La famiglia dell’uomo
Ha riaperto dopo tre anni una famosa mostra del 1955, ideata da Edward Steichen, che racconta gli esseri umani attraverso 503 fotografie da 68 paesi
di Giulia Ticozzi – @giutico
“The Family of Man“, “La famiglia dell’uomo”, è una mostra ideata nel 1955 dal fotografo lussemburghese Edward Steichen, e riaperta sabato 6 luglio dopo tre anni di restauro nelle sale del castello di Clervaux, in Lussemburgo, dov’è conservata e allestita dal 1994.
Dopo una serie di importanti esperienze come fotografo di guerra, ma soprattutto come fotografo di moda e sperimentatore, dal pittorialismo alla Straight photography, Steichen diventò direttore del MoMa: è in questa occasione che concepì l’idea di una grande mostra collettiva che avesse come tema l’uomo e la sua grande famiglia mondiale.
The Family of Man fu progettata per raccogliere i documenti prodotti nel secondo dopoguerra con un taglio fortemente antropologico: per raccogliere, come un album di famiglia globale ed universale, divesi lavori che avessero come oggetto l’essere umano, la sua vita, e i modi di agire e comportarsi nel mondo, le relazioni che gli esseri umani intrattengono come membri della stessa specie. Nel prologo del catalogo, scritto dal poeta e scrittore Carl Sandburg, si legge:
C’è un solo uomo nel mondo e il suo nome è Tutti gli Uomini.
C’è una sola donna nel mondo e il suo nome è Tutte le Donne.
C’è un solo bambino nel mondo e il nome del bambino è Tutti i Bambini.
L’esibizione fu allestita la prima volta al MoMa di New York e raccoglieva 503 fotografie da 68 paesi. I fotografi coinvolti furono 273 e i lavori esposti furono selezionati tra 2 milioni di scatti inviati da autori di tutto il mondo, tra cui alcuni molto celebri come Dorothea Lange, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, August Sander, Ansel Adams.
Anche l’allestimento fu progettato in modo modernista e innovativo: le fotografie furono scelte soprattutto per il loro potere evocativo, più che per un criterio storico-geografico, e il visitatore, camminando tra le immagini appese alle pareti e al soffitto, si ritrovava immerso in un percorso intenso e visionario – da percepire, oltre che a livello intellettuale, anche per empatia.
Per circa otto anni la mostra fu allestita in diverse nazioni e fu visitata da circa nove milioni di persone (nel 1959 passò anche in Italia, a Torino). Dal 2003 è stata inserita nell’Elenco delle Memorie del mondo dell’UNESCO. La mostra è infatti ancora visitabile, ed è allestita in maniera permanente dal 1994 al castello di Clervaux, in Lussemburgo, che l’ha riaperta sabato 6 luglio dopo tre anni di restauro (a cura del famoso studio italiano Berselli) e riorganizzazione. L’allestimento è quello originale e lo sono anche le stampe fotografiche, di una grandezza che varia da 24×36 cm a 300×400 cm. La mostra è conservata e gestita per il CNA, Centre national de l’audiovisuel, che si occupa del patrimonio culturale fotografico in Lussemburgo.
In questo video Steichen racconta la sua vita, il lavoro del fotografo negli anni del cinema e del divismo (è suo il famoso ritratto di Greta Garbo del 1928 per Vanity Fair) e la sua relazione con Joanna, la terza moglie, 54 anni più giovane di lui.