira il nemico e cercare di offenderlo sempre.
Gli schermidori italiani più importanti
Come hanno scritto David Goldblatt e Johnny Acton nel loro libro Olimpiadi, prima del 1913, quando nacque la Fédération Internationale d’Escrime (FIE), la scherma alle Olimpiadi fu una presenza stravagante. Diversamente dalle altre discipline, esistevano gare separate per amatori e maestri di scherma, che venivano considerati come una categoria di professionisti a sé stante e quindi ammissibile. C’erano inoltre gare cui prendevano parte entrambi i gruppi. Furono proprio due maestri, Antonio Conte e Italo Santelli, ad aggiudicarsi le prime medaglie italiane: i due vinsero oro e argento nella sciabola per maestri ai Giochi di Parigi 1900.
Il primo schermidore italiano ad essere riconosciuto a livello internazionale fu Nedo Nadi. All’età di 18 anni vinse la medaglia d’oro nel fioretto individuale ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912 e ai Giochi Olimpici del 1920, ad Anversa, vinse cinque medaglie d’oro: nel fioretto individuale, nella sciabola individuale, nel fioretto a squadre, nella spada a squadre, nella sciabola a squadre.
Si tratta di un record che nessuno è ancora riuscito ad eguagliare: cinque ori in tutte le discipline della scherma, in una sola edizione olimpica. È italiano anche lo schermidore ad aver vinto più medaglie ai Giochi Olimpici: Edoardo Mangiarotti, tra il 1936 e il 1960, ne ha vinte 13, di cui 6 d’oro. Più recentemente, bisogna ricordare le vittorie di Valentina Vezzali, la prima schermitrice al mondo ad aver vinto tre medaglie d’oro in tre edizioni consecutive dei Giochi Olimpici: Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008.
Le scuole
La tradizione della scherma in Italia si è sempre concentrata intorno ad alcune città, con circoli sportivi e scuole molto celebri: ad esempio il Circolo Fides di Livorno, i cui allievi hanno vinto oltre 60 medaglie olimpiche, e il Club Scherma di Jesi fondato da Ezio Triccoli nel 1947. Valentina Vezzali è una delle atlete italiane che ha vinto la medaglia d’oro nel fioretto alle Olimpiadi – come Giovanna Trillini prima di lei ed Elisa Di Francisca dopo di lei – ad aver studiato scherma nella scuola di Triccoli, grande innovatore anche nell’insegnamento dello sport. In totale, le società italiane dove si pratica la scherma sono più di trecento.
Foto: la nazionale femminile di fioretto Elisa Di Francisca, Carolina Erba, Arianna Errigo, Valentina Vezzali (AP Photo/MTI, Tibor Illyes)