I “riots” di Londra, due anni fa
Le foto impressionanti che nel 2011 erano su tutti i giornali del mondo: migliaia di persone (soprattutto ragazzi) devastarono e saccheggiarono la città
Sono passati due anni dai giorni dei cosiddetti “riots di Londra“, quando tra la notte del 6 agosto al 10 agosto migliaia di giovani devastarono interi quartieri della città, distruggendo vetrine, saccheggiando negozi, dando fuoco ad automobili e palazzi. Le violenze finirono dopo una dura repressione della polizia e la decisione di schierare ben 16 mila poliziotti. Le sommosse erano iniziate nella notte tra il 6 e il 7 agosto a Tottenham per protestare contro l’uccisione di Mark Duggan, un uomo nero di 29 anni, avvenuta due giorni prima da parte della polizia. Le circostanze della sua morte erano apparse da subito confuse: la polizia aveva detto che qualcuno aveva cercato di sparare contro un agente durante un controllo di una macchina contro il possesso di armi illegali, e che nel rispondere all’attacco avesse colpito Duggan. Secondo altri però l’uomo si trovava a terra immobilizzato dalla polizia quando fu colpito.
In breve la protesta – una protesta “sociale”, legittima, in un quartiere degradato – sfuggì di mano e si trasformò in razzie e violenze gratuite in diversi quartieri di Londra (Hackney, Croydon, Brixton) e in altre città del paese: Birmingham, Liverpool, Nottingham, Manchester e Salford. Molti ragazzi hanno raccontato di aver preso parte alle sommosse approfittando del vuoto di potere e della confusione per divertirsi. Si parlò molto anche del ruolo di Internet e dei social network, dato che i ragazzini si davano appuntamento davanti ai negozi da saccheggiare usando Blackberry Messenger, il servizio di messaggeria di Blackberry, oppure incitavano gli amici a partecipare alle razzie su Facebook. Anche la polizia si servì di Internet per rintracciare i responsabili delle violenze: Scotland Yard pubblicò sul suo sito e su Flickr le foto di alcune persone ricercate, ritratte nei fermo immagine delle molte telecamere che monitorano costantemente la città, invitando le persone che le conoscevano a fornire la loro identità. Le persone arrestate per aver partecipato ai riots sono state quasi 5.000 in tutto il paese, per lo più minorenni: 3.145 sono andate a processo e più di mille sono state condannate al carcere. La polizia sta ancora cercando 325 persone.
Commentatori, giornalisti, studiosi hanno discusso a lungo sui riots per cercare di capirne le ragioni. Da un lato ci sono le cause che solitamente portano a proteste e insurrezioni: povertà, mancanza di lavoro, tensioni razziali, vessazioni della polizia. In quel periodo questi problemi furono particolarmente aggravati dai tagli ai servizi sociali, che ridussero i luoghi di aggregazione giovanili e indebolirono la polizia. A questa situazione si aggiunsero centinaia di adolescenti che approfittarono del vuoto di potere per accaparrarsi oggetti che altrimenti non si sarebbero facilmente permettere, e semplicemente per fare qualcosa di pericoloso, contro le regole e, per questo, divertente.