I collezionisti di uova di uccelli
Il New Yorker ha raccontato le incredibili storie di una insospettabile rete clandestina di cacciatori inglesi di uova, braccati dalla polizia
di Antonio Russo – @ilmondosommerso
Rum è un’isola scozzese di circa 106 chilometri quadrati, la più grande delle Ebridi Interne, ed è abitata da una quarantina di persone. Ma è luogo di riproduzione di molte specie di uccelli tra cui lo smeriglio (una specie di falco) e l’aquila dalla coda bianca, e ospita una delle più grandi colonie al mondo di berta minore, un uccello marino migratore. Proprio per la ricchezza della fauna, le isole scozzesi sono visitate da studiosi e appassionati di ornitologia: ma sono anche una destinazione frequente di molti collezionisti di uova, una rete clandestina di fuorilegge che arrivano principalmente dall’Inghilterra, ossessionati dal desiderio di raccogliere e accumulare grandi quantità di uova di uccelli rari. Il New Yorker ha raccontato in un lungo articolo le loro storie incredibili e quelle degli investigatori che danno loro la caccia.
Il divieto di raccolta delle uova
Il collezionismo di uova in Inghilterra era una passione tipica degli studiosi di storia naturale in epoca vittoriana, ma divenne via via un’attività illegale con l’approvazione delle leggi in difesa degli uccelli in via d’estinzione. A partire dagli anni Venti – per condividere gli interessi comuni e offesi dalle accuse di minacciare l’ambiente e gli uccelli – alcuni ornitologi, studiosi e collezionisti lasciarono la Royal Society for the Protection of Birds e fondarono la British Oological Association, che nel 1940 divenne la Jourdain Society in seguito alla morte del suo fondatore, Francis Charles Robert Jourdain, un caparbio e irascibile ornitologo che aveva una grossa cicatrice sul volto (se l’era procurata cadendo da un dirupo mentre cercava il nido di un’aquila, racconta il New Yorker).
Ma raccogliere uova di uccelli selvatici fu completamente vietato nel Regno Unito a partire dal 1954, anno dell’approvazione del Protection of Birds Act, e possedere uova divenne un reato specifico a partire dagli anni Ottanta, a meno che la raccolta delle uova non risalisse a prima del 1954 (quando ancora era legale): da allora, collezionisti e fanatici hanno continuato a collezionare uova in segreto, utilizzando pseudonimi e nomi in codice per comunicare tra loro. «Molte delle nostre conoscenze in campo di ornitologia sono frutto del lavoro sia dei professionisti che dei dilettanti negli ultimi duecento anni», ha detto al New Yorker Douglas Russell, curatore e responsabile della collezione di uova del museo di Tring a Londra. «Ma i collezionisti di oggi – ha aggiunto – non li definirei mai ornitologi: è gente ossessionata, che trova eccitante collezionare uova giusto perché è vietato farlo».
Il Museo di storia naturale di Tring
Il Museo di storia naturale di Tring, 60 chilometri a nord di Londra, possiede una delle più grandi collezioni di storia naturale messe insieme da una sola persona (Lord Walter Rothschild, un banchiere e zoologo morto nel 1937, famoso all’epoca soprattutto perché guidava una carrozza trainata da una zebra e cofondatore con Jourdain della British Oological Association). Il museo è molto noto ai cultori dell’oologia – la parte dell’ornitologia che studia le uova degli uccelli – perché ospita la più grande collezione di uova al mondo, con circa due milioni di esemplari, ed è un punto di riferimento per ricercatori e appassionati. «L’oologia è una delle aree più affascinanti, e per certi aspetti anche una delle meno conosciute, dell’ornitologia», ha detto al New Yorker Douglas Russell, il responsabile della collezione, che al giornalista del New Yorker ha mostrato anche uno dei pezzi più pregiati: un uovo di gallinella delle Samoa, estinta, raccolto nel 1873, unico esemplare al mondo.
Vedere la collezione di uova di Tring richiede una serie di passaggi burocratici aggiuntivi, rispetto alla normale visita del resto del museo: si entra da una porta laterale, il visitatore deve lasciare zaini e borse, e deve consegnare un documento d’identità che viene fotocopiato e inserito negli archivi del museo, dove rimane per cinque anni. Tutte queste misure sono state introdotte a partire dal 1979, quando si scoprì che Mervyn Shorthouse – un visitatore abituale disabile, su una sedia a rotelle – aveva rubato dal museo diecimila uova nell’arco di tre anni.
La RSPB e l’“Operazione Pasqua”
Mark Thomas, un appassionato di ornitologia, e Guy Shorrock, un ex poliziotto di Manchester, sono i due investigatori più noti nel giro dei collezionisti clandestini di uova: lavorano per la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), la più grande e antica organizzazione del Regno Unito in difesa degli uccelli, che ha più di un milione di membri in tutto il mondo e che – tra le altre cose – assiste la polizia nel dare la caccia ai collezionisti di uova.
Nel Regno Unito, l’unità di polizia che si occupa dei crimini contro gli animali selvatici (National Wildlife Crime Unit) ha soltanto otto impiegati a tempo pieno: la maggior parte del lavoro, nei casi di arresto dei collezionisti di uova, è rappresentata proprio dalle attività di ricerca della RSPB. Nel 1997 Shorrock e altri dipendenti avviarono – in collaborazione con le autorità – un’operazione chiamata “Operazione Pasqua”, che integrò anni e anni di indagini della RSPB nei database della polizia. Durante l’Operazione Pasqua, grazie soprattutto al lavoro di Thomas e Shorrock, molti grandi collezionisti furono arrestati.
Al giornalista del New Yorker che li ha intervistati nel loro ufficio a Sandy, nella contea di Bedfordshire, Thomas e Shorrock hanno raccontato il loro caso più recente. Una settimana prima, avevano accompagnato la polizia durante una perquisizione domiciliare in casa di un sospetto collezionista di uova (per giunta poliziotto), e in quella casa avevano trovato 650 uova e due diversi set di schede con le notazioni scientifiche: un set di schede datava le uova agli anni Quaranta e ai primi anni Cinquanta, quando la raccolta non era ancora vietata; l’altro set – ritrovato in una cisterna vuota in mansarda – riportava le stesse notazioni ma con le vere date della collezione (e sono dati essenziali perché le uova, racconta il New Yorker, sono resti animali che non è possibile riuscire a datare con metodi scientifici). «Era un delitto perfetto – ha detto Thomas al New Yorker – ma il ragazzo non si era sbarazzato delle prove, e adesso è praticamente spacciato».
I casi più assurdi
Secondo Shorrock, la maggior parte dei grandi collezionisti di uova – una cinquantina, tra quelli ancora attivi – non ha alcun interesse a venderle o scambiarle, e vuole soltanto possederle: «sappiamo chi sono, e non sono criminali “normali”». A casa di molti di loro Thomas e Shorrock sono stati diverse volte, e ormai conoscono praticamente tutti.
Una volta Shorrock trovò un biglietto con il suo nome e il suo indirizzo a casa di uno dei collezionisti (per paura, si trasferì subito dopo). Un’altra volta, nel 2004, trovarono circa tremila e seicento uova in casa di Daniel Lingham, un collezionista che appena li vide entrare disse in lacrime: «grazie a Dio siete arrivati, non riesco a smettere». Nel 2006, un collezionista malvisto dai colleghi morì cadendo da un albero mentre cercava di raggiungere il nido di uno sparviero (il giorno dopo, il quotidiano Daily Mirror gli dedicò un articolo dal titolo “Nest in peace”, gioco di parole tra “nido” e “riposa in pace”): allora un membro della Jourdain Society chiamò Thomas e Shorrock, segnalando il luogo della collezione ormai senza proprietario.
Una volta, avvisato per tempo dell’arrivo della RSPB, un collezionista cominciò a frantumare le uova e scaricarle giù per il water a centinaia: appena entrato in casa, Shorrock corse subito di sotto a bloccare l’impianto idraulico del palazzo, e poi recuperò tutti i frammenti di uova (passò le settimane seguenti a rimettere insieme i pezzi per usarli come prova durante il processo contro il collezionista arrestato).
Il primo caso di Thomas fu un’irruzione a casa di un sospetto collezionista che consegnò immediatamente a Thomas e alla polizia cinquecento uova, e sembrava finita lì. Poi, proprio mentre stavano andando via tutti, un poliziotto sentì odore di marijuana e disse al collezionista: «sicuro di non avere altro da dichiarare?». Il collezionista – sorpreso dalla domanda – gli consegnò una scatola con dentro un’arma automatica, e poi la polizia trovò anche 15 mila dollari di cannabis.
All’epoca l’Operazione Pasqua non era ancora stata avviata, e gli investigatori avevano meno dati a disposizione: in alcuni casi arrivavano a piazzare dei microfoni nei nidi, sperando di riuscire a registrare la voce di eventuali collezionisti per poter usarla come prova. A volte alcune segnalazioni arrivavano dalle mogli dei collezionisti, ormai esasperate dalla mania segreta dei loro mariti. Nel caso del collezionista con uova, pistola e marijuana in casa, i sospetti erano sorti dopo che alcune persone avevano ascoltato il fratello parlare di uova di uccelli in un pub: qualcuno telefonò alla RSPB, che fece un po’ di ricerche e scoprì che il fratello di quel tipo del pub era amico di un noto collezionista: tanto bastò perché la RSPB ottenesse dal giudice il mandato di perquisizione.
Le tecniche della RSPB e il caso di Matthew Gonshaw
I collezionisti del Regno Unito – raccontano Thomas e Shorrock – sono principalmente inglesi, ma la maggior parte dei nidi di uccelli rari si trova in Scozia. Sulle due strade principali che collegano Scozia e Inghilterra sono installate delle camere di sorveglianza, e quando la polizia e la RSPB iniziarono ad accedere alle registrazioni per tenere traccia delle targhe delle macchine dei sospetti collezionisti, Thomas notò due tendenze: il periodo di maggior frequenza di spostamenti da parte dei sospetti collezionisti era tra marzo e giugno (stagione di riproduzione e cova), e molte delle macchine erano registrate a membri della Jourdain Society, l’associazione di ornitologi e appassionati nata nel 1940 e ancora attiva.
A maggio del 2011, la National Wildlife Crime Unit di Edimburgo (Scozia) fu avvisata della presenza di uno strano individuo in divisa mimetica sull’isola di Rum, che era stato avvistato in mezzo a una colonia di gabbiani. Una volta sull’isola, la polizia riconobbe l’uomo e lo arrestò: era uno dei più noti e recidivi collezionisti d’Inghilterra, Matthew Gonshaw, un londinese che era già finito in prigione tre volte per il reato di collezionismo di uova. Nel suo zaino la polizia trovò diverse piccole siringhe (che i collezionisti utilizzano per estrarre il contenuto delle uova), carte topografiche dell’isola di Rum, una corda e una guida di sopravvivenza militare. Avvolte in alcuni fogli di giornale c’erano venti uova, tra cui otto uova di berta minore.
Secondo Thomas e Shorrock, Matthew Gonshaw rappresenta il prototipo del collezionista di uova moderno, atletico e senza scrupoli. La prima volta che fu arrestato, nel 2001, aveva 38 anni e in casa sua furono trovate mappe, attrezzature da scalatore e libri sugli uccelli. Thomas e Shorrock trovarono anche un libro della Jourdain Society che spiegava come individuare le posizioni dei nidi. Gonshaw era single, disoccupato e si manteneva grazie ai soldi di un programma di assistenza pubblica; aveva eluso i controlli delle targhe perché non guidava né possedeva macchine; e programmava meticolosamente ogni suo spostamento, preventivando tutte le spese necessarie.
I reati e le condanne di Matthew Gonshaw
Grazie al lavoro di Thomas e Shorrock, Gonshaw fu condannato una prima volta nel 2001 in due diversi processi – in Scozia e in Inghilterra – per il possesso di strumenti da collezionisti, per aver disturbato un’aquila reale, per aver dato un nome falso agli investigatori al momento dell’arresto, e per aver raccolto uova di uccelli in estinzione. Fu il primo collezionista a finire in carcere per questo genere di reati. Nel 2005, fu arrestato di nuovo, e in casa sua gli investigatori ritrovarono quasi seicento uova, di cui un centinaio in uno scompartimento segreto ricavato all’interno del telaio del suo letto.
Nel 2011 – all’epoca del suo ultimo arresto in ordine di tempo – la polizia trovò a casa di Gonshaw circa 700 uova tra cui quelle di una rara specie di falco pescatore e quelle dell’avocetta (una specie protetta anche in Italia). La polizia trovò anche tre uova di aquila reale di una stessa covata (fenomeno già abbastanza raro, dato che le aquile depongono solitamente due uova): le tre uova erano particolarmente danneggiate, e dalle analisi di Thomas e Shorrock emerse che Gonshaw aveva estratto il contenuto a una settimana dalla schiusa, con gli aquilotti ormai quasi completamente formati.
Thomas scattò delle foto di tutta la collezione e le passò ai giornali: il Guardian raccontò dell’arresto di Gonshaw, che poi fu condannato a sei mesi di prigione. Il giudice ordinò anche il divieto a vita per Gonshaw di mettere piede in Scozia durante la stagione di riproduzione degli uccelli, e stabilì che tutte le sue uova venissero distrutte – racconta il New Yorker – per non dargli la soddisfazione di vedere la sua collezione esposta in un museo. Douglas Russell, curatore della collezione di uova al museo di Tring, non la prese benissimo, e disse che le uova di Gonshaw avrebbero comunque rappresentato un importante contributo per gli studi di oologia.
Gli argomenti dei collezionisti
Il New Yorker ha parlato anche con un altro membro della Jourdain Society, Jim Whitaker, un collezionista di 78 anni che vive nello Yorkshire, e che possiede una piccola casa editrice che pubblica principalmente libri sugli uccelli. Whitaker iniziò a collezionare uova da bambino, alla fine della seconda guerra mondiale, quando lui e i suoi amici andavano in cerca di nidi di uccelli nelle spiagge «ancora ricoperte di filo spinato». Una delle componenti più affascinanti del collezionismo di uova, secondo Whitaker, è proprio il momento della ricerca e della raccolta, la difficoltà di raggiungere i posti dove gli uccelli nidificano (ogni collezionista che si rispetti deve essere un buon arrampicatore) e la pazienza nell’appostarsi anche molte ore in attesa che l’uccello abbandoni il nido.
Secondo Whitaker, il collezionismo di uova non comporta alcun vero rischio di estinzione per gli uccelli: solitamente i veri collezionisti (tra i quali Whitaker non include Gonshaw) raccolgono le uova nelle primissime fasi in cui vengono deposte – quando il loro contenuto è ancora liquido e il guscio meno duro – e portano via tutta la covata, non un uovo soltanto. Questo, sostiene Whitaker, spinge gli uccelli a deporre nuove uova: una cosa che si sente spesso dire dai collezionisti di uova è che in verità stanno rubando agli uccelli solo un po’ di tempo.
«Vorrei avere un dollaro per ogni volta che l’ho sentita dire», ha detto Shorrock al New Yorker, in totale disaccordo con Whitaker. «Quando un uccello perde la covata, solo poche specie depongono nuove uova, non le aquile reali e i falchi pescatori, per esempio», ha aggiunto Shorrock, «e comunque si tratta di una misura prevista dalla natura per rimediare alle perdite accidentali, non all’intervento criminale dell’uomo». Secondo Thomas, peraltro, molte specie di uccelli in via d’estinzione già devono difendersi da predatori come le gazze e i piccoli falchi, che possono attaccare i nidi e mangiare le uova: «l’ultima cosa di cui hanno bisogno questi uccelli sono i collezionisti».