Snowden e il problema dello Stato
Non si è fatto abbastanza domande, o non si è dato le risposte, secondo Michele Serra
Michele Serra scrive oggi su Repubblica che Edward Snowden – la fonte dell’inchiesta su PRISM – non ha valutato, rivelando il sistema di controllo della National Security Agency (NSA), quali sono i rapporti e i doveri che legano l’individuo allo Stato. Secondo Serra, Snowden forse non si è posto tutte le domande necessarie, prima di rivelare il programma con cui il governo americano ha accesso alle comunicazioni private degli utenti di grandi aziende informatiche.
Difficile dire se lo spione pentito Edward Snowden, in fuga per i cieli del mondo, mi susciti solidarietà oppure ostilità. Il problema è che non ho capito esattamente chi è. Cioè che cosa egli pensi – al di là di un condivisibile anelito in favore della libertà personale insidiata dalla pervasività dei controlli – dei vincoli sociali nel loro complesso; dei doveri che abbiamo nei confronti della comunità di appartenenza; e soprattutto di quel monopolio statale del potere (anche del potere di controllo) che, per quanto sgradevole e spesso tracimante, è stato un passo di civiltà decisivo nella storia umana. Se essere sorvegliati è sempre sgradevole, essere sorvegliati dallo Stato è meglio che essere sorvegliati dalla Mafia, e le strade pattugliate dalla polizia fanno meno paura (almeno a me) delle strade percorse da criminali o da bombaroli.
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