Tre nuovi pianeti come la Terra?

Sono stati appena scoperti in orbita nella "fascia abitabile" di Gliese 667C, una piccola stella a oltre 200mila miliardi di chilometri da noi

di Emanuele Menietti – @emenietti

A 22 anni luce da noi, oltre 200mila miliardi di chilometri, c’è una stella che si chiama Gliese 667C che potrebbe essere l’equivalente del nostro Sole per tre pianeti, che le orbitano intorno a una distanza tale da consentire l’esistenza di acqua allo stato liquido e di conseguenza della vita. La scoperta è stata da poco realizzata da un gruppo di ricercatori delle università di Göttingen (Germania) e dell’Hertfordshire (Regno Unito), sulla base dei dati raccolti presso l’Osservatorio Europeo Australe in Cile.

Gliese 667C è conosciuta da tempo dagli astronomi e fa parte del sistema stellare triplo (cioè costituito da tre stelle e con pianeti che vi orbitano intorno) Gliese 667 nella costellazione dello Scorpione. Rispetto ad altri sistemi stellari studiati in questi anni da diverse missioni, come quella del telescopio spaziale Kepler, Gliese 667C è molto più vicina a noi e il suo studio potrebbe dare importanti indizi sull’esistenza di pianeti con caratteristiche simili al nostro. La stella è una nana rossa, quindi piccola e relativamente fredda, e ha una massa che è circa un terzo rispetto a quella del Sole. Ha dimensioni ridotte, con un diametro che è un quinto di quello della nostra stella e non è molto luminosa.

In precedenza gli astronomi avevano rilevato l’esistenza di almeno tre pianeti giganti in orbita intorno a Gliese 667C, e uno di questi era stato definito come appartenente alla zona abitabile, cioè quella porzione di Spazio le cui condizioni favoriscono la presenza di alcune forme di vita anche grazie alla presenza di acqua allo stato liquido. Mettendo insieme le informazioni e le osservazioni di diversi telescopi, ora i ricercatori hanno provato l’esistenza di altri tre pianeti in orbita intorno alla stella. L’esistenza di un ulteriore pianeta è ancora dibattuta.

zona-abitabile

Sui nuovi pianeti non ci sono molte informazioni: sappiamo che riempiono completamente la zona abitabile di Gliese 667C e che sono di massa relativamente piccola, ma comunque maggiore rispetto a quella della Terra. Se ci trovassimo su uno dei nuovi pianeti scoperti vedremmo naturalmente un cielo molto diverso rispetto a quello terrestre. La luce sarebbe data dal sole più vicino, Gliese 667C, mentre gli altri due soli più distanti apparirebbero come due puntini poco luminosi. Di notte, le stelle compagne di Gliese 667C produrrebbero una quantità di luce paragonabile a quella della Luna quando è piena (con la differenza che brillerebbero di luce propria).

Grazie alla crescente precisione dei telescopi e degli altri sistemi di rilevazione, negli ultimi anni gli astronomi hanno compiuto enormi progressi nella ricerca di pianeti simili alla Terra in cui si potrebbero essere sviluppate forme di vita. La possibilità di osservarne cercando intorno alle stelle di piccola massa apre nuove opportunità, ha spiegato Rory Barnes, tra i coautori della ricerca su Gliese 667C, per lo studio dei pianeti che si trovano nella Via Lattea, la galassia in cui viviamo.

Nella Via Lattea si sa da tempo che ci sono diversi pianeti in orbita intorno alle stelle simili al nostro Sole. Si tratta di sistemi molto compatti, in cui le orbite dei pianeti sono vicine a quelle della loro stella di riferimento, cosa che li rende estremamente caldi e inospitali per la vita, almeno nelle forme in cui la conosciamo. Nel caso delle stelle più deboli le cose cambiano: sono meno potenti e quindi anche se i pianeti hanno orbite ravvicinate aumentano le probabilità che si creino zone abitabili, favorevoli allo sviluppo della vita.

La scoperta dei nuovi pianeti è importante più che altro per quanto riguarda il metodo, perché è la dimostrazione di quanto sia importante l’approfondimento sui dati forniti dalle osservazioni spaziali e il confronto tra fonti di dati diverse per uno stesso corpo celeste. Ottenere informazioni più dettagliate sulle caratteristiche dei nuovi pianeti e sulla loro composizione sarà molto più difficile a causa della loro posizione remota.