Il rapimento di Paul Getty
Era il nipote dell'uomo più ricco del mondo e venne rapito dalla 'ndrangheta a Roma nel 1973, con un episodio macabro che si ricordano tutti
Il 10 luglio 1973, John Paul Getty III, nipote dell’uomo che era stato il più ricco al mondo, venne rapito a piazza Farnese a Roma. Fu un caso che per cinque mesi rimase sulle prime pagine di tutti i giornali italiani e culminò in un gesto macabro destinato a rimanere per molto tempo nell’immaginario comune: i rapitori tagliarono l’orecchio destro dell’ostaggio – che aveva 16 anni – e lo inviarono a un giornale per convincere la famiglia a pagare il riscatto.
John Paul Getty III
Una battuta che circolava ai tempi del rapimento diceva che i rapitori sapevano dove trovare i soldi meglio dell’anagrafe tributaria. Paul Getty, infatti, non dava l’impressione di appartenere a una delle famiglie più ricche del mondo. Nell’estate del 1973 aveva 16 anni ed era da poco stato espulso dalla scuola privata dove studiava, a Roma. I giornali lo descrissero come «un giovane bohémien» che frequentava nightclub, manifestazioni di sinistra e faceva una vita da hippie. Apparentemente, per guadagnarsi da vivere, vendeva per strada piccoli gioielli o dipinti creati da lui, e faceva la comparsa cinematografica a Cinecittà.
A Roma Paul Getty viveva con la madre, Gail Harris. Il padre, John Paul Getty Junior, dopo aver diretto per anni la divisione italiana dell’azienda petrolifera di famiglia, aveva abbandonato tutto per girare l’Europa con la sua nuova moglie. Il nonno era John Paul Getty, fondatore e proprietario della Getty Oil. Quando il rapimento di Paul arrivò su tutte le prime pagine, i giornali dell’epoca descrissero suo nonno come un uomo riservato ed estremamente avaro. Nel 1966 il Guiness dei primati lo aveva nominato uomo più ricco del mondo.
Il rapimento
La notte del 10 luglio 1973 il giovane Paul Getty non tornò a casa. Dopo due giorni sua madre ricevette una telefonata dai rapitori che le chiedevano 17 milioni di dollari per liberare suo figlio. Quando andò a denunciare il rapimento la polizia non le credette e non le credette nemmeno il nonno di Paul. Lei stessa raccontò che quando al telefono gli chiese di pagare il riscatto, il nonno di Paul le rispose: «Vai a cercare i soldi a Londra», dove all’epoca, viveva il padre di Paul.
Nei primi giorni del sequestro la polizia, la stampa e gran parte della famiglia di Paul Getty sospettarono che il rapimento fosse uno scherzo oppure un trucco: un finto rapimento per ottenere dei soldi dal nonno. Con il passare dei giorni i rapitori chiamarono molte altre volte. Arrivò una lettera di Paul in cui pregava la madre di trovare i soldi per il riscatto, altrimenti sarebbe stato ucciso, e arrivò anche una minaccia di inviare alla famiglia un dito del ragazzo, per provare che fosse ancora vivo.
Lentamente, anche la stampa cominciò a dare credito alla tesi del rapimento. In particolare Il Messaggero, il quotidiano di Roma che all’epoca si occupava molto di cronaca, cominciò a dare all’evento una copertura sempre maggiore. Il vecchio Getty continuò a rifiutarsi di pagare. Disse che aveva 14 nipoti e che se avesse pagato «anche un solo penny» prima o poi sarebbero stati rapiti tutti.
Anche la polizia ormai credeva alla storia del rapimento. I rapitori chiamarono ancora molte volte la madre di Paul, abbassando continuamente la cifra richiesta. In qualche modo vennero identificati come un gruppo di calabresi e si sospettò che fossero legati alla ‘ndrangheta. Vennero organizzate massicce operazioni di polizia sui monti della Sila, in Calabria, per cercare di localizzare il nascondiglio.
Dopo tre mesi al Messaggero arrivò una busta piena di sangue che conteneva l’orecchio destro di Paul Getty. Ad accompagnare la busta, i rapitori avevano scritto una lettera in un italiano sgrammaticato:
Signore direttore,
questa è la promessa che vi abbiamo fatto. Da oggi in avanti tutto quello che vi diciamo sarà fatto cioè questo è il primo orecchio di Paul fate gli accertamenti se è suo e se entro dieci giorni la famiglia pensa ancora che è una burla fatta da lui gli arriva anche l’altro in poche parole gli arriva tutto a pezzettini perché la famiglia di Paul da tre mesi ci prende in giro dicendo che non già soldi per pagare
Dopo l’orecchio arrivarono al quotidiano Il Tempo di Roma quattro fotografie che mostravano Paul Getty con l’orecchio amputato, ma ancora vivo: le immagini e la storia fecero un’impressione fortissima sull’opinione pubblica di allora e sull’immaginario collettivo. Divenne forse l’episodio più memorabile del periodo dei sequestri a fini di riscatto in Italia. Nel frattempo la richiesta di riscatto era stata abbassata a 3 milioni dollari. Il nonno decise di pagare. A quanto si è detto, John Paul Getty pagò personalmente 2,2 milioni di dollari, mentre il padre di Paul pagò il resto, 800 mila dollari, ottenendoli in in prestito dal nonno che gli chiese un’interesse del 4 per cento.
Dopo il rapimento
Paul Getty venne liberato il 15 dicembre del 1973, dopo 5 mesi di prigionia. Fu ritrovato in una stazione di servizio a Lauria, in provincia di Potenza. Poco tempo dopo il suo rilascio, la madre gli disse di chiamare il nonno per ringraziarlo di aver pagato il riscatto. John Paul Getty I rifiutò di parlargli al telefono.
Dopo la liberazione, Paul raccontò che i rapitori si erano preparati con molta cura all’operazione del taglio dell’orecchio e che non sembravano entusiasti di doverlo fare. Avevano comprato diverse medicine e gli avevano preparato una cena a base di bistecche: «Ero pietrificato. La cosa peggiore fu il rumore, come di un foglio di carta che si strappa. Non ci fu dolore, né tanto sangue. Tutti dicevano: “Sei coraggioso”».
Nove persone vennero arrestate per il suo rapimento. Due furono condannate, ma le altre sette, tra cui alcuni boss della ‘ndrangheta che sarebbero stati condannati per altri reati anni dopo, furono rilasciate per mancanza di prove.
Paul Getty lasciò quasi subito l’Italia, si sposò con una fotografa tedesca e andò a vivere a New York, dove per qualche tempo frequentò il gruppo di Andy Warhol. Nel 1981 un’overdose di valium e metadone gli procurò un infarto che lo lasciò paralizzato e quasi cieco. Paul Getty morì nel 2011 nel Regno Unito, a 54 anni, dopo una lunga malattia.
Foto: Graham Morris/Evening Standard/Getty Images