Mario Monti critica il Corriere della Sera
Ha chiesto su Facebook che i suoi editorialisti si occupino meno di «cosa 'sta dietro' a ciò che viene detto o fatto»
Lunedì 8 luglio Mario Monti ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook un post nel quale, oltre a spiegare le ragioni di alcune recenti iniziative politiche di Scelta Civica, ha criticato il Corriere della Sera e alcuni suoi editorialisti, spiegando che «non riescono ad uscire mentalmente [dalla prima e dalla seconda repubblica] benché ne invochino di continuo il superamento».
Monti ha anche chiesto che i commentatori politici si occupino maggiormente di «che cosa viene detto o fatto, e un po’ meno di speculare su che cosa ‘sta dietro’ a ciò che viene detto o fatto». Il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha risposto ironicamente su Twitter al post di Monti, il quale da molti anni è a sua volta editorialista del Corriere della Sera.
Domenica 30 giugno ho scritto che, secondo Scelta Civica, “il Governo Letta deve e può proporsi come orizzonte l’intero quinquennio della legislatura”. La coalizione che lo sostiene è però “affetta da crescente ambiguità”, sia perché i due maggiori partiti (PD e PdL) hanno in questa fase, al loro interno, questioni di leadership e di linee politiche contrastanti, sia perché si ha l’impressione che una parte del PdL, pur appoggiando il governo, lo intenda sostanzialmente come un taxi, da usare per la consegna celere, a carico dello Stato, di ciò che il partito aveva promesso in campagna elettorale.
Il contenuto della mia nota e il suo titolo (“Al Governo serve un contratto di coalizione. Mettere l’esecutivo al riparo dalle possibili insidie provenienti dai travagli dei partiti”) indicavano chiaramente il nostro intento: dare maggiore “solidità e slancio riformatore al Governo”. Poche ore dopo, i Capigruppo di Scelta Civica al Senato, Gianluca Susta, e alla Camera dei Deputati, Lorenzo Dellai, scrivevano al Presidente del Consiglio per sollecitare un incontro ad hoc della maggioranza.
Vorrei fare, a questo punto, due osservazioni, una sulla sostanza di questa iniziativa politica di Scelta Civica, l’altra sul modo in cui alcuni commentatori l’hanno presentata ai loro lettori.
Sul piano della sostanza, tutto è stato lineare e positivo. Il Presidente Letta ha accolto la nostra sollecitazione convocando la riunione con una tempestività che ho molto apprezzato. Essa ha avuto luogo giovedì (4 luglio). A giudizio di tutti ha apportato al Governo una prospettiva di lavoro più concreta e più orientata al medio termine. Sono state decise modalità per la definizione di un accordo di coalizione, più articolato e specifico delle dichiarazioni programmatiche presentate alle Camere il 29 aprile. Inoltre, rappresentanti dei partiti della maggioranza lavoreranno fin d’ora con il Governo per mettere a punto il programma per la presidenza italiana dell’Unione Europea (secondo semestre 2014).
Siamo lieti che l’iniziativa di Scelta Civica abbia avuto un riscontro immediato e costruttivo. Questo ci incoraggia a contribuire con energia e con le nostre competenze ai lavori del Governo e della maggioranza. Effettueremo anche un monitoraggio attento sull’attuazione da parte del Governo di quanto si è convenuto nella riunione.
Che la nostra iniziativa non intendesse destabilizzare o indebolire l’esecutivo, né servire la “ragione di partito”, ci pare sia ampiamente dimostrato dal fatto che non abbiamo usato l’incontro di maggioranza per imporre (e subito rilanciare all’esterno) veti o ultimatum al Governo, ma per concordare una gestione ordinata di questa delicata fase politica. Nondimeno rimaniamo pienamente consapevoli che dal piano del metodo occorre rapidamente passare a quello del merito e che da una gestione più efficiente dei rapporti all’interno della maggioranza sia necessario giungere, forti di una rinnovata coesione, a politiche efficaci e non demagogiche sul fronte dell’occupazione, dell’equità fiscale e della crescita. Nelle scorse settimane Scelta Civica ha presentato proposte dettagliate al Presidente del Consiglio per interventi urgenti, fattibili e a costo zero. Saremo vigili e coscienti che i problemi non possono considerarsi risolti. Se e quando necessario, non esiteremo a denunciare le ambiguità sopra paventate.
Sul piano della comunicazione, è interessante notare come alcuni organi di stampa hanno riportato e commentato la nostra iniziativa. E’ il caso, in particolare, del “Corriere della Sera”, che cito non solo per la sua tradizionale autorevolezza, ma soprattutto perché è ritenuto espressione di quella parte della società italiana che è più attenta alla concretezza, più esigente verso la politica, più insofferente alle manovre e al linguaggio del “politichese”.
– 1 luglio: “E’ doccia fredda per l’ultimatum di Mario Monti”.
– 2 luglio: Titolo “L’attacco di Monti porta alla verifica”. Editoriale di Antonio Polito, intitolato “L’assurdo tiro al bersaglio”: “La sua iniziativa ha sorpreso tutti perché proviene da un uomo che [seguono parole lusinghiere]. Ciò non di meno ha prodotto un ‘vertice di maggioranza’ convocato per giovedì, che in Italia è sinonimo solo di maggiore confusione”. Ma l’autore va oltre e vede “inedite convergenze tra i falchi del PdL e Mario Monti” (sic).
– 5 luglio: Il “Corriere” dà conto dell’esito positivo della riunione del giorno precedente: “Letta passa l’ ‘esame’: rilancio in 4 mosse. Dal vertice agenda di 18 mesi”. Ma nella pagina successiva, l’istinto di commentatori autorevoli – formatisi nei meandri della prima e della seconda repubblica, habitat dal quale non riescono ad uscire mentalmente benché ne invochino di continuo il superamento – li porta a leggere con gli occhiali di allora anche i tentativi di chi si sente parte dell’antica tradizione del loro quotidiano e perciò cerca di dare il suo contributo affinchè la politica sia più vicina alle cose, alle esigenze reali dei cittadini. Scrive Pierluigi Battista in un bell’articolo (“Dalla verifica alla cabina di regia. I fantasmi delle due Repubbliche”): “in pochi giorni, onorando la memoria della Prima Repubblica, si è consumato il sempiterno rito della ‘verifica’ richiesta da Mario Monti”. E poi: “Se la ‘verifica’ tipica della Prima Repubblica richiesta nei giorni scorsi da ‘Scelta Civica’ denunciava il punto di squilibrio tra le correnti democristiane smaniose di rese dei conti nei modi paludati allora in auge, la ‘cabina di regia’ è un avvertimento al leader, al premier, a chi tiene in mano le redini di una coalizione”.
E’ colta e divertente, la ricostruzione di quell’epoca. Ma che c’entra con la nostra iniziativa di questi giorni, che non ha neppure usato quei due vocaboli? Un’iniziativa che si proponeva, e ha conseguito, l’obiettivo di rafforzare il governo rispetto alle forze centrifughe della maggioranza (che ho avuto modo di sperimentare nel precedente governo). E di favorire, proprio come il “Corriere” e i suoi lettori vorrebbero dalla politica, decisioni più veloci (4 giorni, grazie a Letta) e riferite ad un orizzonte temporale non troppo breve: siamo almeno arrivati a fine 2014 e penso che si possa andare oltre. (Sugli atteggiamenti della borghesia del Nord in questa fase politica, è interessante leggere le interpretazioni di Maurizio Crippa ne “il Foglio” del 6 luglio).
Dibattiti critici e magari aspri, ma basati sui fatti, sono benvenuti, così come i fact checks su internet o sui giornali. Ma illazioni e fantasiose interpretazioni possono essere divertenti, ma non aiutano il mondo politico a confrontarsi con la realtà. Perché non proviamo tutti, perfino i commentatori politici, a dedicare un po’ più di attenzione ad informarci su che cosa viene detto o fatto; e un po’ meno a speculare su che cosa ‘sta dietro’ a ciò che viene detto o fatto?
Nel caso, modesto, della nostra iniziativa, il suo oggetto e il suo scopo sono stati colti immediatamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (“Faccio molta fatica a prestare al professor Monti un volto minaccioso. Penso che voglia giocare un ruolo di stimolo nei confronti del Governo”); dal Presidente del Consiglio, che ha subito risposto costruttivamente convocando l’apposita riunione; e anche da molti organi di stampa, tra cui “The Economist” (2 luglio) che ha colto e apprezzato l’incitamento ad un accordo di coalizione.
foto: Franco Origlia/Getty Images