I guai di Siemens
La seconda più grande azienda tedesca ha problemi economici e industriali: il 27 luglio il suo direttore generale è stato licenziato per l'ennesima previsione sbagliata, ma secondo alcuni i motivi sarebbero altri
Siemens è la seconda più grande azienda tedesca, per fatturato e numero di dipendenti, e ha parecchi problemi. È stata fondata nel 1847 e oggi è divisa in quattro settori industriali che si occupano principalmente di infrastrutture, energia e sanità. È quotata alla Borsa di Francoforte e di New York e nel 2011 ha fatturato 77,327 miliardi di euro. Nell’ultimo anno però molte cose sono andate storte. Il 27 luglio scorso il direttore generale, Peter Loescher, chiamato nel 2008 per risanare i conti dell’azienda dopo uno scandalo di corruzione, è stato licenziato.
Nel 2012 gli ordini, già in calo, sono scesi ancora. I conti dell’azienda, che ha già affrontato un doloroso piano di tagli e risparmi, sono peggiorati ulteriormente. I problemi della Siemens non riguardano soltanto i conti ma anche lo sviluppo industriale. Nel 2012 ci sono stati diversi ritardi – con conseguente aumento dei costi – relativi alla realizzazione di alcuni importanti progetti sull’alta velocità delle ferrovie e sull’installazione di impianti eolici. Alla fine il settore che si occupava delle attività termiche, in perdita di oltre un miliardo di euro, è stato chiuso. Secondo quanto scrive Reuters, alla base di questi problemi c’è un problema ancora più grande: la rivalità tra alcuni dirigenti dell’azienda.
Proprio nella riunione del 27 luglio scorso – convocata una settimana prima della pubblicazione dei dati del terzo trimestre del 2013 – molte delle questioni che vanno avanti da tempo sono state risolte in modo eclatante e inaspettato: all’incontro hanno partecipato nove membri del consiglio di gestione della Siemens, tra cui il direttore generale dell’azienda, Peter Loescher. I capi delle quattro grandi divisioni dell’azienda lo avevano accusato di aver voluto raggiungere in questi anni obiettivi di fatto irrealizzabili, come un aumento del 12 per cento del margine di profitto operativo nel 2014. Non sarebbe la prima volta: negli ultimi anni i piani industriali di Loescher sono stati sempre smentiti dai dati reali della società. Il piano di Loescher per l’anno prossimo, annunciato nove mesi fa, era stato supervisionato dal capo finanziario, Joe Kaeser, che lo aveva approvato, nonostante si fosse mostrato molto scettico. Successivamente Kaeser ci aveva ripensato, senza però ottenere nulla, dato che il piano era stato approvato ufficialmente dal consiglio di gestione.
Qualche ora dopo la fine della riunione del 27 luglio, Siemens ha diffuso un comunicato con cui ha fatto sapere al mercato di aver rivisto al ribasso i propri obiettivi, sorprendendo così molti investitori. Scrive Reuters che non si tratta della prima volta che questo accade: per sei volte negli ultimi sei anni la società gestita da Loescher ha sempre dovuto rivedere la quota dei propri profitti, a causa di previsioni sbagliate. Dopo pochi giorni Loescher, austriaco di 55 anni e primo straniero a guidare la Siemens, è stato licenziato. Kaeser, che lavora nella società da più di trent’anni e che da tempo era diventato il suo principale rivale interno, è stato nominato direttore generale.
Quando arrivò alla Siemens, nel 2008, Peter Loescher fu considerato da Gerhard Cromme, presidente del consiglio di sorveglianza della Siemens, l’uomo giusto per risolvere i problemi della società, coinvolta all’epoca in uno scandalo di corruzione. All’epoca Cromme decise di chiamare un dirigente che non fosse tedesco, esterno alle vicende di quegli anni, e che fino a quel momento aveva ottenuto ottimi risultati con la Merck, un’importante azienda sanitaria statunitense. Loescher decise subito di ristrutturare ampiamente la società, anche se dovette affrontare presto nuovi problemi.
Ci furono scioperi e proteste da parte dei lavoratori per i tagli dei posti di lavoro e il risanamento dei conti costò centinaia di milioni di euro. Molte attività nei settori sanitario e solare dovettero subire delle svalutazioni e Siemens perse parecchie quote di mercato nei confronti di alcune aziende concorrenti come Philips e General Electric, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in innovazione e redditività. Dopo solo nove mesi dal suo arrivo Loescher fu costretto a pubblicare il primo profit warning, cioè un “allarme sugli utili” della società. Recentemente, alcuni osservatori hanno spiegato che la sua decisione di rivedere al rialzo i profitti societari per il 2014 fosse stata presa per evitare di pubblicare un altro profit warning, per timore di essere licenziato. Di fatto alla fine il profit warning della Siemens è stato comunque pubblicato, con un ribasso previsto sugli utili dell’8 per cento.
Secondo l’Economist, che cita fonti anonime interne all’azienda, il licenziamento di Loescher era stato pianificato da tempo a favore di una successione interna: sarebbe stato lo stesso presidente della Siemens, Gerhard Cromme, a volerlo sostituire con Kaeser, che era d’accordo con lui. In un’intervista Kaeser ha spiegato però di non avere niente a che fare con la decisione di licenziare Loescher.
La decisione presa da Siemens ha sorpreso molti analisti finanziari ed è stata criticata soprattutto per le modalità in cui è avvenuto il licenziamento di una figura così importante. I consigli di amministrazione delle aziende tedesche – scrive l’Economist – prendono di solito questo tipo di decisioni collegialmente, dopo varie riunioni, e non improvvisamente attraverso “trame” di potere interne. Anche diversi giornali tedeschi hanno espresso posizioni critiche e il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto di sperare che la società possa tornare presto “in acque tranquille”.
Foto: Joerg Koch/Getty Images