Continua l’allerta terrorismo americana
19 sedi diplomatiche rimarranno chiuse, si muove anche l'Interpol: CNN dice di avere altre informazioni ma di non poterle diffondere per motivi di sicurezza
Il Dipartimento di Stato statunitense ha detto che 19 delle sedi diplomatiche americane in Medio Oriente e in Africa che erano state chiuse questa domenica per una non meglio specificata “allerta terrorismo” rimarranno chiuse fino a sabato 10 agosto. La decisione, ha specificato il Dipartimento di Stato, è stata presa anche se non sono state acquisite nuove informazioni su piani o attacchi terroristici da parte di al Qaida, oltre a quelle già in possesso dell’amministrazione.
L’allerta relativa al terrorismo era stata diffusa giovedì 1 agosto, quando il Dipartimento di Stato aveva spiegato la chiusura di 19 ambasciate e consolati in diversi paesi, tra cui anche Yemen, Arabia Saudita e Libia. Il giorno seguente, venerdì 2 agosto, era stato diffuso un altro comunicato che metteva in guardia i cittadini statunitensi dal compiere viaggi internazionali fino al 30 agosto, soprattutto verso Medio Oriente e Nord Africa. Alcuni esperti della sicurezza e diplomazia statunitensi, come Christopher Hill, ex ambasciatore americano in Iraq, hanno detto di non avere mai visto chiudere così tante sedi diplomatiche in una volta sola. La decisione sarebbe quindi più che insolita: senza precedenti.
Per il momento il governo statunitense non ha fornito spiegazioni specifiche alla stampa, parlando solo di un allarme generico legato al terrorismo di al Qaida, risultato da alcune attività di sorveglianza compiute dalla National Security Agency, l’agenzia di sicurezza nazionale americana. CNN ha scritto di essere in possesso di altri dettagli sulle minacce provenienti da al Qaida ma di aver deciso di non diffonderli tutti per ragioni di sicurezza, d’accordo con l’amministrazione Obama. CNN scrive, citando una fonte di sicurezza americana in Yemen, che «la minaccia sembra molto peggiore di quanto è stata per molto tempo». Gli obiettivi di al Qaida sarebbero diversi – non solo americani – e la parte dell’organizzazione che agisce nella penisola arabica sarebbe alla fase finale di pianificazione di un attacco non meglio specificato. Una delle fonti sentite da CNN ha detto che l’attività di preparazione di un attacco terroristico – o di diversi attacchi, questo dettaglio non è stato diffuso – si è intensificata in questi ultimi giorni, con l’avvicinarsi della fine del Ramadan.
Alcuni membri del Congresso hanno paragonato la pericolosità di queste minacce di al Qaida a quella degli attentati dell’11 settembre 2001. Domenica 4 agosto il repubblicano Michael McCaul, presidente del Comitato per la Sicurezza Nazionale alla Camera, ha detto al programma della CBC “Face the Nation” che questa «è una delle più specifiche e credibili minacce che credo di avere visto dall’11 settembre. […] Per la sua specificità, la sua provenienza, la sua credibilità e il livello delle conversazioni, sembra essere una grande operazione». Il provvedimento dell’amministrazione è stato condiviso sia dai democratici che dai repubblicani.
L’attività di al Qaida erano già state guardate con certa preoccupazione già nelle ultime settimane, a causa delle grandi evasioni di massa – organizzate e pianificate – che avevano portato alla liberazione di molti membri di al Qaida in diversi paesi dell’area. Sabato 3 agosto l’Interpol, l’organizzazione di polizia globale, ha diffuso una nota di allerta relativa ad alcuni seri pericoli alla sicurezza internazionale. L’Interpol ha fatto specifico riferimento alle evasioni di massa, che si sono verificate a partire dal 23 luglio: prima in Iraq, alle due prigioni di massima sicurezza di Abu Ghraib e Taji, poi a Bengasi, in Libia, e in una provincia settentrionale del Pakistan. L’Interpol ha aggiunto che in agosto ricorrono anche gli anniversari di diversi grandi attacchi terroristici compiuti negli anni passati, tra cui quelli di Mumbai in India, di Gluboky in Russia e di Giacarta in Indonesia, oltre a essere il 15esimo anniversario delle bombe all’ambasciata americana di Nairobi, in Kenya, e Dar es Salaam, in Tanzania.
foto: un soldato statunitense all’entrata dell’ambasciata americana a Manama, Bahrein (AP Photo/Hasan Jamali)