Le proteste contro Rolling Stone per Tsarnaev
Contro la scelta di mettere in copertina l'attentatore della maratona è intervenuto anche il sindaco di Boston, alcuni rivenditori l'hanno rifiutata, e il giornale ha risposto (e cancellato un tweet)
Il leggendario quindicinale americano di musica, attualità e cultura giovanile Rolling Stone ha diffuso mercoledì la copertina del suo nuovo numero, che raffigura il giovane ceceno Dzhokhar Tsarnaev accusato con suo fratello (secondo le ricostruzioni investito e ucciso per errore da Dzhokhar nelle fasi concitate delle ricerche da parte della polizia) di avere preparato ed eseguito l’attentato terroristico alla maratona di Boston dello scorso 15 aprile. L’immagine della copertina, circolata molto su Internet, ha generato le proteste di molte persone che hanno giudicato la scelta una sorta di celebrazione dell’attentatore, e reazioni anche autorevoli si sono succedute per tutta la giornata di giovedì 17 luglio, fino all’intervento dello stesso sindaco di Boston e del direttore di Rolling Stone.
La copertina mostra una foto di Dzhokhar Tsarnaev che era stata già pubblicata da molti giornali in altre occasioni, e il titolo “The bomber”, seguito dal sommario che dice “Come uno studente promettente e popolare è stato tradito dalla sua famiglia, attratto dall’Islam radicale ed è divenuto un mostro”. Ma le reazioni indignate sono legate soprattutto al fatto che le copertine di Rolling Stone – per quanto il giornale si sia sempre occupato di attualità e politica – sono solitamente dedicate a personaggi del mondo della musica e non solo che vengono presentati come positivi ai lettori: non a fatti o eventi di attualità che possano essere buoni o cattivi. In più, l’immagine di Tsarnaev scelta è molto simile a quelle di tanti “belli e dannati” della storia del rock, e secondo le proteste potrebbe essere equivocato come un modello positivo di ribellione.
I commenti critici sono stati molto ripresi dai siti di news di tutto il mondo, e almeno due importanti catene di supermercati hanno annunciato che non ospiteranno sui loro scaffali le copie di Rolling Stone. A un certo punto è andato online l’irritato commento su Twitter di un direttore di Rolling Stone che diceva “Immagino che avremmo dovuto disegnare un cazzo sulla faccia di Dzhokhar”, poi cancellato. Più diplomaticamente, il giornale ha premesso al testo dell’articolo online una nota firmata dai direttori (nei giornali americani sono “editors”, direttori, molti ruoli che da noi sono definiti caporedattori o vicedirettori).
Siamo vicini alle vittime delle bombe alla maratona di Boston e i nostri pensieri sono sempre per loro e le loro famiglie. La storia di copertina che pubblichiamo questa settimana rientra nella tradizione del giornalismo e del continuo impegno di Rolling Stone alla copertura seria e meditata delle principali questioni politiche e culturali dell’attualità. Il fatto che Dzhokhar Tsarnaev sia giovane e abbia più o meno la stessa età di molti dei nostri lettori rende ancora più importante per noi prendere in esame la complessità della questione e cercare una comprensione più completa di come possa accadere una tragedia come questa.
In serata è intervenuto con una lettera molto dura anche il popolare sindaco di Boston – è in carica da vent’anni – Thomas Menino. Menino si rivolge a Jann Wenner, il fondatore ed editore di Rolling Stone, e scrive che «la vostra copertina del 3 agosto premia un terrorista con un trattamento da celebrità» e che per questo «riafferma il terribile messaggio che la distruzione fa guadagnare la fama agli assassini e alle loro “cause”». Il sindaco aggiunge che la scelta della copertina fa parte di «un’ovvia strategia di marketing» e che le persone che se la meritavano, invece di Tsarnaev, sono «i coraggiosi e forti sopravvissuti» insieme alle migliaia di persone che li hanno aiutati ad andare avanti dopo l’attentato.