Sudan, dopo richieste arresto presidente al-Bashir lascia Nigeria
Abuja (Nigeria), 16 lug. (LaPresse/AP) – Il presidente del Sudan Omar al-Bashir ha lasciato la Nigeria in seguito alle richieste di un suo arresto. Lo riferisce un diplomatico sudanese, che non ha voluto fornire il suo nome, spiegando ad Associated Press che al-Bashir è partito ieri alle 15 ora locale, a meno di 24 ore dal suo arrivo in Nigeria, nel pieno del summit di due giorni dell’Unione africana che sarebbe dovuto terminare oggi. Tuttavia, la fonte nega che la partenza sia direttamente collegata alle richieste di arresto.
Ieri il Socio-Economic Rights and Accountability Project, gruppo che riunisce attivisti per i diritti civili e avvocati per i diritti umani, ha chiesto alla Nigeria di arrestare al-Bashir e consegnarlo alla Corte penale internazionale, affinché venga processato per crimini di guerra in Darfur. Il presidente del Sudan, accusato anche di genocidio, era arrivato in Nigeria domenica con gli onori militari e con un’accoglienza di prim’ordine, per partecipare a un summit sulla salute dell’Ua.
Il portavoce di al-Bashir ha spiegato ad Associated Press che il presidente del Sudan è giunto in Nigeria per partecipare al vertice e non su invito del governo nigeriano. La decisione della Nigeria di permettergli di arrivare, ha aggiunto, è in linea con i dettami dell’Unione africana. Al summit prendono parte otto altri Paesi africani, tra cui il Kenya, che ha respinto al-Bashir. Sudafrica, Malawi, Uganda, Kenya, Zambia e Repubblica Centrafricana, specifica l’avvocato per i diritti umani Chino Obiagwu, che guida la coalizione nigeriana alla Cpi, hanno detto chiaramente che “al-Bashir sarà arrestato” in caso arrivasse “sul loro territorio”.
In passato la Nigeria è stata costretta a consegnare un personaggio ricercato a livello internazionale, l’ex presidente della Liberia Charles Taylor. Nel 2003 quest’ultimo fu spinto a dimettersi, mentre il governo nigeriano gli promise un rifugio sicuro. Ma quando la nuova presidente Ellen Johnson Sirleaf chiese la sua estradizione nel 2006, la Nigeria cadde sotto le pressioni internazionali e consegnò l’ex capo di Stato. Taylor è stato poi condannato a 50 anni di carcere dalla Cpi, non per reati commessi nel suo stesso Paese, ma per i crimini di guerra e contro l’umanità nella vicina Sierra Leone.