Il ballottaggio in Mali
Che nell'ultimo anno ha subito un colpo di stato e l'intervento militare francese: il favorito è un ex primo ministro appoggiato dagli islamici moderati
Domenica 10 agosto in Mali si vota per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Il candidato favorito è Ibrahim Boubacar Keïta, 69 anni, primo ministro tra il 1994 e il 2000. Al primo turno ha ottenuto il 40 per cento dei voti. Keïta dovrà affrontare Soumaïla Cissé, 63 anni, ministro delle finanze dal 1993 al 2000, che al primo turno ha ottenuto circa il 20 per cento dei voti. Il vincitore dovrà ricostruire il paese duramente colpito nell’ultimo anno da un colpo di stato, due insurrezioni e un intervento militare francese. E dovrà anche gestire i circa 3 miliardi di euro di aiuti internazionali promessi al Mali.
Il primo turno delle elezioni si è svolto il 28 luglio e in molti hanno criticato il governo per averle organizzate troppo presto e in modo frettoloso. Uno dei candidati si è ritirato dalla competizione per protesta contro le irregolarità, mentre Cissé ha dichiarato che nello spoglio dei voti sono avvenute numerose frodi. Gli osservatori dell’Unione Europa hanno dichiarato che le elezioni si sono volte in modo libero e corretto.
Il programma dell’ex primo ministro Keïta, noto con il soprannome di IBK (dalle sue iniziali), è focalizzato sulla riconciliazione nazionale e sul raggiungimento di accordi di pace con le forze ribelli che si trovano ancora in alcune aree remote del paese. Gran parte dei candidati sconfitti al primo turno ha deciso di appoggiarlo al ballottaggio. La campagna elettorale di Cissé è stata molto più critica nei confronti del precedente governo maliano e dell’esercito. Ha promesso di migliorare l’educazione e di riformare le forze armate.
Attualmente in Mali ci sono circa 12 mila soldati delle Nazioni Unite, mentre la Francia sta ritirando i 3 mila uomini che aveva inviato nel paese a gennaio, quando i ribelli islamisti avevano conquistato un’importante città nel centro del paese. Dopo l’intervento francese e di altri paesi africani, i ribelli islamisti, che avevano occupato più di metà del paese, sono stati respinti nelle zone desertiche.
Prima dell’insurrezione islamista era già scoppiata una rivolta dei tuareg, una minoranza etnica che vive nel nord del paese e che da anni ha sentimenti autonomisti: una rivolta che per breve tempo si unì a quella degli islamisti, prima di distaccarsene. Per permettere uno svolgimento regolare delle elezioni, il governo ha firmato con i ribelli tuareg un cessate il fuoco con cui si impegna ad aprire trattative dopo le elezioni.
Ma la questione più importante di cui si dovrà occupare il prossimo presidente del Mali sarà probabilmente come gestire i 3 miliardi di euro di aiuti internazionali, che saranno sbloccati una volta che le elezioni presidenziali saranno concluse. Tre miliardi di euro sono pari a più o meno un quarto dell’intero PIL del paese.