La NSA spia le ambasciate europee?
Lo dice un nuovo documento riservato pubblicato dal Guardian, che descrive una vasta operazione di spionaggio di sedi diplomatiche internazionali
La sera di domenica 30 giugno il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato un’altra inchiesta sull’attività di sorveglianza che la National Security Agency (NSA) – l’agenzia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti – sta portando avanti da diversi anni nei confronti di singoli individui e autorità pubbliche di altri paesi. Il Guardian è venuto in possesso di un documento contenente la lista di 38 sedi diplomatiche e rappresentanze di diversi paesi a New York e Washington, tra cui alcuni alleati degli Stati Uniti, descritti come “obiettivi” di una attività di spionaggio abbastanza varia – che va dall’installazione di cimici nelle comunicazioni elettroniche, fino all’ascolto di cavi telefonici e l’utilizzo di particolari antenne.
Oltre a molti paesi mediorientali, tra i paesi elencati dal documento ci sono le ambasciate a Washington di Francia, Italia, Grecia, Giappone, Messico, Corea del Sud, India e Turchia, tutti paesi considerati alleati degli Stati Uniti. La lista è del settembre 2010 e fa parte della serie di documenti consegnati da Edward Snowden, la fonte di PRISM, al quotidiano britannico.
Una delle sedi sorvegliate è quella dell’ambasciata dell’Unione Europea a Washington, e lo scopo, sostiene il Guardian, sarebbe di venire a conoscenza delle posizioni dell’UE su alcune questioni politiche globali e degli eventuali disaccordi tra un paese e l’altro. Proprio la sede dell’UE sarebbe oggetto di un particolare metodo di sorveglianza, che un documento del 2007 chiama con il nome in codice “Dropmire”: si tratta dell’installazione di una microspia nel fax da cui vengono inviati i cablogrammi riservati ai ministeri degli Esteri delle diverse capitali europee.
Il Guardian ha pubblicato anche i nomi in codice di altre operazioni di sorveglianza: quella ai danni della missione UE all’ONU si chiama “Perdido”, e utilizza la raccolta di dati trasmessi con cimici inserite in alcuni dispositivi elettronici, oltre ad avere elaborato un sistema per ottenere una copia di tutto il disco rigido del computer sorvegliato. L’operazione ai danni della missione francese all’ONU si chiama “Blackfoot”; quella ai danni dell’ambasciata italiana a Washington è conosciuta alla NSA come “Bruneau” o “Hemlock”.
Il Guardian ha anche aggiunto che dai documenti ottenuti da Snowden non è chiaro se questo ampio programma di sorveglianza sia stata realizzato solo dalla NSA, o con la collaborazione anche dell’FBI e della CIA.
La nuova inchiesta del Guardian è arrivata dopo un fine settimana molto movimentato nei rapporti tra Europa e Stati Uniti, tra nuove rivelazioni e smentite sulle attività della NSA. Venerdì sera il Guardian aveva pubblicato uno scoop secondo cui sette nazioni europee, tra cui l’Italia, avrebbero collaborato con gli Stati Uniti per intercettare telefonate ed email. La mattina di sabato l’articolo era stato rimosso dal sito del quotidiano, senza troppe spiegazioni, ma sembra che il motivo sia stato che la fonte delle rivelazioni non era stata ritenuta affidabile a un secondo controllo: si tratta di Wayne Madsen, un ex militare noto per la sua adesione a varie teorie del complotto e i suoi annunci poco credibili.
Sabato il sito del settimanale tedesco Spiegel aveva scritto di un programma di sorveglianza della NSA con l’obiettivo di spiare i diplomatici della delegazione dell’Unione Europea a Washington e di violare le reti informatiche del palazzo dove si riunisce il Consiglio dell’UE a Bruxelles. Diversi paesi europei, tra cui la Germania, hanno reagito molto duramente alle rivelazioni prima dello Spiegel e poi del Guardian. Il governo tedesco ha accusato gli Stati Uniti di agire con le regole della Guerra Fredda, e di trattare i paesi amici ed alleati come allora trattava l’Unione Sovietica. La Commissione Europea ha chiesto spiegazioni all’amministrazione Obama, come hanno fatto altri Stati coinvolti nelle rivelazioni. Gli Stati Uniti hanno detto che risponderanno tramite i canali diplomatici.