Universal crea una specie di crowdfunding per ristampare i vinili

Si chiama Vinyl Project e ristamperà degli album su richiesta degli utenti che si impegnano a comprarli

In this Sept. 20, 2012 photo, rows and rows of albums are seen at Rainbow Records in Barrington, Ill. Longtime owner John Thominet is a true vinyl junkie. Since his first purchase of “Surfin’ Safari” by The Beach Boys as a 9-year-old, he’s been hopelessly hooked on wax tracks. His store is jammed with thousands of LPs, new and used, a veritable candy store for record addicts. (AP Photo/Daily Herald, Bob Chwedyk) MANDATORY CREDIT, MAGS OUT
In this Sept. 20, 2012 photo, rows and rows of albums are seen at Rainbow Records in Barrington, Ill. Longtime owner John Thominet is a true vinyl junkie. Since his first purchase of “Surfin’ Safari” by The Beach Boys as a 9-year-old, he’s been hopelessly hooked on wax tracks. His store is jammed with thousands of LPs, new and used, a veritable candy store for record addicts. (AP Photo/Daily Herald, Bob Chwedyk) MANDATORY CREDIT, MAGS OUT

Uvinyl, la divisione della casa discografica Universal che si occupa della vendita dei dischi in vinile, ha lanciato il 10 luglio Vinyl Project, un progetto con cui si impegna a ristampare in vinile alcuni album che raggiungeranno un numero sufficiente di prenotazioni sul suo sito. Fra gli album selezionabili molti sono di musica rock, e ce ne sono anche alcuni molto noti, come Disraeli Gears dei Cream, Mtv Unplugged dei Nirvana e Slowhand di Eric Clapton. La lista completa la potete trovare qui.

Universal ha detto che Vinyl Project sarà un servizio «crowdfunded», cioè finanziato direttamente dalle persone; in realtà, come ha spiegato Billboard, poiché gli album sono già usciti e spesso sono molto conosciuti, manca lo spirito di «mecenatismo» tipico del crowdfunding, che spesso mira a finanziare artisti poco o per nulla conosciuti, oppure a dare fiducia a nuovi progetti di artisti già noti.

Nel febbraio del 2013 un impiegato della Ninja Tune, una casa discografica indipendente inglese, aveva già creato Beat Delete, una piattaforma con un meccanismo simile grazie al quale gli utenti si impegnano a comprare un disco ristampato appositamente. Beat Delete era stato creato anche in seguito all’incendio di un deposito della Sony nell’agosto 2011, nel quale bruciarono anche moltissime copie invendute di dischi di gruppi indipendenti, che le case discografiche che li avevano prodotti non avevano alcun interesse economico a ristampare.

foto: AP Photo/Daily Herald, Bob Chwedyk