Perché Snowden ha scelto l’Ecuador?
Il governo ha detto di aver ricevuto richiesta di asilo, c'entrano WikiLeaks e il presidente Correa: intanto non si sa esattamente dove sia Snowden
Domenica 23 giugno Edward Snowden ha lasciato Hong Kong, paese in cui si trovava dal 20 maggio scorso, ed è arrivato a Mosca. Così almeno hanno scritto Wikileaks e l’agenzia russa Interfax, anche se nessuno lo ha visto. Snowden – la fonte dell’inchiesta su PRISM, il programma con cui il governo americano ha accesso alle comunicazioni private degli utenti di grandi aziende informatiche – dovrebbe arrivare oggi in Ecuador passando per Cuba, ma non risulta che sia sul volo Aeroflot partito da Mosca per l’Avana.
Snowden il 22 giugno è stato formalmente accusato di spionaggio dai procuratori federali della Virginia, e secondo diversi giornali statunitensi la validità del suo passaporto è stata revocata. Il governo dell’Ecuador ha detto di avere ricevuto una sua richiesta di asilo, ma che nessuna decisione è stata ancora presa. Dopo gli sviluppi delle ultime ore, in molti si stanno chiedendo perché Snowden abbia scelto – o stia valutando seriamente – la possibilità di rifugiarsi in Ecuador.
Sempre domenica il sito di WikiLeaks aveva pubblicato un comunicato in cui ha detto di volere aiutare Snowden ad entrare in un “paese democratico”, e di avere messo a disposizione alcuni consulenti legali della società che lo aiuteranno nelle procedure della richiesta di asilo. Il coinvolgimento di Julian Assange è stato descritto da diversi siti di news come una delle ragioni più importanti della scelta dell’Ecuador. Da un anno, infatti, Julian Assange si trova nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dopo che il governo ecuadoriano si era offerto di proteggerlo dalla richiesta di estradizione in Svezia, paese in cui Assange deve affrontare un processo per molestie sessuali. Nel comunicato pubblicato sul sito di WikiLeaks, Assange ha scritto: «Edward Snowden è uno di noi».
WikiLeaks ha detto che Snowden, nel suo trasferimento da Hong Kong a Mosca, è stato accompagnato da Sarah Harrison, cittadina britannica, giornalista e ricercatrice che ha lavorato nel gruppo di persone che si sono occupate in passato della difesa legale di WikiLeaks. Inoltre, il direttore degli affari legali di WikiLeaks e avvocato personale di Assange, Baltasar Garzón, ha detto: «Io e il team legale di WikiLeaks siamo interessati nel preservare i diritti di Snowden e proteggerlo».
Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, fa parte di quel gruppo di leader sudamericani di sinistra che spesso si scontrano su diverse questioni con gli Stati Uniti, e che usano anche questi scontri e queste polemiche per definire il loro profilo politico in patria: Correa, per esempio, è stato un alleato molto stretto di Hugo Chávez, l’ex presidente del Venezuela. Anche se Correa si è dimostrato in diverse occasioni più pragmatico e moderato rispetto a Chavez, negli ultimi anni l’Ecuador ha avuto scontri diplomatici anche molto duri con gli Stati Uniti – per esempio, si parlò molto dell’espulsione di due diplomatici statunitensi dall’Ecuador dell’inizio di marzo 2013. Alle ultime elezioni presidenziali del febbraio 2013 Correa è stato riconfermato presidente con una larga maggioranza, il 57 per cento dei voti.
La motivazione di Snowden non sembra essere legata invece agli standard di libertà di espressione dell’Ecuador: nel suo rapporto annuale del 2012 l’organizzazione non governativa “Freedom House” ha classificato l’Ecuador come un paese “parzialmente libero”, e Correa è stato più volte accusato di voler reprimere la libertà di stampa e perseguire i giornalisti che lo infastidiscono. Inoltre il 14 giugno il Parlamento ecuadoriano ha approvato una discussa legge – la “Ley de Comunicación” – che regola i contenuti pubblicati dalla stampa nazionale e dà al governo il potere di imporre sanzioni e limitare la libertà di stampa.
L’altra parte della storia è composta dai diversi incidenti diplomatici che i trasferimenti di Snowden stanno creando tra gli Stati Uniti e i paesi che – in un modo o nell’altro – decidono di non consegnarlo. Prima Hong Kong e la Cina, poi la Russia, oggi probabilmente Cuba e l’Ecuador. Domenica sera Caitlin Hayden, portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale del governo americano, ha criticato la decisione del governo di Hong Kong di permettere che Snowden lasciasse il paese, oltretutto senza un regolare passaporto. Le critiche sono estese anche al governo cinese, che è titolare delle relazioni estere di Hong Kong e che avrebbe potuto decidere di acconsentire alle richieste statunitensi, se avesse voluto.
foto: Rafael Correa (AP Photo/Dolores Ochoa)