In Giappone ha vinto il centrodestra
La coalizione del primo ministro Shinzo Abe ha ottenuto la maggioranza anche nella Camera alta, mettendo fine dopo sei anni a una situazione di stallo
La coalizione di centrodestra dell’attuale primo ministro giapponese Shinzo Abe ha vinto le elezioni per il rinnovo della metà della Camera dei Consiglieri, la camera alta del Parlamento. Il Partito Liberal Democratico (Jimintō, LDP) di Abe e i suoi alleati del New Komeito (di centro) hanno infatti ottenuto rispettivamente 65 e 11 seggi su 121. La principale formazione di opposizione, il Partito Democratico del Giappone (Minshutō, DPJ, di centrosinistra), ha ottenuto solo 17 seggi, meno della metà di quelli che aveva in precedenza.
Con questo risultato Abe si assicura la maggioranza assoluta nell’assemblea che finora era controllata dalle opposizioni (la sua coalizione aveva già 59 seggi che non sono stati rinnovati con il voto di ieri), ponendo fine a una situazione di stallo politico che rischiava di ostacolare le riforme economiche avviate nei mesi scorsi. Il suo ambizioso programma economico, ribattezzato dai media Abenomics, prevede una serie di liberalizzazioni e un’ampia concessione di credito – raddoppiando la quantità di moneta in circolazione – con l’obiettivo di rilanciare i consumi e ottenere un’inflazione del 2 per cento nell’arco di due anni. «È un voto per la stabilità e le politiche economiche», ha detto Abe commentando in un’intervista alla televisione NHK.
La camera alta del Parlamento giapponese viene rinnovata per metà ogni tre anni. Il sistema parlamentare giapponese è asimmetrico: rispetto alla Camera dei Consiglieri, la Camera dei Rappresentanti – la camera bassa, dove il Partito Liberal Democratico ha la maggioranza – ha maggiori poteri: se le due camere esprimono posizioni diverse in materia di trattati internazionali, bilancio o designazione del primo ministro, prevale la Camera dei Rappresentanti. I membri eletti alla Camera dei Consiglieri devono avere almeno 30 anni e rimangono in carica per 6 anni, due in più rispetto ai membri della Camera dei Rappresentanti.
L’affluenza alle urne è stata piuttosto bassa, del 52,61 per cento e di 5 punti percentuali in meno rispetto alle elezioni per la camera alta del 2010, nonostante ai candidati e ai partiti fosse stato consentito per la prima volta l’uso di Internet e dei social network per la campagna elettorale. Il partito di Abe ha sfruttato meglio questa occasione, creando una squadra per la campagna elettorale online e sviluppando un’applicazione apposita per smartphone e tablet. Pochissimi altri candidati hanno invece investito con decisione su Internet. Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia di stampa Kyodo, per il 75 per cento degli elettori l’uso di Internet non ha avuto alcun impatto sul risultato del voto, percentuale che ha raggiunto l’85 per cento tra chi ha più di 60 anni: «Il problema è che la maggior parte dei votanti è anziana, e la partecipazione di chi ha meno di 30 anni è al di sotto del 30 per cento», ha spiegato Hiroshi Hoshi, analista politico del quotidiano Asahi Shimbun. La campagna elettorale è stata dunque per la maggior parte condotta in modo tradizionale, con comizi e strette di mano.
Foto: il primo minister giapponese Shinzo Abe,
Tokyo, 21 luglio 2013 (KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)