Le architetture di Álvaro Siza
Che ieri ha compiuto 80 anni ed è uno dei più grandi architetti del mondo, malgrado il suo nome non appaia spesso nelle liste delle "archistar"
Martedì 25 giugno ha compiuto 80 anni l’architetto portoghese Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira, conosciuto semplicemente come Álvaro Siza, oltre che per essere uno dei più importanti architetti dell’ultimo mezzo secolo: ha vinto nel 1992 il premio internazionale di architettura più prestigioso al mondo, il premio Pritzker. Nel 2012 la Biennale di Venezia gli ha assegnato il Leone d’Oro alla carriera, citando nelle motivazioni la sua distanza dal gruppo dei più esposti grandi architetti internazionali:
Siza ha mantenuto una consistente produzione di opere del più alto livello, senza tuttavia mostrare la minima traccia di quel palese professionalismo e dell’autopromozione che sono ormai diventati parte del meccanismo dell’architetto contemporaneo. Mentre sembra andare nella direzione opposta rispetto al resto della categoria, in realtà pare essere sempre davanti a tutti, apparentemente non toccato e non intimorito dalle sfide pratiche e intellettuali che pone a se stesso
Siza, il cui stile viene spesso chiamato di “modernismo poetico” per la capacità di introdurre elementi creativi ed emotivi in un approccio decisamente moderno e originale ai progetti, è l’architetto più rappresentativo della cosiddetta “scuola di Porto”, che era rimasta confinata all’interno del Portogallo almeno fino alla fine del regime autoritario di António Salazar nel 1974. Molti dei suoi lavori sono a Porto e a Lisbona (il ripensamento del quartiere del Chiado è stato la ragione del premio Pritzker) ma a partire dagli anni Novanta i suoi progetti sono stati richiesti e realizzati in tutto il mondo. Il sito del “Pritzker Architecture Prize” ha selezionato alcuni suoi lavori considerati più significativi: tra questi sono citati il ristorante di Boa Nova, a Matosinhos (Portogallo, 1963), la Piscina Leca, a Palmeira (Portogallo, 1966), il Centro de Art Gallego, a Santiago de Compostela (Spagna, 1993) e la Facoltà di Architettura di Porto (Portogallo, 1993). È molto noto il suo condominio a Berlino che un graffito battezzò poi in eterno “Bonjour Tristesse”.
Nel maggio 2013 l’architetto Hugo Oliveira ha fatto un’intervista a Siza per la rivista Archidaily, pubblicata con il titolo The obsolescence of a building, in cui i due discutono soprattutto di una delle caratteristiche più importanti del lavoro di Siza, cioè quella del rapporto tra il tempo e la funzionalità di una struttura. Negli ultimi anni, dice Siza, c’è sempre più la tendenza a progettare e terminare un edificio nel più breve tempo possibile, facendo sì che la struttura duri soltanto fino a che è necessaria a svolgere la sua funzione originale, quella per cui era stata progettata. Il convento, disse Siza, è forse il miglior esempio di una tipologia di struttura che è invece sia funzionale allo scopo che flessibile ad altri usi.
Dice ancora la motivazione del premio veneziano dell’anno passato:
«Sviluppando un linguaggio architettonico tutto suo, sembra parlare a tutti noi. Mentre la sua opera emana sicurezza di giudizio, essa risulta chiaramente potenziata da prudente riflessione. Mentre siamo abbagliati dalla luminosità dei suoi edifici, avvertiamo tutta la loro consistenza»