In Bhutan ha vinto l’opposizione
Le seconde elezioni democratiche della storia del paese si sono concluse ieri, dopo una campagna elettorale centrata sui rapporti con l'India e la Cina
di Matteo Miele – @matteomiele
Il Bhutan, l’ultimo regno himalayano, si affida all’alternanza. Con una certa sorpresa il PDP (People’s Democratic Party), guidato dal suo presidente, il quarantasettenne Tshering Tobgay, ha vinto le seconde elezioni democratiche nella storia del paese, conquistando l’Assemblea Nazionale, la camera bassa del Parlamento bhutanese. Le votazioni si sono tenute sabato 13 luglio. Cinque anni fa il PDP era stato invece rovinosamente sconfitto, conquistando appena 2 seggi su 47. Allora, tutti gli altri seggi andarono al DPT (Druk Phuensum Tshogpa) di Jigmi Y Thinley, che diventò così primo ministro.
Questa volta il PDP ha ottenuto ben 32 seggi e ne ha lasciati soltanto 15 al DPT, che è passato così all’opposizione. Nelle elezioni del 2008 erano presenti solo due partiti, gli stessi che oggi ritornano in parlamento. Quest’anno, con quattro partiti in campo, è stato necessario fare due turni. Al primo turno il DPT aveva ottenuto il 44,5 per cento, mentre il PDP il 32,5 per cento.
Evidentemente buona parte dei voti degli altri due partiti che non sono riusciti ad accedere al secondo turno, il Druk Nyamrup Tshogpa (DNT) ed il Druk Chirwang Tshogpa (DCT), sono ora confluiti sul People’s Democratic Party, ribaltando così il risultato di un mese e mezzo fa. A confermare questa ipotesi ci sono anche diversi casi di candidati dei due partiti sconfitti al primo turno e che si sono presentati, a questo secondo turno, nelle file del PDP. Uno di questi dovrebbe anche diventare ministro.
La campagna elettorale
Alcuni giorni fa, nel pieno della campagna elettorale, basata in buona parte sul grado di vicinanza dei partiti rispetto a Nuova Delhi, era stata diffusa, su alcuni media stranieri, la notizia di soldati cinesi entrati in Bhutan. Circa tre mesi fa qualcosa di simile era accaduta in Ladakh, regione a maggioranza buddhista tibetana all’interno dell’India. Il PDP nel suo programma elettorale aveva chiarito con fermezza l’importanza di mantenere salda l’antica amicizia con l’India che risale ai tempi del Raj britannico, quando il Bhutan, stato indipendente, aveva firmato un trattato che lo legava politicamente al Londra. Un’amicizia che poi è proseguita anche dopo l’indipendenza indiana degli anni Quaranta.
Allo stesso tempo, l’ex opposizione aveva accusato il primo ministro uscente di non voler fare altrettanto. Forse dunque, tra le altre cose che hanno influenzato il voto, è passata anche l’idea che la conferma di Jigmi Y Thinley alla guida del governo avrebbe incrinato i rapporti tra il Regno e l’India, cosa che però era stata chiaramente smentita in televisione dal primo ministro. Il Bhutan non ha relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare cinese (né con la Repubblica di Cina – Taiwan), ma lo scorso agosto Fu Ying, viceministro degli Esteri cinese, si era incontrata a Thimphu con il primo ministro bhutanese, poche settimane dopo il primo incontro tra Jigmi Y Thinley e Wen Jiabao a Rio de Janeiro.
Da diversi anni la Cina, che cerca di costruire una sua propria identità di potenza mondiale, tenta di “assediare”, da un punto di vista geopolitico, l’India democratica. Il Bhutan però, sempre indipendente nel corso della sua storia secolare, con una popolazione in larghissima parte composta da buddhisti tibetani e induisti e con un sistema economico, commerciale e di infrastrutture strettamente legato all’India, è l’obiettivo più difficile rispetto agli obiettivi cinesi in Asia meridionale.
Più nel concreto, un altro fattore che certamente non ha favorito il partito di governo è stato il forte aumento del prezzo del gas e del cherosene in queste ultime settimane.
L’autore desidera ringraziare l’amico Namkha Wangdi per i continui aggiornamenti dal Bhutan.