La crisi di “Weight Watchers”
La grande multinazionale delle diete non riesce più a vendere le diete, principalmente a causa degli smartphone
Weight Watchers, grande e popolare azienda che si occupa di diete offrendo servizi e prodotti a suo marchio, proprietaria del programma dimagrante più vecchio e famoso al mondo, sta affrontando un brutto momento di crisi, racconta il Washington Post. Le sue azioni sono in perdita dal 2011 (da allora il loro valore è calato del 55 per cento) e hanno subito un calo ancora più marcato negli ultimi tempi, dopo che la società ha registrato una perdita dell’utile trimestrale del 16 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. La scorsa settimana la società ha annunciato i risultati deludenti e l’amministratore delegato ha lasciato il suo incarico per “perseguire altre opportunità”.
Una delle cause della crisi di Weight Watchers è, oltre alla recessione globale, lo sviluppo di applicazioni per smartphone e l’incredibile diffusione di programmi dietetici online che offrono gratuitamente il materiale che Weight Watchers vende ai suoi clienti. Anche la società ha una sua applicazione che fornisce ricette e consigli, ma non sostituisce il metodo del programma che ancora si basa sugli incontri con i gruppi di supporto nei quali fare il punto sui progressi e i vari problemi legati al metodo dimagrante. L’assistenza psicologica costante associata al programma dimagrante fu sicuramente l’idea che diede a Weight Watchers moltissimo successo dopo la sua ideazione negli anni Sessanta.
Il metodo Weight Watchers fu ideato da Jean Nidetch, una casalinga newyorchese che a 38 anni arrivò a pesare 97 chili benché fosse alta meno di un metro e 70; determinata a perdere peso, nel corso degli anni aveva provato diverse diete senza ottenere successo, fin quando non decise di provare a dimagrire combinando un regime ipocalorico con riunioni di gruppi di supporto con altre persone in sovrappeso, così da discutere, aiutarsi e scambiarsi idee e informazioni. Il tutto è incentivato da un sistema di punti attribuiti a ogni alimento, con un livello massimo da non poter superare. Nelle intenzioni dell’ideatrice la dieta si propone più come un modello alimentare, da seguire anche dopo il dimagrimento, cambiando opportunamente il numero di punti permessi quotidianamente (e facendo esercizio fisico).
La sua idea funzionò e nel 1963 Nidetch fondò la Weight Watchers Inc., una società di cui facevano parte dietologi ed esperti di marketing e che molto presto si affermò non solo negli Stati Uniti ma anche all’estero, soprattutto grazie ai testimonial famosi (tra gli altri, Jennifer Hudson e Sarah Ferguson) che prestarono i loro corpi, più che i loro volti, alle campagne promozionali. In Italia il metodo arrivò nel 1973: la Weight Watchers Italia fu presente sul mercato per più di trent’anni prima di chiudere tutti i suoi centri nel 2006.
Weight Watchers aveva già avuto un momento di crisi all’inizio degli anni Novanta. Negli anni successivi la diffusione di nuovi metodi di dimagrimento, basati anche su pillole e farmaci, per offrire la prospettiva della perdita di peso senza la sofferenza della rinuncia al cibo e la fatica dell’esercizio fisico.
I nuovi problemi per Weight Watchers arrivano invece dallo sviluppo tecnologico e dalla tendenza sempre più diffusa a rendere “social” ogni tipo di esperienza: i gruppi di supporto che hanno rappresentato il successo di Weight Watchers stanno per essere sostituiti da applicazioni che permettono anch’esse di costruire comunità di condivisione, ma online, senza dover andare fisicamente agli incontri (e soprattutto senza doverli pagare). Programmi come FitBit e MyFitnessPal.com offrono già un servizio del genere. Secondo la nutrizionista Katherine Tallmadge le applicazioni che offrono questi servizi sono “l’equivalente odierno dei libri di diete fai-da-te” e l’approccio alla dieta condiviso in una comunità online può aiutare solo se supportato da visite individuali e specifiche da un dietologo.
foto: Sarah Ferguson alla presentazione di un nuovo programma di Weight Watchers a New York, nel 2004 (AP Photo/David Duprey)