In Mongolia ha vinto Elbegdorj
Il presidente uscente di uno dei paesi con la più rapida crescita economica degli ultimi anni è stato rieletto al primo turno, col 50,23 per cento dei voti
Il presidente uscente della Mongolia, Tsakhiagiin Elbegdorj, ha vinto le elezioni presidenziali che si sono tenute mercoledì 26 giugno. Le autorità locali hanno spiegato che tutti i voti sono già stati contati ma che la vittoria di Elbegdorj sarà ufficializzata solo dopo un secondo scrutinio, che sarà realizzato quando tutte le schede saranno state consegnate agli uffici elettorali della capitale Ulan Bator.
Elbegdorj, che è del Partito Democratico Mongolo, ha ottenuto il 50,23 per cento dei voti, mentre il suo principale concorrente del Partito Popolare Mongolo, Badmaanyambuugiin Bat-Erdene, si è fermato al 41,5 per cento. Natsag Udval, del Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo, ha ottenuto il 6,5 per cento dei voti.
Il sistema elettorale in Mongolia prevede l’elezione del presidente in due turni elettorali, ma se uno dei candidati ottiene alla prima votazione il 50 per cento più uno dei voti non è necessario il turno di ballottaggio. Se il risultato sarà confermato nei prossimi giorni, Elbegdorj avrà ottenuto l’elezione al primo turno grazie a quello 0,23 per cento dei voti che gli ha consentito di superare la soglia del 50 per cento.
Solamente i partiti con seggi nel Grande Hural di Stato, il Parlamento con una sola camera della Mongolia, hanno potuto presentare i candidati per le presidenziali, e questo spiega la presenza delle sole tre candidature. Il Grande Hural ha complessivamente 76 seggi e dopo le politiche di un anno fa ha una predominanza di seggi del Partito Democratico, 31, contro i 24 del Partito Popolare Mongolo e gli 11 del Partito Rivoluzionario (in coalizione con il Partito Democratico Nazionale Mongolo). Cinque dei restanti nove seggi sono degli indipendenti e di un altro piccolo partito. Quattro seggi sono vacanti.
Per la prima volta alle presidenziali hanno potuto votare anche i cittadini mongoli residenti all’estero. Stando ai censimenti più recenti, si stima che circa 39.800 persone originarie della Mongolia vivano in altri paesi. Le operazioni ai seggi sembra si siano svolte regolarmente, con l’utilizzo di macchine per il voto elettronico.
Anche la campagna elettorale si è svolta senza particolari problemi. Nel 2011 il Parlamento della Mongolia ha approvato una legge molto rigida su come possono essere realizzate le campagne elettorali, ponendo limiti precisi per quanto riguarda le spese per la pubblicità in televisione e attraverso i manifesti. I limiti, uguali per tutti, mirano a rendere più equa la competizione tra i candidati. Non ci sono particolari limitazioni per quanto riguarda la comunicazione sui nuovi media, e per questo già dalle politiche dello scorso anno social network come Twitter e Facebook sono diventati molto usati dai politici.
Tsakhiagiin Elbegdorj è del 1963, è originario della Mongolia occidentale e ha studiato in Unione Sovietica a Leopoli (durante il periodo di Mikhail Gorbaciov) e ad Harvard, negli Stati Uniti. Oltre a essere eletto in Parlamento per quattro volte, ha fatto il giornalista e ha fondato il primo giornale indipendente della Mongolia. Da politico si è impegnato per fare approvare una nuova legge sulla libertà di stampa. Nel 2010, quando era presidente da circa un anno, Elbegdorj si è dato molto da fare per l’approvazione della moratoria sulla pena di morte in Mongolia.
Prima di essere eletto presidente per un primo mandato nel 2009, Elbegdorj è stato per due volte primo ministro della Mongolia e ancora prima è stato tra i leader della Rivoluzione democratica nel paese, che portò alla fine del regime e del comunismo negli anni Novanta. Alla fine del suo primo mandato da presidente, il Partito Democratico ha deciso di candidarlo per le nuove elezioni. Elbegdorj ha ottenuto l’appoggio del Partito Democratico Nazionale Mongolo e del Partito Civile – Partito Verde. Altri movimenti politici, come il Partito Repubblicano, hanno dato il loro sostegno alla sua candidatura.
Elbegdorj ha vinto soprattutto grazie agli ampi consensi che raccoglie tra la classe media di Ulan Bator. Il suo principale concorrente alle elezioni, Badmaanyambuugiin Bat-Erdene, godeva di maggiori consensi tra i conservatori della capitale: il suo Partito Popolare Mongolo prima della rivoluzione era il Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo (MAH), il partito di governo della Repubblica popolare dal 1921 alla fine degli anni Novanta. Bat-Erdene ha 49 anni ed è un ex campione di pugilato, molto conosciuto e rispettato nel paese. È in Parlamento dal 2004 e ha impostato parte della propria campagna elettorale sulle tematiche dell’ambiente, confermando di essere contrario allo sfruttamento senza controllo delle risorse minerarie del paese.
Nella Mongolia meridionale, occupata in gran parte dal deserto del Gobi, c’è uno dei depositi di carbone più grandi del mondo, che inizia a essere sfruttato solo ora attraverso una serie di miniere gigantesche. Altre miniere sono in fase di avvio per l’estrazione del rame, altra materia prima di cui è ricco il paese. Gli investimenti nel settore minerario hanno consentito alla Mongolia di diventare uno dei paesi con la più rapida crescita economica degli ultimi anni. Solo nel 2012 la sua economica è cresciuta del 12 per cento, nonostante buona parte della sua popolazione (circa 3 milioni di persone) viva sotto la soglia di povertà.
La Mongolia è una repubblica parlamentare, quindi il popolo elegge il Parlamento che a sua volta elegge il governo. Il presidente della repubblica viene eletto direttamente dalla popolazione e ha un ruolo ampiamente simbolico. Il presidente ha comunque tra i propri poteri quello di bloccare le decisioni del Parlamento. Per diventare presidenti in Mongolia bisogna avere più di 45 anni, bisogna essere nati nel paese e avervi vissuto per cinque anni prima di assumere l’incarico. Il presidente è obbligato a dimettersi se il suo partito gli chiede formalmente di farlo.