Usa, manifestazioni contro l’assoluzione di George Zimmerman. A New York occupata Times Square
New York (New York, Usa), 15 lug. (LaPresse/AP) – Manifestazioni in tutti gli Stati Uniti, da New York alla California, per protestare contro l’assoluzione del vigilante George Zimmerman, che una giuria della Florida ha dichiarato non colpevole dell’omicidio del 17enne afroamericano Trayvon Martin. Da New York a San Francisco, da Los Angeles a Philadelphia a Chicago centinaia di persone hanno sfilato nella notte per le strade per chiedere giustizia per un’uccisione che molti ritengono di matrice razziale, dopo che ieri marce di protesta si erano già tenute a Tallahassee in Florida, a Milwaukee, a Washington, New York e Atlanta. A New York i manifestanti hanno bloccato la trafficata Times Square per circa un’ora. E mentre si teme il riesplodere di un nuovo caso Rodney King, che diede il via alla rivolta dei neri di Los Angeles nel 1991, Barack Obama si è intervenuto dicendo che la morte di Trayvon è stata una tragedia per l’America, ma invitando a una calma riflessione e ricordando che “una giuria si è pronunciata”. Intanto il governo Usa ha fatto sapere che sta valutando se avviare un procedimento federale a carico di Zimmerman.
ZIMMERMAN ASSOLTO. L’assoluzione di Zimmerman è stata decisa da una giuria di sei giudici, tutte bianche tranne una, al termine di oltre 15 ore di camera di consiglio in isolamento. I giurati hanno considerato quasi tre settimane di testimonianze contrastanti su un nodo centrale, cioè chi fosse l’aggressore. Nessuno dei 56 testimoni aveva visto in modo preciso l’accaduto. Ha vinto dunque la strategia difensiva, che ha sempre puntato sulla tesi dell’autodifesa, sostenendo che il ragazzo abbia dato un pugno al vigilante, facendolo cadere e poi sbattendogli la testa contro un marciapiede di cemento. A quel punto Zimmerman avrebbe sparato. Per i procuratori, invece, Zimmerman è un bugiardo.
BASE LEGALE DELLA SENTENZA. La base legale della decisione sta nelle 27 pagine di istruzioni date dal tribunale ai giurati, in base alle quali Zimmerman non andava ritenuto colpevole non solo se era provato che rischiava effettivamente danni fisici, e quindi aveva agito in autodifesa, ma anche se semplicemente pensava di essere a rischio. Secondo il documento andava provata la colpevolezza “oltre ogni ragionevole dubbio”, e le versioni contrastanti dei testimoni hanno sollevato diversi dubbi a proposito del fatto che Zimmerman fosse o meno giustificato a sparare. Zimmerman è stato liberato e non trascorrerà più giorni dietro le sbarre, ma non è chiaro dove si trovi. L’ondata di rabbia nei suoi confronti è di talmente grande portata che al momento è probabile che si stia nascondendo.
CORTEI DA NY A LOS ANGELES, OCCUPATA TIMES SQUARE. In tutto il Paese è stata una notte di proteste, da New York alla California. Nella Grande mela in centinaia hanno marciato per le vie di Manhattan, e passando per Union Square si sono riversati a Times Square, dove hanno bloccato il traffico per oltre un’ora. ‘Giustizia per Trayvon Martin’, cantavano i dimostranti. A Los Angeles la polizia ha disperso una delle proteste e ha poi chiuso alcune strade, cosa successa anche a San Francisco, dove alla marcia c’erano circa 400 persone. A Los Angeles una persona è stata arrestata dopo che alcuni gruppi si sono staccati dalla marcia pacifica lanciando sassi e batterie contro gli agenti. Cortei anche a Chicago e Philadelphia. La prima manifestazione si era tenuta poche ore dopo la sentenza a Oakland, in California, dove erano state bruciate bandiere degli Stati Uniti e i dimostranti avevano danneggiato alcuni edifici.
DIMOSTRANTI CHIEDONO NUOVE ACCUSE PER ZIMMERMAN. Dai manifestanti e dalla National Association for the Advancement of Colored People (Naacp), gruppo per la tutela dei diritti civili, giungono ripetuti appelli a presentare accuse federali contro Zimmerman per violazione dei diritti civili. Cosa contestano i manifestanti lo spiega una di loro durante il corteo di New York, Jennifer Lue, 24 anni. “La sentenza può essere legale, ma un sistema che non tiene conto di quanto è successo è un sistema legale che non funziona”, spiega.
GOVERNO USA VALUTA PROCEDIMENTO FEDERALE. Dopo l’assoluzione il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato che sta valutando il caso dell’omicidio di Trayvon Martin per determinare se ci siano gli elementi perché i procuratori federali presentino delle accuse per violazione di diritti civili. Il dipartimento aveva aperto un’indagine sulla morte di Trayvon l’anno scorso, ma si era fatto da parte per permettere che andasse avanti il procedimento a livello dello Stato della Florida.
L’OMICIDIO. Il 26 febbraio del 2012 Trayvon Martin, che di solito viveva a Miami, si trovava a Sanford, in Florida, per fare visita alla sua famiglia. Era appena uscito da un negozio dopo aver acquistato un pacco di caramelle e una lattina di the freddo, quando la guardia privata 29enne George Zimmerman lo ha avvicinato mentre faceva il giro di routine del quartiere. Pioveva, perciò per ripararsi Trayvon aveva tirato su il cappuccio della felpa. È per questo che fin dalle prime proteste i dimostranti hanno sfilato indossando cappucci e mostrando caramelle e the freddo, come quelle che Trayvon aveva in tasca quando è stato ucciso. Dalle telefonate al 911 emerge che Zimmerman dissee a un agente di polizia che il ragazzo gli sembrava sospetto; il poliziotto gli disse di lasciare perdere e smettere di seguire Trayvon, ma la guardia non lo ascoltò. Secondo la versione data da Zimmerman, il ragazzo lo avrebbe aggredito e lui avrebbe agito per legittima difesa. È un fatto, comunque, che Trayvon Martin era disarmato.
GLI INTERVENTI DI OBAMA. Dopo l’omicidio Obama era intervenuto sul caso. “Quando penso a questo bambino penso ai miei figli” aveva detto, aggiungendo che “se avessi avuto un figlio sarebbe stato somigliante a Trayvon”. Oggi Obama è tornato a pronunciarsi. La morte di Trayvon Martin è stata una tragedia per l’America, ha detto, chiedendo poi a tutti gli americani di rispettare l’invito alla riflessione calma. “So che questo caso ha sollevato forti passioni”, afferma Obama, “e sull’onda della sentenza so che queste passioni potrebbero anche crescere, ma siamo un Paese basato sulle leggi e una giuria si è pronunciata”. La Casa Bianca diffonde raramente risposte formali all’esito dei processi che non coinvolgono direttamente il presidente o il governo federale. Nonostante Obama abbia detto che la sentenza dovrebbe far sorgere una discussione sulla regolamentazione delle armi, è improbabile che usi il processo come spunto per riavviare il pressing per la riforma sulle armi. Le misure che aveva presentato dopo la strage alla scuola di Newtown dello scorso dicembre, infatti, non sono state approvate dal Senato.
SI TEME NUOVO CASO RODNEY KING. Il caso ha inoltre rievocato alla memoria quello di Rodney King, il cui pestaggio diede il via alla rivolta dei neri di Los Angeles nel 1991. Rodney King fu fermato per eccesso di velocità nel marzo del 1991 da quattro agenti di polizia, che lo picchiarono. Un passante riprese però il pestaggio in un video, che fece presto il giro del mondo. Un anno dopo gli agenti furono assolti, provocando una rivolta dei neri nella quale morirono 55 persone e oltre duemila restarono ferite. Ora si teme una nuova rivolta e per questo sono giunti subito appelli da parte dei leader per i diritti civili, come Al Sharpton e il reverendo Jesse Jackson. Il sistema legale “non ha fatto giustizia”, ha detto Jackson, aggiungendo però che la violenza non è la risposta. La polizia e l’amministrazione di Sanford, il sobborgo di Orlando in cui avvenne l’omicidio, e di altre zone della Florida hanno dato il via a misure di sicurezza, nel timore di proteste di massa e disordini.