L’insediamento di Rouhani
Il nuovo presidente iraniano ha criticato le sanzioni internazionali e ha detto che intende migliorare la situazione economica e quella dei diritti civili
Domenica 4 agosto il presidente dell’Iran Hassan Rouhani ha giurato davanti al parlamento e ha tenuto il discorso di inaugurazione del suo mandato. Rouhani ha promesso di occuparsi della situazione economica del paese, di migliorare la situazione dei diritti delle donne e di diminuire le interferenze dello stato nella vita dei cittadini.
Per la prima volta alla cerimonia erano presenti alcuni inviati stranieri, tra cui un funzionario della Corea del Nord. Doveva essere presente anche il presidente del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, ma l’Arabia Saudita ha rifiutato il permesso di entrare nel suo spazio aereo all’aereo che lo stava portando in Iran e al-Bashir è dovuto tornare indietro.
Rouhani ha vinto le elezioni al primo turno nel giugno del 2013. All’epoca era considerato uno dei due candidati “moderati”. Nella sua carriera ha ricoperto diversi ruoli negli apparati di sicurezza del paese. L’incarico più importante che ha ricoperto prima di diventare presidente è stato quello di negoziatore capo con l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, riguardo al controverso programma nucleare iraniano.
Uno degli argomenti centrali del suo discorso di inaugurazione è stata la situazione economica del paese. In Iran l’inflazione è arrivata al 40 per cento, mentre il PIL si è contratto nel 2012 di circa l’1 per cento (secondo altre stime la contrazione sarebbe di quasi il 2 per cento). Secondo molti analisti, questa situazione è stata causata in parte dalla cattiva gestione del suo predecessore, Mahamoud Ahmadinejad, ma anche dalle sanzioni che hanno colpito il paese, bloccando le esportazioni di petrolio. Rouhani ha promesso che migliorare l’economia sarà uno dei suoi principali obbiettivi.
Rouhani ha affrontato anche altri temi importanti per i riformisti e i moderati, come ad esempio i diritti delle donne e le interferenze dello stato nella vita dei cittadini, che ha promesso di diminuire insieme alle numerose restrizioni alle libertà civili che colpiscono gli iraniani. In Iran il presidente ha un raggio d’azione relativamente limitato, dato che gran parte delle decisioni deve passare comunque per l’approvazione della Guida suprema, attualmente l’ayatollah Ali Khamenei, che è al tempo stesso la massima autorità politica e religiosa del paese.
Durante il discorso Rouhani ha criticato le sanzioni economiche – che l’Iran ha subito a causa della suo programma nucleare – e ha dichiarato, rivolgendosi ai paesi occidentali: «Se volete una risposta adeguata non dovete parlare il linguaggio delle sanzioni. Dovete parlare il linguaggio del rispetto». Ha anche affermato che nelle trattative ci deve essere “trasparenza” da entrambe le parti. Secondo il corrispondente di BBC dall’Iran, il termine usato da Rouhani è un segno importante di una nuova volontà di collaborare con la comunità internazionale. La “mancanza di trasparenza” da parte dell’Iran è stata una delle principali accuse che negli anni passati hanno portato all’inizio delle sanzioni economiche.
Nei giorni scorsi ci sono stati nuovi dubbi su quanto Rouhani fosse effettivamente “moderato” e su questa effettivamente rappresentasse un cambiamento nella politica estera iraniana. La causa principale è stata una sua dichiarazione fatta venerdì 2 agosto: secondo quanto fu riportato da numerosi media occidentali, Rouhani aveva dichiarato che «Israele è un corpo estraneo da estirpare».
La frase è stata tradotta male e per quanto Rouhani abbia usato espressioni dure, non ha nominato esplicitamente Israele e non ne ha auspicato la distruzione. Rouhani ha definito l’occupazione della Palestina e di Gerusalemme una «ferita sul corpo del mondo musulmano». In un altro video dello stesso evento, secondo quanto ha ricostruito il blog The Lede sul New York Times, si vede però Rouhani sorridere e salutare la folla che scandisce lo slogan “morte ad Israele”.