Cosa ne è delle province sarde abolite
Ci sono ancora, malgrado il referendum: sono state solo "commissariate" con uomini del centrodestra, e non si sa cosa succederà dopo
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
Il 2 luglio 2013 la Giunta regionale della Sardegna, guidata dal presidente Ugo Cappellacci, ha nominato cinque commissari che sostituiranno i presidenti delle cinque province di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio e Cagliari. Il provvedimento segue la legge approvata dal Consiglio regionale – a maggioranza del centrodestra – il 28 giugno scorso, in attuazione di quanto era stato deciso con il referendum del maggio 2012 sull’abrogazione delle province regionali, tema molto dibattuto negli ultimi anni su scala nazionale e su cui la Sardegna si era mossa in modo autonomo.
Le province sarde
In Sardegna esistono tuttora otto province amministrative: tre “storiche” (Sassari, Cagliari, Nuoro) a cui fu aggiunta nel 1974 Oristano; e quattro introdotte nel 2001 (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio, ciascuna delle quali con l’anomalia di due capoluoghi). Le prime quattro sono istituite con legge statale, le altre con legge regionale.
Il referendum del 2012
Il 6 maggio 2012 si sono tenuti in Sardegna dieci referendum per tagliare i costi della politica, cinque abrogativi e cinque consultivi: erano stati promossi dal Movimento Referendario Sardo, di cui facevano parte alcuni partiti e movimenti politici come l’IdV, La Base Sardegna e i Riformatori Sardi, con il sostegno di molti amministratori locali. Anche il governatore Ugo Cappellacci, del PdL, si era detto favorevole al successo della consultazione referendaria.
Quattro dei cinque quesiti abrogativi riguardavano l’abolizione delle province “regionali” di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Per la cancellazione delle altre – vincolate da una legge dello Stato – si era istituito un referendum consultivo per ottenere il parere dei cittadini sardi. Il quorum – fissato a un terzo del corpo elettorale – venne raggiunto con il 33,5 per cento per dei voti, rendendo valida la consultazione: la maggior parte dei votanti – circa 525mila persone – si espresse a favore dell’abolizione di tutte le province.
Cosa sono le province “regionali”
Le province di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio vennero istituite con la legge regionale n.9 del 12 luglio 2001 ma sono diventate operative soltanto dopo le elezioni provinciali dell’8 e 9 maggio 2005. Le province regionali sono enti intermedi che possono essere creati autonomamente dai Consigli regionali che, con proprie leggi, possono anche decidere di eliminarli, a differenza delle province statali, previste nella Costituzione.
Inoltre, rispetto ai capoluoghi di provincia statali, le province regionali non hanno l’obbligo di avere sul proprio territorio alcuni degli uffici pubblici che rappresentano lo stato centrale. Si tratta di una scelta facoltativa dello Stato: riguarda per esempio gli uffici della prefettura, della questura, la camera di commercio, i comandi di carabinieri e vigili del fuoco.
Nel 2001, il governo guidato da Silvio Berlusconi sollevò davanti alla Corte Costituzionale una questione di conflitto di attribuzione per la creazione – in maniera autonoma – delle nuove province sarde. La Corte stabilì – con sentenza n. 230 del 6 luglio 2001 – che la questione era infondata: venne confermato che la Regione aveva autonomia assoluta in materia di enti locali e che l’istituzione di nuove province rappresentava una sua prerogativa.
Cosa è successo dopo il referendum
In conseguenza al risultato del referendum del maggio 2012, il Consiglio regionale approvò una legge che permetteva di mantenere queste province fino al 28 febbraio 2013, con l’obbligo di attuare il commissariamento entro il 30 giugno successivo.
Successivamente una commissione del Consiglio regionale ha però approvato un testo unico che riuniva diverse proposte di legge regionali intitolato “Norme sul riordino delle province“, per avviare la riorganizzazione degli enti locali ed eliminare le province regionali prevedendo la consultazione del Consiglio delle autonomie locali, secondo un percorso più articolato.
Ma il testo unico non è stato ancora approvato dal Consiglio regionale, e così il 28 giugno il Consiglio regionale ha votato a maggioranza una legge che stabiliva l’inizio dei commissariamenti delle province regionali a partire da questa settimana. Ai commissariamenti delle quattro province abolite è stato aggiunto quello di Cagliari, che a seguito delle dimissioni dell’ex presidente provinciale, Graziano Milia, dal 2011 è governata dalla vicepresidente Angela Quaquero. I cinque commissari sono: Pietro Cadau (Cagliari), Francesco Pirari (Olbia-Tempio), Antonello Ghiani (Ogliastra), Roberto Neroni (Sulcis) e Pasquale Onida (Medio Campidano).
A partire dall’entrata in vigore del provvedimento, il Consiglio regionale avrà trenta giorni per proporre una legge di riforma costituzionale per abrogare anche le altre quattro province – Sassari, Cagliari, Nuoro, Oristano – e predisporre una riforma degli enti locali, per affidare le competenze ai comuni. Per ora quindi le otto province, sia regionali sia statali, rimangono in vigore e i commissari dovranno assicurare “la continuità amministrativa delle funzioni già svolte dalle province” e procedere – senza che sia stato stabilito un limite di tempo – alla compilazione degli atti contabili, finanziari e patrimoniali, per la liquidazione degli enti.
Le critiche del centrosinistra
Molti esponenti del centrosinistra si sono opposti alla legge approvata il 28 giugno sui commissariamenti: il capogruppo del PD della provincia di Cagliari, Stefano Delunas, ha detto che il commissariamento delle province regionali è illegittimo, perché il riordino delle autonomie locali dovrebbe essere fatto con la partecipazione delle altre istituzioni presenti nella Costituzione, riferendosi ai comuni, che invece in questa vicenda non sono stati consultati, come previsto anche dalla legge regionale del 2005.
Secondo il consigliere del PD Luigi Lotto – «il Consiglio regionale ha deciso autonomamente di commissariare le province: di fatto affidando a persone scelte dalla maggioranza i compiti che erano svolti dai presidenti eletti nel 2010. Potevano essere i presidenti stessi ad avviare il percorso della liquidazione, fino alla scadenza del loro mandato, e nel frattempo il Consiglio avrebbe potuto avviare la riforma degli enti locali». Inoltre «la legge approvata dalla maggioranza non prevede una scadenza temporale per i commissariamenti, come si usa fare di solito in casi come questi, in cui viene stabilito un termine, al limite rinnovabile».
Il centrosinistra ha accusato il presidente Cappellacci di voler occupare, con esponenti nominati dalla sua giunta e in vista della campagna elettorale del 2014, i ruoli di comando delle province regionali, comprese quelle che finora erano state governate da esponenti del centrosinistra: due degli ex presidenti delle province regionali erano del PD (Carbonia-Iglesias e Medio Campidano), uno di Alleanza per l’Italia (Ogliastra), uno del PdL (Olbia-Tempio).
Inoltre, gli esponenti di Sinistra Ecologia Libertà (SEL) hanno spiegato che il risparmio che si otterrà con il commissariamento delle province regionali non supererà i 9 milioni di euro, perché a decadere – secondo quanto stabilito dal Consiglio regionale – non saranno gli apparati burocratici, ma soltanto gli organismi politici, cioè i presidenti e i consigli eletti tre anni fa.
Foto: Ugo Cappellacci, presidente della regione Sardegna (Alessandra Chiergia/AFP/Getty Images)