Le code per la benzina in Egitto
La scarsità di carburante costringe da giorni molti egiziani a fare lunghe file e ha generato nuove proteste: il presidente Morsi si è difeso in un discorso
La sera di mercoledì 26 giugno il presidente dell’Egitto, Mohammed Morsi, ha fatto in un discorso al Cairo un bilancio di questo suo primo anno di presidenza: Morsi fu eletto il 30 giugno 2012, con un voto giudicato giusto e libero dagli osservatori stranieri. Il discorso è stato seguito al Cairo da migliaia di persone, che si sono ritrovate in piazza Tahrir e fuori dal ministero della Difesa per criticarlo, protestare e chiederne le dimissioni. Oltre alle accuse – non nuove – di gestire il potere in senso autoritario, Morsi è stato criticato molto per non avere fermato la fine delle scorte di carburante, che ha causato negli ultimi giorni lunghe code alle stazioni di benzina in tutto il paese. In generale, il paese da diversi mesi è in una situazione economica molto difficile e critica.
Morsi ha fatto in parte autocritica su alcuni dei suoi provvedimenti più discussi e criticati, come la riforma della Costituzione; ha fatto qualche apertura ai suoi oppositori, dicendo per esempio di volere organizzare un incontro con i leader dell’opposizione per mettere in piedi una commissione che riveda, di nuovo, la Costituzione dell’Egitto; e infine ha criticato molto duramente chi sta protestando chiedendo le sue dimissioni: li ha definiti “sabotatori” della democrazia.
Le grandi manifestazioni di mercoledì seguono altre proteste che vanno avanti da tutto giugno, organizzate dai cosiddetti “Tamarrud” (in arabo “ribelle”): un gruppo di giovani che con l’aiuto dell’opposizione ha raccolto milioni di firme per sfiduciare il presidente (gli organizzatori dicono ora di averne raccolte 12 milioni).
Le autorità del paese hanno fatto sapere che ci saranno nuove grandi proteste anche nei prossimi giorni. Una grande manifestazione pro-governativa è stata annunciata per venerdì, dopo l’orario della preghiera. In vista di possibili scontri, molti mezzi militari sono stati dispiegati in diverse zone del Cairo, in particolare per proteggere il palazzo presidenziale – che è stato sede di scontri precedenti – e altri edifici pubblici della capitale.