Le elezioni in Australia
Saranno tra un mese, i Laburisti ci arrivano stremati e con Rupert Murdoch contro, ma i sondaggi li danno in recupero
Il primo ministro australiano Kevin Rudd ha indetto domenica scorsa nuove elezioni politiche in Australia, fissandole per il prossimo 7 settembre, in un nuovo sviluppo delle convulse vicende politico-elettorali di questi anni nel suo paese.
Rudd, leader del partito laburista australiano, era stato primo ministro tra il 2007 e il 2010. Dopo una gestione del governo piuttosto energica e fattiva, una crisi di consensi sia popolari che nel partito lo aveva portato a essere sconfitto in un voto sulla leadership da Julia Gillard, che era stata suo vice primo ministro. Le nuove elezioni avevano reso Gillard primo ministro e Rudd ministro degli Esteri: ma nel 2012 Rudd si era dimesso dopo essere stato battuto da Gillard in un nuovo voto di fiducia nel partito. A maggio del 2013 ha però ottenuto una ulteriore sfida per la leadership battendo Gillard ed è tornato quindi a essere il primo ministro australiano (“uno dei più sensazionali ritorni della politica australiana”, aveva commentato il New York Times).
Questa successione di competizioni è determinata dalle norme e tradizioni della politica australiana per cui il posto di capo del governo viene assegnato, salvo rare eccezioni, al leader del partito vincitore delle elezioni: ma quando una corrente del partito ritiene che il leader non sia più adatto al ruolo o rischi di non essere il candidato vincente alle successive elezioni, può chiedere un voto di “sfida” (leadership spill) nel quale un contendente può battere il leader e formare un nuovo governo.
Le nuove elezioni, tre anni dopo le precedenti, avranno come principali avversari Rudd e il leader del conservatore Partito Liberale Tony Abbott, che i sondaggi danno favorito anche se di recente il suo margine di vantaggio è stato dato per diminuito. Abbott, che ha 56 anni, era stato per due volte ministro nei successivi governi guidati per ben undici anni tra il 1996 e il 2007 da John Howard, prima che i Liberali perdessero le elezioni del 2007 e il potere. Rudd ha accusato domenica Abbott di aver raccolto finanziamenti esagerati – anche da gruppi di interesse discutibili, come quelli del tabacco – e di limitarsi a slogan critici e negativi, ma ha ammesso:
«In passato abbiamo commesso degli errori, come la maggior parte dei governi. La chiave è imparare dall’esperienza»
L”attuale governo Rudd ha un sostegno parlamentare di minoranza di 71 seggi contro i 72 delle opposizioni: un seggio è del Green party e sei di indipendenti. Alle nuove elezioni parteciperà anche il partito di WikiLeaks di Julian Assange, a cui i sondaggi attribuiscono grossa attenzione da parte degli elettori.
Le questioni principali della campagna elettorale sono già l’economia (e le competizioni con la Cina), l’immigrazione (che è da anni forse il principale tema di agitazione politica e sociale in Australia) e le questioni ambientali e sul cambiamento climatico, che in Australia hanno attenzioni e preoccupazioni maggiori che nel resto del Mondo, anche a causa delle contestazioni sulle carbon taxes che per molti limitano la ripresa industriale.
Ma l’argomento principale dei primi due giorni di campagna elettorale è stato invece il plateale intervento di Rupert Murdoch, potentissimo e discusso proprietario del grande gruppo editoriale internazionale News Corp., contro Rudd. I giornali australiani di Murdoch (che contano il 63 per cento della diffusione dei giornali in Australia) hanno dato lunedì la notizia delle elezioni come una chance per battere i labouristi, e il tabloid Daily Telegraph ha pubblicato una prima pagina con la foto di Rudd e il grande titolo “Finalmente un’occasione di buttare fuori questa gentaglia”. Rudd ha risposto accusando Murdoch di voler difendere i propri poteri e interessi economici e di temere in particolare il progetto di rete broadband nazionale avviato dal governo, perché in competizione con i propri affari nel settore.