I conti dei rifiuti riciclati
Chi guadagna e quanto dalla raccolta differenziata: i comuni si lamentano, spiega Repubblica
Fabio Tonacci su Repubblica racconta perché la raccolta e il riciclo dei rifiuti in questo momento in Italia è “poco conveniente”, e perché i comuni se ne lamentano.
ROMA. Poco conveniente per chi si affanna a recuperare buste di plastica e bottiglie dalla spazzatura, troppo per chi quegli imballaggi li produce e li immette sul mercato. Un dossier di Esper realizzato per conto dell’Associazione comuni virtuosi mette in discussione l’intero sistema italiano della raccolta e del riciclo dei contenitori.
Non solo barattoli di vetro e plastica, ma anche brik di cartone, lattine di alluminio, scatole in legno e acciaio. Sistema che ha il suo baricentro nel consorzio nazionale Conai, ente privato senza scopo di lucro nato con il decreto Ronchi del 1997. Analogo a quelli esistenti in Francia e Spagna, ma molto meno vantaggioso per le nostre amministrazioni locali. Esper ha spulciato le relazioni di bilancio consuntivo 2012 del Conai e dei 6 consorzi di filiera che vi aderiscono. Viene fuori che su 813 milioni di euro di ricavo complessivo nel 2011, solo 298 milioni sono stati riconosciuti ai comuni. «È appena il 37 per cento — si lamenta Ezio Orzes, uno dei curatori della ricerca e assessore all’ambiente di Ponte alle Alpi dove la raccolta differenziata è al 90 per cento — quando in Francia la stessa quota supera il 92, contribuendo così a migliorare il servizio offerto dagli enti locali ai cittadini. Perché così poco in Italia? E dove va a finire il resto?».
Stando alle cifre riportate, un comune italiano che consegna ai centri Conai una tonnellata di carta ottiene un assegno da 42 euro, contro i 179 della Francia, i 108 del Belgio, i 135 del Portogallo. Stessa disparità per la plastica: 291 euro a tonnellata in Italia, 596 in Francia, addirittura 782 in Portogallo. Idem per l’alluminio: 443 euro da noi, 605 in Belgio. Va meglio con il vetro: 39 euro a tonnellata, 38 euro in Francia (ma 47 in Portogallo). Dunque un sindaco italiano che investe risorse pubbliche nell’organizzazione della raccolta differenziata vede rientrare meno soldi che il collega francese, portoghese o belga.
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foto: LaPresse