Detroit è fallita
È sommersa dai debiti e dovrà fare molti, e dolorosi, tagli: è il più grande fallimento di una città nella storia degli Stati Uniti
Rick Snyder è il governatore del Michigan (Stati Uniti), è un repubblicano di 54 anni ed è alla guida dello stato, alquanto disastrato dalla crisi economica, dal 2011. Giovedì 18 luglio ha caricato un video sul sito ufficiale del governatore, annunciando in modo chiaro e netto che: “Detroit è al verde”. Dopo anni molto difficili a causa della crisi economica, che ha colpito duramente la sua industria dell’auto, gli amministratori della città hanno deciso di dichiarare fallimento e di chiedere quindi aiuto al governo federale per rimettere in sesto i propri conti. Detroit è la città principale del Michigan e la 18esima per grandezza negli Stati Uniti, per questo il suo fallimento è visto con preoccupazione dagli analisti, che prevedono molti altri anni di difficoltà economiche per l’amministrazione locale e per i suoi cittadini.
Il Wall Street Journal, e molti altri giornali statunitensi, parlano del più grande fallimento di una città nella storia degli Stati Uniti. Detroit ha un passivo di 18 miliardi di dollari e saranno necessari molti mesi per ristrutturare il suo debito. Il piano prevede la vendita di diverse proprietà cittadine e il taglio di bonus per i suoi lavoratori e pensionati, compreso un taglio alle 20mila pensioni dei dipendenti comunali.
La Casa Bianca ha fatto intendere che per ora non è previsto l’invio di denaro dal livello federale per ripianare i debiti di Detroit. Indirettamente, la città aveva già beneficiato in passato degli aiuti federali, quando la prima amministrazione di Barack Obama aveva stanziato fondi per 80 miliardi di dollari per salvare General Motors e Chrysler dal fallimento. Entrambe le società hanno diversi stabilimenti nell’area di Detroit per la costruzione dei loro veicoli.
Da quasi cinque anni, Detroit sta vivendo una crisi con pochi precedenti per una città di queste dimensioni. La sua popolazione ora è di 700mila persone, negli anni Cinquanta grazie alla massiccia presenza di industrie era di 2 milioni di persone. Dal 2000 al 2012, la popolazione è diminuita di un quarto. La crisi immobiliare e quella dell’auto degli ultimi anni hanno spinto decine di migliaia di persone a trasferirsi, gli introiti derivanti dalle tasse sono diminuiti e la città ha dovuto attivare prestiti ed emettere titoli per avere denaro da spendere.
Vivere a Detroit in questo periodo, del resto, non è per nulla semplice. Il livello di disoccupazione è triplicato in pochi anni ed è circa il doppio rispetto alla media nazionale del 7,6 per cento. Stando ai dati dell’ultimo censimento eseguito negli Stati Uniti, un abitante su tre di Detroit ha vissuto sotto la soglia di povertà tra il 2007 e il 2011. Il tasso di criminalità è tra i più alti degli Stati Uniti e la polizia, con scarse risorse, è poco efficiente: in media passano 58 minuti dal momento in cui viene chiamato il numero delle emergenze a quando una pattuglia arriva sul posto. Nel resto degli Stati Uniti la media è di 11 minuti. Le indagini sui crimini sono risolte solo nell’8,7 per cento dei casi, contro una media nello stato del Michigan del 30,5 per cento.
La decisione di dichiarare fallimento in tribunale è stata presa in seguito all’impossibilità di risolvere le trattative con i proprietari dei titoli emessi dalla città, che non sono stati disponibili a soluzioni alternative per ristrutturare il debito al di fuori del tribunale. Il dirigente comunale incaricato di gestire l’emergenza lo ha riferito al governatore Snyder, che ha assunto la decisione finale. Di recente la città aveva già mancato il pagamento di 40 milioni di dollari per finanziare il proprio sistema pensionistico.