Le bombe di Londra
Le foto e la storia degli attentati nella metropolitana di Londra del 7 luglio 2005, che uccisero 52 persone e ne ferirono 700
La mattina del 7 luglio 2005 – un giovedì – durante l’ora di punta del trasporto pubblico, una serie di attentanti a Londra uccise 52 persone e quattro attentatori, causando più di 700 feriti. Tre bombe esplosero a bordo di tre diversi treni della metropolitana, mentre una quarta distrusse un autobus nei pressi di Tavistock Square, vicino alla stazione ferroviaria di St. Pancras.
Due settimane dopo altre 4 bombe esplosero a Londra, ma senza causare feriti – esplosero solo i detonatori, senza innescare l’esplosivo. Più di dieci persone vennero arrestate per entrambe le serie di attentati e risultarono tutte legate all’estremismo islamico. Molti degli attentatori erano nati e cresciuti nel Regno Unito. Gli attentati del 7 luglio sono entrati nella storia recente del Regno Unito con la sigla “7/7”, e furono i più sanguinosi nel paese dalla strage di Lockerbie, nel dicembre 1988.
Gli attentati di Londra arrivarono poco più di un anno dopo l’attacco alla stazione Atocha di Madrid, dove alcune bombe esplosero a bordo di un treno uccidendo 191 persone e ferendone più di duemila. Anche in questo attentato la responsabilità venne attribuita agli estremisti islamici e un processo successivo dimostrò anche un collegamento con al-Qaida.
Le bombe del 7 luglio
Alle 8.50, nel giro di 50 secondi, tre bombe esplosero a bordo di tre diversi convogli della metropolitana. I treni si trovavano vicino alle stazioni di Aldgate, King’s Cross e Edgware Road, ma tutti e tre erano in movimento. Nei primi minuti gli attentati causarono molta confusione e si parlò di sei diversi incidenti: parte di questo errore fu causato dal fatto che i feriti uscirono dai tunnel nelle stazioni davanti e dietro ai vari treni, dando l’impressione che ci fossero stati il doppio degli incidenti. Nei primi minuti l’azienda che gestisce la metropolitana dichiarò che gli incidenti potevano essere stati causati dalle linee elettriche.
Alle 9.47, un’ora dopo le prime esplosioni, una quarta bomba esplose a bordo di un autobus a due piani, vicino a Tavistock square. Pochi minuti dopo l’intero sistema della metropolitana venne chiuso, mentre la National Grid, l’azienda che distribuisce elettricità nel Regno Unito, dichiarò che non c’era stata alcun problema con le linee elettriche nella metropolitana di Londra. Intorno alle 10 di mattina cominciarono ad arrivare le prime conferme di morti e feriti nei vari incidenti. Alle 11 di mattina, due ore e dieci dopo la prima esplosione, la polizia confermò ufficialmente che Londra era stata attaccata da una serie di attentati terroristici coordinati.
Poco dopo il primo ministro Tony Blair, che si trovava in Scozia dove era in corso una riunione del G8, fece il suo primo discorso. Parlò per pochi minuti, a braccio e piuttosto emozionato, e annunciò che sarebbe partito immediatamente per Londra.
La mattina dell’8 luglio, il giorno successivo, divenne definitivamente chiaro che le esplosioni erano state quattro: tre nella metropolitana a una a bordo di un autobus. Venne anche comunicato il numero delle vittime. L’esplosione più distruttiva fu quella nel treno vicino alla stazione di King’s Cross, dove morirono 26 persone. Sette furono uccise dalla bomba sul treno diretto ad Aldgate e altre 6 su quello vicino a Edgware Road. Sull’autobus numero 30 vicino a Tavistock square morirono altre 13 persone. In tutto le vittime furono 52, più quattro attentatori.
Le indagini stabilirono che l’esplosivo utilizzato era basato su una qualche forma di perossido organico – un tipo di composti chimici che, miscelato, può essere molto esplosivo – e ed era stato fatto in casa. L’esplosivo era contenuto in contenitori che gli attentatori avevano tenuto nascosto in alcuni zainetti.
Tutti e quattro gli attentatori si fecero esplodere insieme alle loro bombe. Il più giovane aveva 18 anni, il più anziano 30. Tre di loro erano figli di immigrati pakistani ed erano nati nel Regno Unito. Il quarto era nato in Giamaica e si era convertito successivamente all’Islam. Tutti e quattro erano vicini all’estremismo islamico e frequentavano imam con posizioni radicali. Non è ancora chiaro se ricevettero aiuto diretto da membri di al-Qaida o se invece agirono da soli.
Le bombe del 21 luglio
Due settimane dopo gli attacchi del 7 luglio, altre 4 bombe esplosero a Londra, nella stessa modalità degli attacchi avvenuti 14 giorni prima: 3 treni della metropolitana, quasi in contemporanea, e una quarta a bordo di un autobus, circa un’ora dopo (un quinto attentatore abbandonò la sua bomba senza farla esplodere). L’attentato fu un fallimento: i detonatori esplosero, causando il rumore di scoppi che spaventò i passeggeri e fece arrestare i treni. L’esplosione dei detonatori non fu più grande di quella di un grosso fuoco d’artificio e non causò feriti. L’esplosivo che avrebbe dovuto essere innescato non esplose in nessuna delle quattro bombe, probabilmente a causa della cattiva qualità del perossido di idrogeno che era stato usato come base per confezionare le bombe.
Uno degli attentatori rimase ferito, ma tutti e quattro riuscirono a lasciare i luoghi degli attentati. Nel giro di 8 giorni vennero tutti quanti arrestati. Durante le indagini per identificarli, la polizia scambiò il cittadino brasiliano Jean Charles de Menezes per uno di loro e durante uno scontro a fuoco lo uccise nella stazione della metropolitana di Stockwell. Non è mai stato chiarito con certezza che cosa sia successo nella vicenda che ha portato alla morte di Menezes, e in particolare se la polizia lo abbia avvertito o meno prima di sparare.