Gli scontri a Sidone, in Libano
Sono iniziati domenica, dopo che un religioso estremista sunnita aveva accusato i militari libanesi di essere alleati con l'Iran e Hezbollah: ci sono stati morti e feriti
Da due giorni nella città portuale libanese di Sidone, a circa 40 chilometri a sud della capitale Beirut, vanno avanti scontri molto violenti tra militanti sunniti e soldati del Libano. Gli scontri sono iniziati domenica, dopo che diversi sunniti hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco contro dei militari fermi a un checkpoint. Tra ieri e oggi, ha scritto Al Jazeera, gli scontri si sono diffusi anche fuori dal perimetro di Sidone, ad Abra e al campo di rifugiati palestinesi di Ain el Helweh. Secondo il quotidiano libanese Daily Star, gli scontri hanno provocato in due giorni la morte di almeno 15 soldati e 25 militanti sunniti, oltre al ferimento di diverse decine di persone.
Gli scontri a Sidone, scrivono diversi analisti, sono legati alle violenze e alle divisioni della guerra in Siria tra ribelli – principalmente sunniti – e sostenitori del presidente siriano alauita, Bashar al Assad. I sunniti libanesi coinvolti nelle violenze di Sidone sono sostenitori dello sceicco sunnita estremista Ahmad al-Assir, che recentemente ha spinto i militanti del suo gruppo a opporsi con più decisione agli sciiti del Libano, e in particolare al coinvolgimento nella guerra in Siria di Hezbollah, il movimento sciita alleato di Assad e dell’Iran che ha combattuto a fianco dell’esercito siriano in alcune importanti battaglie in Siria, come quella nella città di Qusayr. In un video diffuso online, scrive il New York Times, al-Assir ha accusato anche i militari libanesi di essere alleati all’Iran e a Hezbollah.
I sunniti libanesi, tuttavia, non costituiscono un fronte unico: lunedì Mohammad Rashid Qabbani – che è il Gran Mufti, cioè il più alto ufficiale della legge religiosa islamica sunnita – ha detto che «l’attacco contro i militari è un crimine contro il Libano e non è permesso combattere l’esercito e danneggiare la sua missione principale e trascinarlo in battaglie interne». Qabbani ha chiesto anche alle autorità del Libano che venga aperta un’indagine su quello che è successo a Sidone. Nel frattempo lunedì pomeriggio i militari libanesi sono riusciti a riportare la città sotto il loro controllo, e sembra che le violenze siano diminuite.
Quelli di domenica e lunedì non sono gli unici scontri violenti legati alla guerra in Siria che si sono verificati in Libano nell’ultimo mese: i primi di cui si era occupata la stampa locale risalgono alla seconda metà di maggio, quando gli abitanti di due quartieri della città libanese di Tripoli, uno sunnita e l’altro sciita, si erano scontrati per diversi giorni provocando diversi morti e feriti. Sempre a maggio un quartiere di Beirut a maggioranza sciita era stato colpito da due missili, probabilmente due “Grad” di costruzione sovietica, lanciati da un’area a sud-est della città. Da quando sono iniziati gli scontri settari in Libano tra sciiti e sunniti, diversi analisti pensano che il paese possa venire coinvolto sempre di più nelle violenze che da più di due anni proseguono in Siria: il rischio, dicono in molti, è che diverse fazioni religiose del paese tornino a scontrarsi in una guerra civile come quella che si combatté tra il 1975 e il 1990.