Le elezioni in Giappone
Si vota domenica per il rinnovo della camera alta: i sondaggi dicono che vincerà il partito del primo ministro Shinzo Abe
Domenica 21 luglio si voterà in Giappone per il rinnovo di 121 dei 242 seggi della Camera dei Consiglieri, la camera alta del parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati dall’agenzia Kyodo News, la coalizione guidata dal partito liberaldemocratico (Jimintō, LDP) dell’attuale primo ministro Shinzo Abe potrebbe ottenere più di 70 seggi mentre il principale partito di opposizione, il Partito democratico (Minshutō, DPJ), non dovrebbe superare i 44.
Se i numeri dei sondaggi verranno confermati, Abe avrà la maggioranza in entrambi i rami del parlamento, dopo averla ottenuta alla Camera dei Rappresentanti, la camera bassa, alle elezioni del 16 dicembre scorso: in quell’occasione contro l’allora primo ministro Yoshihiko Noda, leader del Partito democratico (Minshutō, DPJ) che aveva ottenuto nel 2009 la maggioranza alla camera bassa dopo cinquant’anni di governo dei liberaldemocratici, si era presentato, vincendo, il nazionalista Shinzo Abe, già primo ministro per un anno tra il 2006 e il 2007. Se Abe riuscisse a controllare anche la camera alta, potrebbe mettere fine alla situazione di stallo politico che si è creato per circa 7 mesi, sfruttando molta più libertà di azione.
Rispetto alla Camera dei Rappresentanti, la Camera dei Consiglieri ha maggiori poteri. Il sistema parlamentare giapponese è asimmetrico: se ad esempio le due camere si trovano in disaccordo sull’approvazione di una proposta di legge, la camera bassa può approvare il provvedimento autonomamente se ottiene la maggioranza dei due terzi dei propri membri. Inoltre, ha il potere di approvare il bilancio e ratificare i trattati internazionali, oltre a quello di eleggere il Primo ministro; questi può anche decidere di scioglierla direttamente, com’è capitato spesso negli ultimi decenni.
Sulla sconfitta di Yoshihiko Noda e del Partito democratico alle ultime elezioni di dicembre aveva pesato una legge che raddoppiava le imposte sui consumi, oltre che le posizioni molto discusse prese dal governo sull’energia nucleare dopo il disastro di Fukushima: dopo aver sospeso tutti i reattori del paese – accontentando le richieste dell’opinione pubblica – Noda li aveva progressivamente rimessi in funzione, dimostrandosi, a detta di molti, ondivago e indeciso. Il suo governo era stato criticato molto anche per non essere riuscito ad affrontare con risultati soddisfacenti la crisi economica che aveva colpito il Giappone dopo lo tsunami e il terremoto dell’11 marzo 2011.
Il programma di Shinzo Abe, ribattezzato dai media internazionali Abenomics, prevede una serie di liberalizzazioni e la lotta alla deflazione – che è il contrario dell’inflazione -, fenomeno economico che ha colpito il paese a partire dagli anni Novanta. Il piano di Abe ha l’obiettivo di rilanciare la spesa e la concessione di credito in un’economia che soffre da vent’anni di bassissima crescita, raddoppiando la quantità di moneta in circolazione e ottenendo un’inflazione del 2 per cento nell’arco di circa due anni.
Se non il risultato, la principale novità di queste elezioni è l’utilizzo di internet consentito ai candidati e ai partiti per la campagna elettorale. Finora, infatti, i candidati non potevano aggiornare il loro sito nel periodo ufficiale della campagna elettorale, né inviare messaggi ai potenziali elettori attraverso i social media. Lo scorso aprile questo divieto è stato abolito.