Il formidabile presidente mongolo
Album fotografico dell'affascinante Tsakhiagiin Elbegdorj, appena rieletto, tra formalissime visite di stato, tiro con l'arco, cavalcate e giochi con i figli
Tsakhiagiin Elbegdorj, il presidente uscente della Mongolia, è stato eletto per un secondo mandato alla guida del paese. Con il Partito Democratico Mongolo ha vinto le elezioni che si sono tenute ieri, mercoledì 26 giugno, ottenendo il 50,23 per cento dei voti, appena sufficienti per evitare il ballottaggio al secondo turno contro il suo principale concorrente, Badmaanyambuugiin Bat-Erdene del Partito Popolare Mongolo. Elbegdorj potrà quindi continuare a fare il presidente di uno dei paesi con la più rapida crescita economica degli ultimi anni, grazie alle preziose risorse minerarie offerte dal territorio mongolo, il cui sfruttamento su grande scala è iniziato solo da poco.
In Mongolia la più alta carica dello stato ha un ruolo alquanto simbolico, tuttavia il presidente ha tra i suoi poteri quello di bloccare le decisioni assunte del Parlamento. La Mongolia ha appena 2,9 milioni di abitanti, sparsi su un territorio che è circa quattro volte quello italiano. È schiacciata tra la Cina e la Russia, in una posizione alquanto strategica per le relazioni internazionali, e anche per questo motivo – insieme a quello delle grandi risorse naturali come carbone e rame – ha guadagnato molta considerazione da parte degli stati esteri.
Dal suo primo mandato, e ancora prima quando era al governo, Elbegdorj ha accolto decine di capi di stato nella sua residenza presidenziale di Ulan Bator, la capitale della Mongolia. Con una certa mitezza, li ha intrattenuti mostrando loro le tradizioni locali, coinvolgendoli anche in attività come il lancio delle frecce con gli archi tradizionali mongoli. Ha dimostrato di sapere passare, con molta disinvoltura, dalle tende tipiche della Mongolia ai ricevimenti in giacca e cravatta a Buckingham Palace; dalle semplici tute che indossa in casa quando gioca con i suoi numerosi figli, adottivi e non, ai tessuti pregiati e decorati dei suoi abiti tradizionali da cerimonia.
Tsakhiagiin Elbegdorj ha 50 anni e ha alle spalle una carriera politica molto intensa, iniziata durante i difficili anni del regime sovietico che controllava il paese attraverso il Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo. Ha studiato all’estero a Leopoli, in Ucraina, dove ha conosciuto la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, e ad Harvard, negli Stati Uniti. In Mongolia ha fondato il primo giornale indipendente ed è stato tra i leader della Rivoluzione democratica, che portò alla fine del regime e del comunismo verso la fine degli anni Novanta. Elbegdorj ha dato un importante contributo per rimettere in sesto il paese e guidarne la transizione democratica nei primi anni del Duemila, impegnandosi anche in iniziative di modernizzazione e battendosi per l’applicazione in Mongolia di una moratoria per la pena di morte.
Il nuovo mandato da presidente inizia in un momento molto importante per l’intero paese, dove la rapida crescita economica ha portato ad alcune storture e non ha favorito il miglioramento delle condizioni di vita: la maggior parte della popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà. A Elbegdorj spetterà il difficile compito di rendere più equilibrata la crescita e di tenere sotto controllo l’espansione delle attività minerarie, proteggendo per quanto possibile l’ambiente soprattutto nei territori della Mongolia meridionale dove ci sono i principali giacimenti.