La lettera a Malala di un leader talebano
Che spiega le ragioni per cui è stata attaccata e le chiede di non collaborare con l'Occidente: «se ti avesse ferita un drone americano, avrebbero parlato tanto di te?»
Mercoledì 17 luglio, l’emittente televisiva britannica Channel4 News insieme con altri media ha diffuso il contenuto di una lettera scritta da Adnan Rashid, uno dei principali leader dei talebani pakistani, indirizzata a Malala Yousafzai, la giovane pakistana colpita alla testa e al collo da un colpo di pistola sparato da un talebano il 9 ottobre del 2012, mentre stava tornando a casa da scuola a Mingora, nella valle di Swat. Nella lettera, datata 15 luglio e inizialmente pubblicata online da un forum in lingua urdu, Rashid non si scusa direttamente con Malala, ma dice comunque che vorrebbe che l’attacco non fosse mai avvenuto.
La lettera è stata resa pubblica pochi giorni dopo il discorso tenuto da Malala durante l’Assemblea della gioventù delle Nazioni Unite, a New York. Il suo intervento, in cui aveva parlato soprattutto della condizione femminile nel suo paese, aveva raccolto un grande consenso ed era circolato molto online e sui principali media di tutto il mondo. Davanti all’assemblea, Malala aveva spiegato che “i libri e le penne sono le armi più potenti” e che “l’educazione è l’unica soluzione”. Parlando del suo attentato, si era anche rivolta direttamente ai talebani, chiarendo che “se pensavano di farci tacere con l’uso dei proiettili, non ci sono riusciti”.
Malala aveva 14 anni quando fu ferita dal colpo di pistola nel 2012. Tre anni prima si era fatta conoscere grazie a un testo in cui raccontava il caos in cui da tempo si trovava Mingora, luogo in cui si verificano molti combattimenti tra l’esercito pakistani e i talebani. Il testo, in cui erano anche descritti gli attacchi da parte di alcuni membri dei talebani contro le scuole femminili, fu pubblicato da BBC e trasmesso anche in Pakistan attraverso il servizio di news dell’emittente in lingua urdu.
Adnan Rashid è un ex ufficiale dell’aeronautica militare pakistana, accusato di essere coinvolto nell’organizzazione di un attentato contro l’allora presidente del Pakistan, Pervez Musharraf. Incarcerato, fu liberato lo scorso anno da un gruppo di talebani insieme con altri detenuti. Nella sua lettera di quattro pagine, Rashid dice di scrivere a titolo personale e non a nome del movimento di cui fa parte. Channel4 News lo ha raggiunto, ricevendo una conferma diretta sul fatto che il testo sia stato scritto da lui.
Rashid inizia la sua lettera spiegando a Malala di avere sentito per la prima volta notizie su di lei mentre si trovava in carcere, grazie al servizio di news BBC Urdu, quindi circa tre anni prima della sparatoria in cui rimase ferita. Dice che avrebbe voluto già scriverle all’epoca, per metterla in guardia su quanto potesse essere pericoloso condurre “attività anti-talebane”. Nei confronti di Malala sentiva un certo coinvolgimento perché entrambi appartengono alla stessa tribù pashtun, quella degli Yousufzai.
La lettera parla di un “incidente” e non di un attacco contro Malala, facendo intendere che si discute ancora molto se quanto accaduto sia stato giusto o sbagliato. Rashid spiega che i “talebani non ti hanno attaccata perché avevi deciso di frequentare una scuola o perché ti piace l’istruzione” e ricorda a Malala che “i talebani non sono contro l’educazione degli uomini o delle donne o delle ragazzine. I talebani sono convinti che tu stessi intenzionalmente scrivendo cose contro di loro, conducendo una campagna strisciante che screditava i loro sforzi per creare un sistema islamista”.
Secondo Rashid, i testi di Malala erano chiaramente “provocatorî”. La lettera prosegue chiarendo ulteriormente che alla base dell’attacco ci furono le attività della ragazza: “Ci sono migliaia di ragazze che sono andate a scuola prima e dopo l’insurrezione talebana nella valle di Swat, ti sei mai chiesta perché tu fossi l’unica nella loro lista???” In un altro passaggio fa riferimento al discorso di Malala alle Nazioni Unite: “Hai detto che la parola e la penna sono più potenti della spada, e che per questo motivo ti hanno attaccato”.
Rashid cita anche Thomas Babington Macaulay, politico britannico che nell’Ottocento cercò di diffondere l’inglese nell’India coloniale al posto delle lingue locali. Propose di organizzare un gruppo di interpreti “di origini indiane, ma dai gusti britannici” per favorire l’adozione della lingua e dei modi britannici in India. Coloro che cercavano di imporre le idee occidentali furono chiamati “figli di Macaulay”, in termine dispregiativo, dalla popolazione.
Per Rashid, Malala è una versione moderna dei figli di Macaulay. La sua battaglia per l’istruzione è vista come una copertura per imporre usi e costumi occidentali nel Pakistan. Rashid scrive nella lettera che le campagne e l’impegno di Malala sono un’arma usata contro i pakistani come lo sono i droni: “Te lo chiedo e spero tu sia onesta nel rispondermi: se fossi stata attaccata dagli Americani con un drone, il mondo avrebbe mai avuto notizie sui progressi della tua salute? Saresti stata chiamata la ‘figlia della nazione’? I media sarebbero andati in agitazione per te?”
La lettera si conclude con un invito a Malala a tornare a casa e ad adottare la cultura islamica e pashtun, entrando a fare parte di una madrassa femminile: “Usa la penna e rivela la cospirazione della piccola élite che vuole schiavizzare l’intera umanità”.
Secondo diversi osservatori, la lettera di Rashid è stata scritta per cercare di ridimensionare l’effetto mediatico del discorso di Malala presso le Nazioni Unite. La famiglia della ragazza ha confermato di essere venuta a conoscenza della lettera, ma di non volere rilasciare alcuna dichiarazione in merito.