Lo showdown Santanché
La Camera ha deciso di rinviare l'elezione del nuovo vicepresidente dell'aula, dopo giorni di commenti e minacce
Aggiornamento. La Camera dei Deputati ha deciso di rinviare l’elezione del nuovo vicepresidente dell’aula.
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Giorni di commenti e dichiarazioni e minacce sulla possibilità di eleggere Daniela Santanché vicepresidente della Camera raggiungeranno una loro concretezza questo pomeriggio dalle 14 in poi, quando la Camera dei Deputati sarà chiamata a eleggere un vicepresidente e un segretario alla presidenza. Il vicepresidente deve sostituire Maurizio Lupi, che dall’insediamento del governo Letta è impegnato come ministro dei Trasporti: per questo si dà per scontato che il nuovo vicepresidente sia un esponente del centrodestra. Ma c’è esponente ed esponente: nei giorni scorsi il PdL – su indicazione di Berlusconi, dicono i giornali – ha proposto la candidatura di Daniela Santanché, e moltissimi esponenti del PD hanno detto di non avere alcuna intenzione di votarla: e questo potrebbe far venire meno i numeri.
Chi elegge i vicepresidenti della Camera
Normalmente i vicepresidenti d’aula sono scelti dai partiti e votati da tutti, una volta raggiunto un accordo. L’accordo è votato da tutti anche perché prevede una rappresentanza anche per le formazioni di minoranza del Parlamento, che altrimenti non avrebbero la forza per eleggersi da sole un vicepresidente. In questo momento i vicepresidenti della Camera sono Marina Sereni (PD), Roberto Giachetti (PD) e Luigi Di Maio (M5S). Il regolamento della Camera prevede che all’interno dell’ufficio di presidenza dell’aula – che comprende vicepresidenti, questori e segretari – debbano “essere rappresentati tutti i Gruppi parlamentari esistenti”.
Quanti voti bisogna ottenere per essere eletti
Lo dice il regolamento della Camera [pdf], articolo 5, comma 8, che parla esplicitamente dei casi in cui “debbano essere sostituiti componenti dell’ufficio di presidenza eletti ai sensi del comma 2”, cioè quelli eletti all’inizio della legislatura.
Nella votazione, che ha luogo separatamente per la sostituzione di Vicepresidenti, Questori o Segretari, ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome, se i componenti da eleggere sono in numero non superiore a due; se sono in numero superiore, si applica l’articolo 56, comma 1. Sono eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti.
Tradotto in italiano. Si farà un voto sull’elezione del nuovo vicepresidente della Camera, ogni deputato potrà scegliere un solo nome, vincerà chi otterrà più voti. Si vota scrivendo un nome su una scheda, quindi il voto è segreto.
I numeri della Camera
Alla Camera il PD e SEL hanno la maggioranza assoluta dei seggi, ma non sono più alleati: il PD fa parte della maggioranza che sostiene il governo mentre SEL fa parte dell’opposizione. SEL ha detto che non voterà Santanché e ha cercato un candidato comune col M5S, senza trovarlo. I giornali di oggi dicono che il M5S ha deciso di sostenere una sua candidata, Francesca Businarolo. SEL dovrà decidere se sostenerla. Ammesso che SEL decida di sostenerla e che i deputati siano tutti presenti, Businarolo potrebbe contare su 143 voti.
Il PdL, Lega e Fratelli d’Italia hanno detto che voteranno Daniela Santanché. Ammesso che i deputati siano tutti presenti, possono mettere insieme 126 voti (più al massimo qualcun altro dal gruppo misto, ma pochissimi). La situazione è già così evidentemente critica, se non fosse che diversi giornali di oggi avanzano ipotesi concretissime di “franchi tiratori” nel PdL, da parte di deputati che non condividono l’atteggiamento bellicoso di Santanché e non vogliono mettere a rischio la maggioranza che sostiene il governo.
Il ruolo decisivo è quindi quello del PD, che è il partito di maggioranza relativa alla Camera e può contare da solo su 293 voti. Dopo giorni di malumori da parte di membri del suo partito – solo ieri Orfini ha detto che si rifiuta di votare Santanché – il capogruppo Roberto Speranza ha detto che il PD voterà scheda bianca.
Se questa fosse la situazione, insomma, Daniela Santanché non sarebbe eletta. Ma ci sono molte variabili difficili da prevedere: la decisione di Scelta Civica, che può contare su 47 voti e non ha ancora comunicato decisioni ufficiali; la presenza e la quantità di eventuali “franchi tiratori” sia nel PD che nel PdL, che disobbediscano rispetto alle direttive del partito.
E poi?
Sia Daniela Santanché che diversi bellicosi esponenti del PdL dicono che in caso di mancata elezione alla vicepresidenza della Camera ci saranno conseguenze per la maggioranza, di fatto minacciando un loro cambio di atteggiamento nei confronti del governo (del governo che sostengono e di cui Alfano è vicepresidente). Alcuni sostengono che proprio per questo il PdL eviterà di sbattere contro un muro e all’ultimo momento ritirerà la candidatura Santanché, altri sostengono che proprio per questo, proprio per via del sostegno al governo, il PdL ha bisogno di cercare limitate e occasionali ragioni di scontro con il PD, pur senza minacciare la sopravvivenza del governo Letta. Altri sostengono che la mancata elezione di Daniela Santanché possa davvero minacciare il governo Letta – ma sono molti di meno, e il loro scenario (governo che cade a luglio, dopo sessanta giorni, su un voto tutto sommato inutile) appare oggi molto improbabile.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse