È morto l’inventore del mouse
Uno degli inventori, almeno: Douglas Engelbart aveva 88 anni ed è anche merito suo se potete cliccare per leggere questo articolo
Martedì 2 luglio ad Atherton, in California, è morto l’inventore statunitense Douglas Engelbart, ed è soprattutto per merito suo se potete navigare all’interno di questo articolo e riuscite a cliccare sopra i link. Engelbart diede infatti un contributo fondamentale all’ideazione e alla realizzazione dei primi mouse, usati da decenni da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo per i loro computer. Il mouse è ormai diventato un oggetto molto familiare, a tal punto da darne per scontata la sua esistenza, eppure alla base della sua ideazione ci fu una serie di geniali intuizioni che avrebbero cambiato per sempre – e in meglio – il nostro modo di usare i computer.
Engelbart era nato a Portland, nell’Oregon (Stati Uniti), il 30 gennaio del 1925. Verso la fine della Seconda guerra mondiale sospese gli studi per lavorare come tecnico radar per la Marina statunitense nelle Filippine. Tornato nell’Oregon, si diplomò in elettrotecnica nel 1948. Proseguì gli studi e sette anni dopo conseguì un dottorato in ingegneria presso la University of California di Berkeley. Dopo un anno trascorso a fare l’assistente, fondò una piccola azienda per provare a vendere le sue invenzioni legate ai sistemi per la memorizzazione dei dati.
Nel 1957 Engelbart fu assunto presso lo Stanford Research Institute (SRI International) di Menlo Park, California, dove grazie al suo lavoro ottenne il riconoscimento di diversi brevetti. Nel 1962 scrisse l’articolo “Augmenting Human Intellect: A Conceputal Framework“, dove spiegava come usare l’informatica per affrontare meglio i problemi sempre più complessi posti dai rapidi sviluppi nella scienza e nella tecnica di quegli anni. Il suo lavoro suscitò l’interesse dell’ARPA (Advanced Research Projects Agency, l’agenzia per la ricerca di nuove soluzioni tecnologiche della Difesa che ora si chiama DARPA), che stanziò una serie di fondi per finanziare le sue idee.
Con il suo gruppo di lavoro dell’Augmentation Research Center (ARC) sviluppò diverse soluzioni che sono alla base del funzionamento dei computer moderni, come l’ipertesto (l’antenato delle pagine web) e i sistemi per mostrare immagini sullo schermo. Engelbart ideò moltissime cose delle interfacce grafiche che vediamo ogni giorno sui nostri pc, in un periodo in cui i computer erano ancora macchine inaccessibili ai singoli utenti.
Insieme con Bill English, nel 1963 Engelbart realizzò il primo prototipo di un mouse. Era alquanto rudimentale: una sorta di cubo su cui erano state montate due ruote, una ortogonale all’altra. Una ruota era associata all’asse verticale (Y), l’altra a quello orizzontale (X). La rotazione di ogni rotella faceva muovere il puntatore sullo schermo lungo uno dei due assi. Per la prima volta era possibile spostarsi in vari punti dello schermo senza usare la tastiera.
Engelbart fece domanda per brevettare il suo dispositivo e nel 1970 l’Ufficio brevetti degli Stati Uniti gli riconobbe l’invenzione di un “Indicatore di posizione X – Y per un sistema con schermo”. Il nome non era molto pratico e amichevole, per questo motivo in laboratorio era spesso chiamato informalmente “mouse”, perché con il filo per il collegamento al computer il dispositivo ricordava alla lontana la forma di un topo. Per la sua invenzione Engelbart non ricevette mai un soldo, perché il brevetto era detenuto da SRI e successivamente perché il dispositivo divenne molto comune e adottato da tutti i produttori di computer.
A dirla tutta, Engelbart non fu nemmeno l’unico a inventare il mouse. Nei primi anni Cinquanta tre ricercatori del DATAR (Digital Automatic Tracking and Remoting), un progetto della Marina canadese, avevano ideato il primo “trackball” della storia. Era una sfera montata su una struttura in grado di rilevarne i movimenti e di trasmetterli a un puntatore. L’invenzione era un segreto militare e non fu mai brevettata, quindi quando Engelbart elaborò il proprio mouse non aveva idea che qualcuno avesse pensato a qualcosa di simile.
I mouse che abbiamo usato per decenni, prima dell’arrivo di quelli ottici, si sarebbero evoluti diventando una via di mezzo tra l’invenzione canadese e quella di Engelbart: al posto delle due rotelle, alla loro base avevano una sfera che rotolava quando il mouse veniva fatto scorrere su una superficie, generando lo spostamento del puntatore sullo schermo. Sfortunatamente, era un’ottima soluzione anche per raccogliere la sporcizia dal piano su cui era utilizzato il mouse. I dispositivi odierni funzionano con un rilevatore luminoso alla base del dispositivo e hanno eliminato quindi la parte meccanica, che quando si sporcava diventava meno precisa nel rilevare gli spostamenti.
Tra i primi produttori di mouse con una sfera al loro interno ci fu la società tedesca Telefunken. Il loro mouse fu messo in vendita poche settimane prima della presentazione ufficiale di quello di Engelbart, mostrato in una storica dimostrazione ritenuta ancora oggi da molti “la madre di tutte le dimostrazioni” in campo informatico. Engelbart aveva comunque fatto domanda per brevettare il suo mouse nel 1967, quindi la sua invenzione esisteva già da tempo quando Telefunken presentò la propria.
Uno dei primi computer a utilizzare il mouse fu lo Xerox Alto, ritenuto l’anello di congiunzione tra i classici computer di una volta e i personal computer per come li conosciamo oggi. Nonostante fosse stato messo in vendita insieme con altri computer, per molti anni il mouse non ebbe un particolare successo commerciale, in parte dovuto alla mancanza di interfacce grafiche complete (quelle con le finestre e le icone) su cui la possibilità di muovere un puntatore rendeva molto più pratiche le varie operazioni.
Fu Steve Jobs a intuire le potenzialità di un mouse associato a un’interfaccia grafica quando ebbe modo di vederne uno in azione mentre era in visita alla Xerox. L’Apple Lisa e l’anno dopo il Macintosh erano dotati di mouse e avrebbero contribuito a cambiare per sempre il modo di usare un computer. In una intervista dello scorso anno, Engelbart spiegò che il brevetto del mouse fu ampiamente sottovalutato da SRI. Apple ottenne la licenza d’uso dell’invenzione per circa 40mila dollari.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta le cose per Engelbart si complicarono. Da un lato sembrò perdere parte della propria vena creativa, dall’altra faticò ad adattarsi a un mondo che aveva scelto di seguire la strada dei personal computer a scapito dei sistemi di calcolo condivisi (postazioni collegate tra loro a un computer più grande), che sarebbero diventati molto diffusi solo con l’avvento delle reti informatiche più strutturate alla base di ciò che oggi è Internet. Molti collaboratori di Engelbart lasciarono ARC, attratti dalle opportunità offerte da Xerox che stava investendo molto nello sviluppo di nuove soluzioni informatiche. Engelbart fondò alla fine degli anni Ottanta il Bootstrap Institute presso l’Università di Stanford, dove per oltre dieci anni tenne seminari e corsi gestionali.
Dal 2007 Engelbart era malato di Alzheimer. È morto a 88 anni martedì 2 luglio di insufficienza renale. Nel dicembre del 2000, per i progressi raggiunti nel corso della sua carriera, l’allora presidente Bill Clinton gli conferì la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione, il riconoscimento più alto per la tecnologia negli Stati Uniti.