L’assalto a un carcere in Pakistan
Nel nord del paese un centinaio di militanti talebani ha liberato 248 prigionieri dopo un grande attacco con armi da fuoco, esplosivi, lanciarazzi e travestimenti
Lunedì 29 luglio un centinaio di militanti talebani ha assaltato il carcere di Dera Ismail Khan, una città nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa nel nord del Pakistan, liberando 248 prigionieri. L’operazione è stata condotta utilizzando armi automatiche, granate e diversi tipi di esplosivi. I militanti hanno avviato il loro attacco intorno alla mezzanotte locale (le 17:00 in Italia) producendo alcune forti esplosioni lungo il perimetro del carcere. Alcuni degli assalitori indossavano divise della polizia per confondersi con le altre forze di sicurezza. L’attacco è proseguito per diversi minuti con il lancio di razzi e colpi di mortaio verso l’interno del carcere, prima dell’ingresso dei militanti.
La prima ondata di esplosioni ha causato un blackout all’interno del carcere e molta confusione, e i sorveglianti della prigione non sono riusciti a reagire adeguatamente. Gli assalitori hanno anche creato barricate e appostamenti per attaccare i rinforzi, man mano che confluivano verso il carcere; la struttura risale ai primi del Novecento e non viene utilizzata come prigione di massima sicurezza, bensì per far scontare le condanne a decine di talebani appartenenti a diversi gruppi dichiarati illegali nel paese.
Decine di militanti talebani sono successivamente entrati nel carcere, dove è iniziata una sparatoria che è proseguita per almeno tre ore. Le guardie hanno cercato invano di difendere la struttura. Alcuni assalitori, hanno raccontato i testimoni, usavano megafoni per chiamare per nomi alcuni specifici detenuti. Tra i liberati si stima ci siano almeno 30 persone che avevano partecipato all’organizzazione di attentati e attacchi suicidi. Due comandanti talebani locali, Abdul Hakim e Haji Ilyas sono riusciti a evadere grazie all’assalto. Delle 248 persone scappate, finora la polizia è riuscita a recuperarne solamente 14. In città è stato indetto un coprifuoco per consentire agli agenti di compiere più rapidamente le perquisizioni per trovare le persone evase.
L’attacco è stato rivendicato dal gruppo dei talebani pakistani. Sembra che un paio di settimane fa fosse circolata un’allerta, da parte dell’intelligence, su una possibile azione contro il carcere. I responsabili della prigione hanno spiegato che non si aspettavano che l’attacco potesse avvenire in tempi così rapidi.
La gestione della sicurezza in Pakistan continua a essere un serio problema per il governo, che non riesce ad arginare le violenze e gli attacchi esplosivi. Nelle ultime settimane ci sono stati diversi attentati e non è la prima volta che sono organizzati attacchi contro le prigioni per liberare militanti talebani. In passato molti gruppi avevano organizzato sequestri per effettuare scambi di prigionieri con il governo, ora la loro strategia sembra essere cambiata e diventata più violenta.