Venice Beach, rientra oggi la salma di Alice. Campbell si dichiara innocente
Los Angeles (Californa, Usa), 7 ago. (LaPresse/AP) – Rientrerà in Italia questa sera la salma di Alice Gruppioni, la 32enne italiana uccisa sulla spiaggia di Venice Beach, a Los Angeles, dopo essere stata travolta da un’auto guidata dal 38enne Nathan Campbell. Negli Stati Uniti sono volati il padre Valerio, il suocero Piero Casadei, la zia di Alice, Katia Gruppioni e la sorella. La ragazza bolognese si trovava negli Stati Uniti in viaggio di nozze insieme al marito Christian Casadei, che aveva sposato lo scorso 24 luglio. Il conducente dell’auto è stato accusato di omicidio, aggressione e omissione di soccorso e rischia l’ergastolo; comparso qualche ora fa in tribunale in California, si è dichiarato non colpevole e il suo legale sostiene che l’episodio non sia stato intenzionale e si sia trattato invece di un incidente. Sedici le persone rimaste ferite.
DOMANI CAMERA ARDENTE E FUNERALI. Dopo il rientro della salma, previsto in serata a Bologna, domani a Rastignano sarà allestita la camera ardente alla Sira, l’azienda di famiglia, e resterà aperta fino alle 15.45. Alle 16 si svolgeranno i funerali.
FAMILIARI DI ALICE GRUPPIONI A LOS ANGELES. Poco distante dal luogo della tragedia a Los Angeles la famiglia, insieme alla comunità locale, ha partecipato a una veglia di preghiera in ricordo di Alice e a sostegno delle 16 persone rimaste ferite nell’incidente. Intanto sulla passeggiata di Venice Beach i passanti lasciano oggetti e biglietti per Alice Gruppioni e si è creato così una sorta di memoriale spontaneo. ‘Venice ti ama, Alice’, si legge su uno dei bigliettini in italiano lasciati sul posto per ricordare l’incidente.
CAMPBELL ACCUSATO DI OMICIDIO, SI DICHIARA INNOCENTE. Campbell, comparso qualche ora fa in tribunale in manette e uniforme da detenuto, si è dichiarato non colpevole. Ieri è stato incriminato per 16 capi di accusa di aggressione, un’accusa di omicidio e 17 capi d’accusa di incidente con omissione di soccorso. Se condannato rischia l’ergastolo e la cauzione è stata fissata per 1,48 milioni di dollari. Il suo difensore, l’avvocato d’ufficio Philip Dube, ha detto che si è trattato di “un incidente orribile” e che l’episodio ha lasciato il suo cliente devastato. “Non credo che abbia provato a colpire nessuno intenzionalmente”, ha detto il legale, aggiungendo che Campbell “è profondamente triste e depresso”. L’avvocato difensore ha aggiunto che non ci sono indicazioni che lascino pensare al coinvolgimento di alcol o droghe e ha riferito di non essere al corrente di alcun problema mentale del suo cliente.
La denuncia penale a carico del 38enne parla di azione intenzionale, tuttavia non fornisce alcuna spiegazione del motivo per cui l’uomo si sarebbe prima aggirato intorno alla barriera per le auto sabato sera prima di lanciarsi con il veicolo sulla folla. Stando alla ricostruzione fornita dalla polizia, Campbell ha parcheggiato davanti a un hotel e ha controllato la passeggiata sul lungomare; poi un video di sorveglianza mostra il conducente che sale a bordo del Dodge, aggira la barriera per le auto e si lancia sulla folla. Secondo i testimoni il veicolo viaggiava ad almeno 56 chilometri orari.
I PRECEDENTI DI CAMPBELL. Su Campbell non si hanno molte notizie e non si conoscono parenti né amici. Si trovava in California da poco tempo e non è chiaro perché fosse giunto a Venice Beach; pare che non avesse un indirizzo fisso né la patente dello Stato e la polizia non ha trovato prove che avesse un lavoro in California. È legato al Colorado, dove ha vissuto l’anno scorso. Da alcuni documenti emerge che è stato sfrattato dall’appartamento in cui viveva a Denver a marzo 2012 per non avere pagato l’affitto di 655 dollari. Fu condannato a cinque giorni di carcere dopo essersi dichiarato colpevole di taccheggio in un supermercato di Denver a febbraio del 2009 e, cinque mesi dopo, fu condannato a 10 giorni per sconfinamento in un centro commerciale, ma in quel caso optò per il programma alternativo di lavoro. Si tratta di reati compiuti tutti in una zona dove vivono molti senza tetto.