Le alluvioni in India, più di 500 morti
Ma si teme siano molti di più: migliaia di persone sono disperse, almeno 60 mila sono bloccate e in attesa di soccorso; la stampa accusa il governo
Sono più di 500 le persone morte in India nelle alluvioni e nelle frane causate dalle piogge monsoniche che da una settimana stanno colpendo gli stati del nord del paese, ma le autorità locali hanno fatto sapere che le vittime potrebbero essere “a migliaia”. Una parlamentare indiana, Shaila Rani Rawat, sostiene che sarebbero già 2 mila, anche se il numero esatto si saprà solo dopo il ritiro delle acque. Tra le 14 mila e le 16 mila persone risultano scomparse, altre 60 mila almeno (tra cui molti turisti e pellegrini) sono bloccate nelle province dell’Himalaya, difficilmente accessibili, e sono in attesa di soccorsi.
Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha chiesto via Internet agli indiani di donare cibo e beni di prima necessità, da inviare con gli elicotteri nelle regioni più colpite, invitando «tutto il popolo dell’India a sostenere chi sta soffrendo». Nel nord del paese sono stati trasferiti per le operazioni di salvataggio circa 10 mila uomini dell’esercito che stanno cercando di raggiungere le zone più inaccessibili a piedi, costruendo ponti di corda e tagliando gli alberi e la vegetazione per consentire agli elicotteri militari di atterrare e iniziare le evacuazioni. Finora sono state salvate 34 mila persone.
Lo stato più colpito dalle alluvioni è l’Uttarakhand, al confine con il Tibet e il Nepal e in particolare la zona di Kedarnath, dove in cima alla catena himalayana di Garhwal, si trova un famoso tempio dedicato a Shiva che in parte è stato spazzato via dall’acqua e che è sommerso dal fango. Gli altri stati dove ci sono state delle vittime sono l’Himachal Pradesh e l’Uttar Pradesh. A Nuova Delhi il fiume Yamuna sta raggiungendo il livello record del 1978. Le alluvioni hanno colpito anche il Nepal dove sarebbero morte almeno 39 persone, secondo Laxmi Prasad Dhakal, responsabile del centro nazionale delle operazioni di emergenza. Le piogge hanno devastato interi villaggi e distrutto ponti, bloccando i trasporti su strada e ferrovia. «Dappertutto è una rovina», ha commentato un ufficiale dell’esercito: «Ci sono cadaveri ovunque».
La stagione indiana dei monsoni dura in genere da giugno a settembre, ed è fondamentale per la produzione agricola indiana. Quest’anno, però, le piogge nel nord dell’India e in parte del Nepal sono state molto più intense del solito e sono iniziate con almeno due settimane di anticipo rispetto la data prevista. Il ministro indiano dell’Agricoltura, Harak Singh Rawat, ha parlato della «peggiore tragedia del millennio» per il suo paese dicendo anche che ci vorranno almeno cinque anni per tornare alla normalità.
L’arrivo del monsone, sebbene in anticipo, ha evidenziato le carenze dell’India nei piani di prevenzione e salvataggio. Nella città di Dehradun, nell’Uttarakhand, i sopravvissuti hanno manifestato denunciando la lentezza dei soccorsi e l’utilizzo di piccoli elicotteri che possono trasportare, in un solo viaggio, solo 4 o 5 persone. Secondo molti giornali indiani, tra cui Times of India, il governo non sta facendo abbastanza per salvare le persone colpite dalle alluvioni e scrive: «Un paio di dozzine di elicotteri che volano in poche centinaia di missioni al giorno per salvare un’intera regione piena di cittadini in difficoltà sono l’emblema di una serie di promesse non mantenute».
Inoltre, molti quotidiani criticano il governo per il fatto di attribuire alla “furia della natura” le cause delle alluvioni e delle frane. Sarebbero invece la conseguenza di una serie di interventi senza regole negli stati del nord. Hindu, quotidiano indiano in lingua inglese, scrive che «le piogge eccessive forniscono solo una spiegazione parziale del motivo per cui l’Himalaya è stato martoriato a dismisura in questi ultimi giorni: gli eccessi e le follie dell’uomo sono stati un fattore fondamentale della distruzione che la natura ha operato». In un altro articolo parla di «vendetta della natura» e Times of India denuncia i progetti idroelettrici, le usurpazioni, la distruzione sistematica delle montagne per costruire strade di cui il governo sarebbe complice.