La nuova legge sugli abusi sessuali in Brasile
A quattro giorni dalla visita del Papa la presidente Rousseff ha ratificato una legge molto criticata dalla Chiesa cattolica
La presidente del Brasile Dilma Rousseff ha ratificato ieri, giovedì 1 agosto, dopo quattro giorni dalla fine della visita di Papa Francesco nel paese, una legge per proteggere le vittime di violenza sessuale che è stata molto criticata dalla Chiesa cattolica.
Il testo rende obbligatorie e gratuite, per le donne che hanno subito violenze, l’accesso a cure urgenti e gratuite negli ospedali pubblici e anche l’accesso ai farmaci per prevenire una gravidanza, come la cosiddetta pillola del giorno dopo. In Brasile l’interruzione volontaria di gravidanza è definita un delitto contro la vita umana ed è punita con sanzioni fino a quattro anni di carcere. Viene consentita solo in due casi specifici: se è certificato il rischio di vita per la madre come conseguenza della gravidanza e, fino alle otto settimane, se il concepimento è conseguenza di uno stupro.
La Chiesa cattolica, le chiese evangeliche neo-pentecostali e i movimenti Pró-vida e Pró-família -attivissimi in Brasile, che ha il più grande numero di cattolici nel mondo – considerano la legge un primo passo verso la liberalizzazione dell’aborto. La questione è da mesi oggetto di dibattito a causa di alcune recenti proposte per la depenalizzazione dell’aborto. Una Commissione speciale del Senato federale, incaricata dal Congresso di presentare un ampio progetto di riforma del Codice ha depositato una bozza che, tra le altre cose, prevede la depenalizzazione della pratica entro la dodicesima settimana dal concepimento.
Prima della ratifica decisa da Dilma Rousseff, alcune chiese evangeliche avevano minacciato che si sarebbero mobilitate contro la presidente in vista della campagna per le elezioni presidenziali dell’ottobre 2014, se lei non avesse posto il veto sugli aspetti più controversi della nuova legge. Durante la campagna per le elezioni del 2010 la stessa Dilma Rousseff si era pubblicamente impegnata a non depenalizzare l’aborto, con grande delusione dei gruppi femministi e di parte della sinistra.