Che cosa cambia in RCS
FIAT salirà al 20,1 per cento della società che controlla il Corriere della Sera, mentre ieri è morto Giuseppe Rotelli, uno dei principali azionisti
Venerdì 28 giugno FIAT ha annunciato di aver acquistato 10,7 milioni di euro di diritti di opzioni sulle azioni di RCS, la società che controlla il quotidiano Corriere della Sera, numerosi settimanali e la casa editrice Rizzoli. In altre parole, FIAT ha acquistato il diritto a comprare delle azioni della società quando queste saranno emesse nel corso dell’aumento di capitale. Al termine dell’aumento, il 5 luglio, FIAT diventerà il primo azionista del gruppo con il 20,1 per cento delle azioni. Il costo totale dell’operazione sarà di circa 90 milioni di euro.
La notizia è stata definita “una sorpresa” dalla maggior parte dei giornali e dei commentatori, ma non si tratta dell’unico evento accaduto ieri intorno a RCS. Ieri sera è morto Giuseppe Rotelli, imprenditore nel settore sanitario che l’anno scorso acquistò l’ospedale San Raffaele, e fino ad oggi principale azionista di RCS con una quota di circa il 16 per cento. Rotelli, estraneo al patto di sindacato che guida la società, aveva già annunciato di non aver intenzione di partecipare all’aumento di capitale.
Aumenti di capitale e patti di sindacato
L’aumento di capitale è una misura che è stata votata dai soci di RCS il 30 maggio ed è considerata una mossa necessaria per salvare il gruppo in grave crisi economica. In tutto si prevede che il capitale aumenterà di circa 400 milioni. La metà di questa cifra è stata sottoscritta dal gruppo di società che controlla RCS tramite il patto di sindacato.
Il patto di sindacato è uno strumento tipico del capitalismo italiano e consiste in un accordo scritto tra alcuni soci di una società. L’accordo può prevedere numerose condizioni, ma le più comuni sono l’obbligo di decidere tra gli aderenti al patto le decisioni da prendere insieme nell’assemblea dei soci e l’impegno a vendere le proprie azioni agli altri aderenti al patto prima che a qualunque altro acquirente. In sostanza il patto serve a coalizzare un certo numero di azionisti di minoranza per permettergli di controllare insieme una società.
Cosa cambia e perché si parla di Della Valle
Il patto di sindacato di RCS era considerato uno dei “salotti buoni” della finanza italiana. L’espressione “salotto buono” era per definizione quello che controllava Mediobanca: per un imprenditore, fare parte di uno di essi era un segno di accettazione all’interno dell’élite più importante del capitalismo italiano. Inoltre, sedere in quello di RCS permetteva di avere, almeno teoricamente, voce in capitolo nella gestione del Corriere della Sera.
Attualmente nel patto di sindacato di RCS siedono FIAT, Pirelli, Assicurazioni Generali, la banca Intesa Sanpaolo, la famiglia di imprenditori del cemento bergamaschi Pesenti e la FonSai, l’assicurazione fondata da Salvatore Ligresti e ora di proprietà di Unipol. Fuori dal patto, ma comunque considerati suoi “alleati”, ci sono la famiglia Benetton con il 5 per cento e con il 16 per cento la Pandette finanziaria di Giuseppe Rotelli, morto ieri.
Fino allo scorso aprile faceva parte del patto anche Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s, ma ne è uscito in forte polemica con John Elkann, presidente della FIAT. Della Valle è stato spesso considerato un outsider del salotto buono e irrispettoso delle sue regole paludate. Secondo i giornalisti finanziari, Della Valle ha lasciato il patto perché era suo desiderio contare di più nell’amministrazione del gruppo e in particolare della gestione del Corriere della Sera.
Della Valle aveva annunciato lo scorso ottobre di avere intenzione di aumentare la sua quota in RCS. Ne avrebbe avuto l’occasione nelle scorse settimane, acquistando i diritti di opzione venduti da Rotelli che aveva annunciato di non avere intenzione di partecipare all’aumento di capitale: ma secondo alcuni commentatori, Della Valle ha rinunciato ad aumentare in maniera significativa la sua quota in RCS. Per una risposta definitiva bisognerà attendere il 5 luglio, quando chi è in possesso di diritti di opzione dovrà esercitarli.