Milano, Dolce & Gabbana chiudono negozi per protesta con Comune
Milano, 19 lug. (LaPresse) – Gli stilisti Dolce & Gabbana hanno deciso di chiudere tutti i loro negozi a Milano e il loro ristorante Gold in piazza Risorgimento in segno di protesta contro il Comune. A suscitare l’indignazione dei due stilisti sono state le parole dell’assessore al Commercio Franco D’Alfonso che ieri a margine di un’intervista ha detto: “Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale”. Il riferimento è alla recente condanna in primo grado inflitta ai due stilisti il 19 giugno per omessa dichiarazione fiscale ai fini di evadere le imposte.
Immediata la reazione molto dura di Stefano Gabbana che su Twitter che ieri aveva scritto: “Comune fate schifo”.
Oggi sulle vetrine dei punti vendita della griffe è comparso il cartello: “Chiuso per indignazione. Closed for indignation” a beneficio dei clienti italiani e stranieri a caccia di saldi. Molti i clienti curiosi che si sono fermati davanti alle vetrine, stupiti dalla protesta. Tanti si sono fermati a leggere anche un articolo dei giorni scorsi, dal titolo ‘Il Comune chiude le porte a D&G’.
A metà mattinata, una nota dell’ufficio stampa della griffe ha spiegato che: “Tutte le attività nella città di Milano, comprese l’edicola di via della Spiga 2, il Martini Bar, il barbiere e il Gold in via Risorgimento resteranno chiuse”. Nessun dettaglio, invece, sulla durata della protesta. Nessun commento da parte di palazzo Marino.
Alle parole dello stilista su Twitter hanno fatto seguito numerosi commenti degli stessi utenti del social network, che si sono schierati a favore o contro, così come dell’ambiente politico della città. Lo stesso D’Alfonso ha precisato che la sua “non è un’opinione dell’amministrazione” e che ha “l’assoluto rispetto del principio costituzionale della presunzione di innocenza”. Anche il sindaco di Milano Pisapia non ha potuto non intervenire, sottolineando che “la battuta dell’assessore è stata improvvida, ma la reazione di Stefano Gabbana è stata ingenerosa”. “Ho sempre ritenuto – ha aggiunto Pisapia – che la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva sia uno dei principi fondanti di ogni democrazia. Principio che, per quanto mi riguarda, vale per tutti e dunque anche per Domenico Dolce e Stefano Gabbana”.
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